“Pornografia”, Ronconi all’Argentina
ma senza scandali

“Pornografia”, Ronconi all’Argentina ma senza scandali
di Marica Stocchi
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Martedì 8 Aprile 2014, 14:01 - Ultimo aggiornamento: 14:02
Non aspettatevi troppo da un titolo come questo perch neppure quest’anno verr meno alla mia consueta morigeratezza. Con ironia Luca Ronconi ha presentato il suo spettacolo, Pornografia, in scena al Teatro Argentina fino al 17 aprile. La pièce - prodotta dal Piccolo di Milano e dal Centro Teatrale Santacristina, in collaborazione con il 56 Festival di Spoleto - è tratta dal romanzo dello scrittore polacco Witold Gombrowicz. Protagonisti della messinscena Riccardo Bini e Paolo Pierobon. In scena con loro: Ivan Alovisio, Jacopo Crovella, Loris Fabiani, Lucia Marinsalta, Michele Nani, Franca Penone, Valentina Picello e Francesco Rossini. Pornografia è la storia di due amici di mezza età, ospiti in una casa di campagna durante l’occupazione nazista della Polonia. I due sono tanto intrigati dal rapporto di indifferenza che intercorre tra due giovani coetanei che vivono in casa (la figlia dei padroni e un ragazzo al servizio della famiglia) da dedicare il proprio tempo ad individuare una strategia per farli innamorare.



MISTERI DEL DESIDERIO



«I due amici - spiega Ronconi - fanno di tutto per avvicinare i ragazzi, senza riuscirvi. Totalmente presi dal desiderio di avere con loro una certa promiscuità, o per lo meno una complicità, concepiscono un’idea ancor più sciagurata: un delitto». Al centro del racconto, quindi, i misteri del desiderio e del sentimento, niente di “pornografico” in senso letterale. «Il problema, semmai, è l’opposto. Non accade nulla di fisico e i due protagonisti, Witold e Federico, non se ne danno pace. Non capiscono come due ragazzi nelle condizioni ideali per stare insieme non godano della loro bellezza. Ho scelto ancora una volta un romanzo e non un testo nato per il palcoscenico perché le opere di narrativa, quando cambiano destinazione e approdano in teatro, hanno un resa diversa e forse altrettanto interessante rispetto alle commedie. In questo caso, per esempio, l’io narrante, che ha lo stesso nome dell’autore del romanzo, ci porterebbe a credere che si tratti di una storia autobiografica, eppure sappiamo che non è così. Si tratta piuttosto di un espediente letterario, con il quale l’autore moltiplica i punti di vista. Per noi, che lo abbiamo portato in teatro, significa sovrapporre ben tre diverse temporalità, quella reale dell’autore, quella del “finto” Gombrowicz protagonista del romanzo, quella in cui si svolge la vicenda raccontata. Senza dubbio una bella sfida per gli attori».

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