I protagonisti sono quattro grandi interpreti d’opera (con la Quattrini in scena Giuseppe Pambieri, Cochi Ponzoni, ed Erica Blanc) cui viene proposto di rappresentare per un gala il loro cavallo di battaglia, il quartetto del Rigoletto di Verdi “Bella figlia dell’amore”.
E quindi?
«Si ride e si pensa. Una commedia intelligente, spiritosa, mai volgare. Racconta senza imbarazzo passioni, sesso e sentimenti delle persone anziane che oggi rappresentano una fetta importante della società».
L’amore non ha età?
«C’è sempre posto per l’amore, per la passione verso il lavoro. E per il sesso. Ho una battuta in scena che adoro: mi domando che cosa penserebbero i giovani se sentissero i nostri discorsi. Parliamo solo di sesso».
E anche un po’ di carriere al tramonto.
«La paura del tramonto gli attori la provano costantemente. Nelle pause tra un lavoro e un altro si trema sempre. Ma mentre un tempo si andava in giro con le compagnie per sei sette mesi consecutivi, ora le pause possono essere anche lunghissime. E guai ad ammalarsi. Io ho recitato con un attacco di appendicite».
Gli anni che passano sono il tema centrale della commedia: lei ci pensa?
«Certo. E non è che salti dalla gioia. Ma l’età mi ha regalato entusiasmo. Oggi, cerco di godermi anche le cose più semplici e se potessi tornare indietro cercherei di vivermi tutto con più serenità».
Nessun problema con qualche ruga in più?
«Mi guardo e mi piaccio. Forse più di prima. Da giovane, e sono una che di corteggiatori ne ha avuti, mi tormentavo. La coscia non va, questo sta giù, questo sta su. Oggi ho meno paure di allora. Mi spaventano soltanto le malattie».
Si rimprovera qualcosa?
«Ho fatto spettacoli importanti, con grandi maestri. Pietro Garinei, tra tutti. E ho ricevuto premi. Ma pensavo che fosse tutto facile. In qualche modo dovuto. Mi rimprovero un po’ di superficialità».
Essere un’attrice di successo ha condizionato la sua vita privata?
«Gli amori me li sono giostrati male.
Gli uomini tra una donna forte e una geisha, preferiscono la seconda. Ma anche con mia figlia non è stato sempre facile. Con i nipoti, invece, è un incanto».
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