Liliana Cavani alla Scala con i “Quaranta ladroni" di Cherubini: sul podio Carignani

Alì Babà e i Quaranta Ladroni, alla Scala con la regia di Liliana Cavani. Sul podio, Paolo Carignani
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Venerdì 31 Agosto 2018, 21:30

Il Teatro alla Scala riapre il primo settembre con Alì Babà di Luigi Cherubini con la direzione di Paolo Carignani, la regia di Liliana Cavani, le scene di Leila Fteita, i costumi di Irene Monti e la coreografia di Emanuela Tagliavia. Lo spettacolo impegna l’Orchestra, il Coro e i solisti dell’Accademia Teatro alla Scala, insieme con gli giovani allievi della Scuola di Ballo.

 

Dopo i primi due titoli in lingua tedesca, Die Zauberflöte e Hänsel und Gretel, il progetto di affidare uno spettacolo ogni stagione ai giovani dell’Accademia, facendoli lavorare per un anno con un regista e un direttore di rango, si concentra sugli autori italiani riproponendo l’ultima opera di Luigi Cherubini, che manca dal Piermarini dal 1963. I giovani allievi hanno avuto la possibilità di lavorare per un anno con Liliana Cavani, che torna alla Scala dove ha firmato indimenticate regie di Manon Lescaut, Un ballo in maschera e naturalmente La traviata, e con Paolo Carignani, direttore che ben conosce i segreti del repertorio italiano. Il risultato di questo periodo di preparazione sarà anche quest’anno uno spettacolo dello stesso livello artistico e impegno produttivo degli altri titoli della Stagione.

La strettissima collaborazione fra il Teatro alla Scala e la sua Accademia costituisce un unicum a livello mondiale garantendo agli allievi una continuità tra percorso formativo ed esperienza artistica impossibile altrove. Nella produzione sono impegnati 65 strumentisti, 42 coristi, 14 solisti di canto, 23 allievi della scuola di ballo, e 10 maestri collaboratori, provenienti da 14 nazioni.

Dopo le crisi creative che lo prostrarono alla fine del primo decennio dell’Ottocento, l’ormai naturalizzato francese Cherubini scriveva solo quartetti e pezzi religiosi. Si dice che sia tornato all’opera nel 1833 con
Ali Baba ou Les quarante voleurs, a distanza di vent’anni dall’ultima, per riciclare l’opera Koukourgi, un vecchio titolo abbandonato. Non è vero: sono ben pochi i pezzi ripresi. Scelse una fiaba alla ricerca di una semplicità perduta, sulla scia di un temperamento che tendeva a tenere sotto controllo la propria passionalità, in un disincantato distacco emotivo dal mondo.

Scritta dopo il
Guillaume Tell di Rossini, denigrata da Berlioz, criticata da Mendelssohn, Alì Babà non giungeva tardi nel clima romantico, ma lo avversava in modo polemico, alla ricerca di un perduto equilibrio classico, in seno a un ambiente che andava altrove. Il settantatreenne Cherubini non presenziò alla prima assoluta a Parigi. L’opera non piacque in Francia, né in Italia, ma ebbe ottima diffusione in Germania, dove è molto apprezzata la dottrina compositiva. In effetti siamo di fronte a una partitura di enorme impegno, costruita ed elaborata, massiccia e raffinata insieme, per un soggetto invece disimpegnato, o quanto meno rilassante: la nota fiaba persiana confluita in traduzione araba nelle Mille e una notte, anche se nei manoscritti originali non ne faceva parte. Riletta oggi, Alì Babà colpisce per la centralità del tema del denaro. 

Con Alexander Roslavets (e Paolo Ingrasciotta) nel ruolo di Alì Babà; Francesca Manzo (e Enkelada Kamani) nel ruolo di Delia; Alice Quintavalle (e Marika Spadafino) nel ruolo di Morgiane, e Riccardo della Sciucca (e Hun Kim) nel ruolo di Nadir .
Repliche fino al 27 settembre 

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