Due coppie giovani che cercano di coronare il loro sogno d’amore, due “fratelloni pantaloni” da ingannare e un “fata” che altri non è che Rosina, la “guerriera”. Al Maggio Musicale Fiorentino è già Carnevale. E a celebrarlo, un’opera frizzante e di rarissima esecuzione, “La finta semplice”, composta da Mozart appena dodicenne, su libretto originale di Carlo Goldoni riadattato da Marco Coltellini.
La regista Claudia Blersch
«Pensare che un bambino abbia preso in mano un testo come quello di Goldoni e sia riuscito a renderlo una vera e propria opera completa di arie, duetti, quartetti e ben tre finali è davvero incredibile», spiega la regista Claudia Blersch, al suo debutto al Maggio. Sul podio, dal 24 al 29 maggio, proprio al Teatro Goldoni di Firenze, Theodor Guschlbauer, fra i più apprezzati interpreti mozartiani: «È davvero stupefacente che un dodicenne sia riuscito a comporre un simile “piccolo capolavoro”, con arie e recitativi che già distinguono il lavoro, e il suo compositore, dal periodo barocco appena passato», aggiunge il maestro austriaco.
Benedetta Torre
Il cast, un nutrito ensemble di artisti ed ex artisti dell’Accademia del Maggio, è formato da Eduardo Martinez Flores come Don Cassandro; Lorenzo Martelli come Don Polidoro; Xenia Tziouvaras nei panni di Giacinta; Rosalìa Cid nel ruolo di Ninetta; Luca Bernard come Fracasso, Davide Piva che interpreta Simone e Benedetta Torre nei panni di Rosina: «Protagonista è l’amore giovanile», dice la cantante, 28 anni, «Rosina, un po’ come deus ex machina, sarà complice delle coppie negli intrighi che ordiranno per sposarsi, prendendosi gioco dei due fratelli Cassandro e Polidoro, prima facendoli innamorare e infine non concedendosi a nessuno dei due. Una donna libera e moderna che sceglie di stare da sola. Sono felice di cimentarmi con questo titolo, una rarità preziosa che aggiungo volentieri al mio bagaglio artistico».
Goldoni
In prima assoluta al Maggio, il capolavoro giovanile mozartiano, eseguito nel Teatro che porta proprio il nome di Goldoni, che fu la fonte d’ispirazione, sfiora alcune delle situazioni più ricorrenti nell’opera buffa e in generale tutto il tono dell’opera rientra nell’ambito comico. «La situazione in scena», continua la regista, «è molto differente dagli schemi barocchi e anzi, abbraccia quelli che sono i classici sviluppi della commedia dell’arte».
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