Opera di Roma, Mariangela Sicilia è Giulietta: «Canto Bellini con Mina nel cuore»

Mariangela Sicilia, soprano, 33 anni in "I Capuleti e i Montecchi"
di Simona Antonucci
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Mercoledì 22 Gennaio 2020, 23:23 - Ultimo aggiornamento: 24 Gennaio, 19:31

Sorridente, lentamente da una scala buia vengo su. Più su, più su... Una scala ascendente o discendente per scaldare la voce? «No. La scala buia di Mina. Un brano da brividi. Uno dei miei preferiti. Da piccola, mi mettevo lì con il registratore e studiavo. Ore. È lei la mia maestra, musa. Le ho anche scritto, vorrei incontrarla. Niente, non avevo l’indirizzo giusto. Ma un giorno riuscirà a stringerle la mano e a dirle grazie».
 

 


Mariangela Sicilia, cosentina, 33 anni, capelli neri e occhi verdi, oggi è un soprano affermato. Stasera sarà Giulietta all’Opera di Roma in I Capuleti e i Montecchi, a giugno debutterà alla Scala come Contessa Sukarev in Fedora e a Bologna come Desdemona nell’Otello per poi tornare al Rossini Opera Festival come Matilde in Elisabetta regina d’Inghilterra.

Ma è arrivata ai grandi teatri lirici interpretando le più belle canzone d’autore italiane, prendendo lezioni di dizione e recitazione. E pure restauro. Mettendosi alla prova sui palcoscenici di provincia calabresi e nella legatoria dei genitori. Fino a quando ha mollato l’università e le antichità per il Conservatorio. Cominciando la gavetta che l’ha portata a vincere Operalia, il concorso di Domingo. Carriera all’estero, rientro in Italia con grandi consensi nella Bohème, nel Benvenuto Cellini, Il viaggio a Reims, Orfeo e Euridice. E stasera è la protagonista dello spettacolo, con la regia di Denis Krief, in scena al Costanzi fino al 6 febbraio, che vede il ritorno del Maestro Daniele Gatti, dopo trent’anni, alla direzione di quest’opera.

Con Mariangela Sicilia cantano Vasilisa Berzhanskaya nel ruolo di Romeo (en travesti), Iván Ayón Rivas che darà voce a Tebaldo, Nicola Ulivieri a Lorenzo e Alessio Cacciamani sarà Capellio.

Quindi, lei deve tutto a Mina?
«Il conservatorio ha fatto il resto, ma la voglia di esprimere le mie emozioni con la voce, è nata con lei. Una delle più grandi interpreti di tutti i tempi. Se vuoi andare, ti capisco. Se mi lasci ti tradisco. Ma se dormo sul tuo petto, di amarti io non smetto... Ascoltavo e prendevo appunti. Non andare via per un paio di occhi chiari... In quattro minuti, con una voce che arriva ovunque, sa accompagnarti dentro una storia che ti resta dentro».

E lei come racconterà la storia di Giulietta?
«Un amore tra adolescenti che si conosce in tutto il mondo da secoli, ma che è anche molto attuale. Mi vengono in mente
Nozze di sangue di Garcìa Lorca, i muri di Berlino e quelli di oggi. Ma anche i veleni in famiglia. Capellio, il padre, “cede” la figlia Giulietta a Tebaldo, per risanare una faida. In pratica la vende, senza averla mai ascoltata, senza conoscerla».

Oggi, è un amore verosimile?
«Un amore nato troppo in fretta. Divampa in una serata. In fondo Romeo, fino al giorno prima piangeva per un’altra. E i due ragazzini non riescono a gestire questa fiammata. La Giulietta di quest’opera è più remissiva della giovane donna shakespeariana. Antepone il dovere e l’onore. Muore, si uccide, perché non può fare altro. Il lavoro d’immedesimazione non l’ho costruito su un dramma così. Fortunatamente non l’ho mai vissuto».

I suoi sono amori felici?
«Sono single. La mia relazione è finita. Ora ho un cane che si chiama come il mio ex. Riconosce la musica della Bohème, che ho cantato decine di volte, e del Barbiere, cavallo di battaglia del mio compagno quando stavamo insieme».

Impossibile far coincidere impegni privati e di lavoro?
«Difficile che un uomo sappia fare un passo indietro. Desiderano donne realizzate e poi si spaventano. Ma io non mi spavento e sogno».

Com’è il belcanto riletto da Daniele Gatti?
«Molto teatrale. Ci ha chiesto di scavare nel personaggio. I recitativi sono molti dinamici, raccontano. Il ritmo è legato alla psicologia. Un lavoro raro e straordinario. Nel belcanto non succede quasi mai. Per me, una meraviglia. Sono tornata alla mia passione, alla recitazione».

Prima attrice, poi cantante lirica: come ha capito che la sua vita doveva essere sotto i riflettori?
«Così d’istinto mi viene in mente un saggio a scuola. Un progetto su Primo Levi. Io dovevo recitare una poesia. Mi ricordo il regista che passava in rassegna i miei compagni con le mani tra i capelli. Disperato. Poi tocca a me. Mi lascia finire, si alza per venirmi incontro, mi dice: E tu, come ti chiami, da dove sei uscita? Non lo so ancora, ma eccomi». 

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