Parola alla vagina: lo spettacolo rivelazione "Lei che parla" vince il Festival Cabaret Emergente

Parola alla vagina: lo spettacolo rivelazione "Lei che parla" vince il Festival Cabaret Emergente
di Carmine Castoro
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Mercoledì 21 Maggio 2014, 16:45 - Ultimo aggiornamento: 28 Maggio, 15:00
Metti sul palco: una psichiatra un po’ scombiccherata in camice bianco che propone uno strano esperimento sui comportamenti sentimentali delle donne.







Una ragazza-cavia che decide con molta razionalità come reagire alle tentazioni di un primo appuntamento con un corteggiatore. E, all’improvviso la sua… “topa” che fuoriesce, tenace e carica di invettive, dalla gonna per ricordarle che lì, in quelle “profondità” non si batte chiodo da tempo e le ragnatele rischiano di prendere il posto di profumi erotici e merletti galeotti.



Il risultato? Applausi a scena aperta, risate a non finire e, soprattutto, un terzo premio del tutto meritato alla 21esima edizione del Festival Cabaret Emergente che, nei giorni scorsi, in quel di Modena, ha consacrato i nuovi seguaci di Zelig, i nuovi “battutisti” doc che ci allontanano dai problemi con smorfie intelligenti e satira al vetriolo. Loro, le “Tope Monache”, fra i sei finalisti su 200 concorrenti iscritti alla kermesse emiliana, sono tre ragazze di Roma, al secolo Betta Cianchini, Federica Quaglieri e Francesca Romana Miceli Picardi, che hanno portato in scena una sorta di dialogo con “intrusa” esilarante, travolgente e assolutamente in linea con i tempi di amorazzi, avventure e rapporti un po’ schizofrenici che tutti viviamo.



“Lei che parla”, questo il titolo del loro mini-spettacolo, vuole essere una decisa ed irriverente “smascherata”, una descrizione disincantata e comica delle “vere” intenzioni di una donna mentre, forse, sta nascendo un menage con un uomo conosciuto da poco.



«Chi l’ha detto che solo gli uomini sono fissati con il sesso? – incalza Betta Cianchini, attrice e autrice bravissima e molto apprezzata a livello nazionale, nonché voce storica di Radio Rock -. Quello che le donne non hanno mai avuto il coraggio di confessare è che la donna pensa con la sua parte più intima e nascosta ma parla con la testa. Avete mai sentito due donne che parlano di uomini? Farebbero vergognare un esercito di camionisti in astinenza da mesi».



E così si assiste ad uno scontro frontale tra le ovaie e la testa di una donna che vuole darsi un tono, ma forse vuole solo “darsi”, ma non lo ammetterà mai. Chi vincerà? Un testo «destabilizzante e straordinariamente innovativo e geniale», così è stato definito dalla critica ufficiale. «Di sicuro coraggioso -risponde Betta, l'autrice -. Al bando l'ipocrisia. I costumi cambiano, ma qualcuno se li vorrebbe levare in fretta, e non sono sempre gli uomini…».



Betta, Federica e Francesca hanno alle spalle una carriera teatrale di un certo spessore, che han voluto improvvisamente scrollarsi di dosso con un progetto di cabaret al femminile senza lesinare in gocce di acido, seppur mixato con simpatia e una potente carica da front-girl. Iniziano la loro collaborazione da poco ma già hanno presentato “Lei che parla” in una incursione al femminile su La Bettola Rock (sulle storiche frequenze di Radio Rock) e in una delle sedi più emotivamente gratificanti e di grande importanza come il Carcere Femminile romano di Rebibbia. E’ stata un’esperienza importante, ed il rimando fortissimo delle detenute ha dato loro una grossa spinta a proseguire il progetto “Lei che parla”, proprio basandosi sulle tematiche e gli input che man mano raccolgono. Presto presenteranno lo spettacolo in un importante cartellone teatrale romano ed iniziano oltretutto già ad esser richieste a “domicilio”, modalità radical-chic di intrattenimento teatrale che al momento in quel di Roma funziona come vero must della vita notturna.



Betta Cianchini, che mai dimentica la versione socialmente utile delle sue performance, sta lavorando (come parte artistica dell'Associazione Punto D) in collaborazione con il CAM (Centro Ascolto uomini Maltrattanti) alla stesura dei testi che parlano di storie di uomini che, chiedendo aiuto, riusciranno a reprimere le loro pulsioni violente.



E viceversa, grazie alla collaborazione con il coordinamento delle poliziotte, finalmente verranno narrate le storie di operatrici in divisa che aiuteranno famiglie in crisi e donne coraggiose che troveranno la forza di denunciare e di ricostruirsi una vita tutta loro, fuori dalla gabbia della paura.



Sta aprendo un blog dal titolo “Sono talmente precario che vado di moda” tratto da un suo spettacolo portato in scena ad aprile col giovane Sandro Torella. Mentre, sabato 31 maggio, sta organizzando i testi della marcia di Ostia contro la violenza sulle donne. Lo scorso anno fu la prima e fu un grande successo. La popolazione civile scendeva in strada. Uomini e donne dai balconi chiedevano, cercavano di capire e scendevano. La vittoria della piazza come aggregazione, unione pacifica. Uomini e donne insieme.



La parola come arma bianca che può sparare forte e lasciare un segno. Se poi come a Modena strappa anche una risata, ben vengano podi e targhe che premiano raffinate esperienze di impegno civile.