Martone rompe il ghiaccio: torna “Tango glaciale reloaded”

Tango glaciale Reloaded
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Domenica 31 Marzo 2019, 15:54 - Ultimo aggiornamento: 16:24
Dal 5 al 14 aprile al Teatro India di Roma Mario Martone dirige una nuova versione del suo Tango glaciale reloaded (1982 → 2018), spettacolo-manifesto del 1982, uno dei lavori più intensi e coinvolgenti di quella straordinaria stagione che vide un'intera generazione di artisti italiani mettersi in movimento alla ricerca delle forme di sperimentazioni più radicali.

Sul palco una cascata di immagini, danze, azioni e musiche pop, jazz e non solo. Uno spettacolo che, nel suo riallestimento e nella sua rigenerazione, si rivela un universo di vertiginosa freschezza. Ancora capace, a sorpresa, di catapultarci nel futuro.

A farlo vivere sul palcoscenico Jozef Gjura, Giulia Odetto e Filippo Porro, nel riallestimento a cura di Raffaele Di Florio e Anna Redi, con le elaborazioni videografiche di Alessandro Papa.

Nel 1982 al Teatro Nuovo di Napoli debuttava
Tango Glaciale diretto da Mario Martone. In scena c'erano Andrea Renzi, Tomas Arana e Licia Maglietta, tutti esponenti di Falso Movimento, il collettivo di artisti che in quegli anni cambiava la storia della sperimentazione teatrale italiana.

Tango Glaciale rappresenta l'attraversamento di una casa da parte dei suoi tre abitanti. Dal salotto alla cucina, dal tetto al giardino, dalla piscina al bagno: Un'avventura domestica che si trasforma continuamente proiettandosi nel tempo e nello spazio. 

Oggi Martone riallestisce lo spettacolo e lo presenta in un'operazione che, a distanza di 35 anni, conferma il carattere assolutamente rivoluzionario del progetto. Dodici ambienti per dodici diverse scenografie realizzate attraverso un'architettura di filmati e diapositive. Dal salotto alla cucina, dal tetto al giardino, dalla piscina al bagno. Al tempo stesso un'avventura domestica e un viaggio figurato dall'ordinario al fantastico. Gli interpreti di questa versione
reloaded sono nati tutti e tre ben dopo il 1982. Tutto è diverso, sono diversi i corpi, il rapporto col genere, le mitologie di riferimento (il cinema, la new wave).

«È interessante vedere quel che accade a questi attori scaraventati, diversamente da me, da noi di Falso Movimento e dagli spettatori di allora - ha spiegato Martone - ma pur sempre scaraventati anch'essi, nella macchina del tempo che è questo
Tango Glaciale reloaded.
Noi veniamo scaraventati nel passato, stranamente loro nel futuro. Era pur sempre uno spettacolo di fantascienza,
Tango Glaciale, come certi racconti di Ray Bradbury. C'è un ragazzo che, nel chiuso della sua stanza, vede la casa improvvisamente trasfigurata in ogni ambiente, il salotto, la cucina, il tetto, il giardino».

«A spingere, secondo lui, sono forze che stanno trasformando il mondo (
«this is the ice age», cantano Martha and the Muffins alla fine dello spettacolo), che lo stanno portando al di là delle frontiere dove tutti i riferimenti saltano e si ricombinano tra loro - ha aggiunto il regista napoletano - Si vola tra le stelle, si comunica attraverso parole esplose. Solo l'immaginazione salva, pensa quel ragazzo. E continuerà a pensarlo per tutta la vita. Solo una relazione vitale salva, pensava Pasolini, e anche questo era vero per quel ragazzo. E lo è ancora oggi».

Con quel ragazzo ci sono infatti tre compagni di scuola che coltivano le sue stesse passioni, Angelo, Pasquale e un diciottenne che sarà il suo primo attore feticcio, Andrea, un pittore, Lino, che sente esplodere anche lui la tela su cui dipinge, il conduttore di una radio libera che trasmette magicamente proprio la musica che ama quel ragazzo, il suo nickname è Daghi.

C'è una giovane e meravigliosa donna, l'unica del gruppo, Licia, e c'è un formidabile straniero, Tomas. Viene dagli Stati Uniti ma è l'unico scugnizzo tra questi napoletani. Insomma, abbastanza per un racconto di avventura e di fantascienza. Il racconto di Tango Glaciale
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