MISTERI DEL DESIDERIO
«I due amici - spiega Ronconi - fanno di tutto per avvicinare i ragazzi, senza riuscirvi. Totalmente presi dal desiderio di avere con loro una certa promiscuità, o per lo meno una complicità, concepiscono un’idea ancor più sciagurata: un delitto». Al centro del racconto, quindi, i misteri del desiderio e del sentimento, niente di “pornografico” in senso letterale. «Il problema, semmai, è l’opposto. Non accade nulla di fisico e i due protagonisti, Witold e Federico, non se ne danno pace. Non capiscono come due ragazzi nelle condizioni ideali per stare insieme non godano della loro bellezza. Ho scelto ancora una volta un romanzo e non un testo nato per il palcoscenico perché le opere di narrativa, quando cambiano destinazione e approdano in teatro, hanno un resa diversa e forse altrettanto interessante rispetto alle commedie. In questo caso, per esempio, l’io narrante, che ha lo stesso nome dell’autore del romanzo, ci porterebbe a credere che si tratti di una storia autobiografica, eppure sappiamo che non è così. Si tratta piuttosto di un espediente letterario, con il quale l’autore moltiplica i punti di vista. Per noi, che lo abbiamo portato in teatro, significa sovrapporre ben tre diverse temporalità, quella reale dell’autore, quella del “finto” Gombrowicz protagonista del romanzo, quella in cui si svolge la vicenda raccontata. Senza dubbio una bella sfida per gli attori».
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