Cirque du Soleil, l’universo “Dralion”: al Palalottomatica lo spettacolo che evoca magie orientali

Cirque du Soleil, l’universo “Dralion”: al Palalottomatica lo spettacolo che evoca magie orientali
di Rita Sala
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Venerdì 8 Novembre 2013, 15:25 - Ultimo aggiornamento: 11 Novembre, 10:41
Lo spettacolo non sotto un tendone, ma al Palalottomatica di Roma, per onorare l’afflusso di pubblico che il Cirque du Soleil, ad ogni sua apparizione, registra nella Capitale. Sulla pista, con il titolo Dralion, una manciata di sogni, suggestioni orientali, i funambolismi e le abilità di un gruppo che è ormai un vero montaggio delle attrazioni. Nato nel 1994 a Montreal, il Cirque è frutto della passione di un visionario, Guy Laliberté, il musicista-mangiafuoco fondatore e presidente dell’impresa che, alla maniera degli antichi capifamiglia circensi, crede nel potere della fantasticheria applicata. Irresistibile.



LO SPETTACOLO

Dralion è un evento di colori e musica, gesti minimi e gesti esasperati che non raccontano una, ma mille storie insieme. Senza l’impiego di animali. Eppure in scena c’è l’incontro tra drago e leone, il primo come simbolo dell’Oriente, il secondo dell’Occidente. Drago e leone che compaiono e agiscono, ma uniti in una sola creatura animata dai corpi degli artisti e degli acrobati. Non mancano i clown, qui inseriti in ambiti stilizzati, lontani dalle rotondità loro consuete, eppure capaci di sentirsi a casa propria e di esprimersi con la solita estroversione.

La musica - peculiarità di tutti gli spettacoli del Cirque - è un elemento costante, qui creato dalla fusione di stili diversi ai quali le percussioni forniscono il minimo comune denominatore. Atmosfere garantite. E prendono vita i quattro elementi costitutivi della Natura, che si incarnano in apparizioni di creature eccentriche legate ad un colore: il blu per l’aria, il verde per l’acqua, il rosso per il fuoco, l’ocra per la terra.



Siamo al puro gioco. L’Oriente aleggia sui quadri che materializzano più situazioni, ora piazze giubilanti, ora girotondi di cantastorie e saltimbanchi, ora meditazioni monacali segnate dal silenzio e da gaiezze interiori. Gli artisti del Cirque risalgono i fiumi fino alla sorgente, dove sorgono le capanne dei montanari, spiano le aie durante la mietitura e la vendemmia, visitano i fienili, i ricoveri delle bestie, il cuore dei palazzi imperiali.



Le luci, altra prerogativa d’eccellenza della compagnia, suggeriscono presente e passato, energia, ideogrammi proiettati all’orizzonte e subito ripresi da intensi vortici di arcobaleno. Un moto perpetuo. Uomini volanti, contorsioniste, giocolieri, saltatori, esperte del nastro e del cerchio, pagliacci d’assalto e di poesia... Sfarzo di costumi ricamati, istoriati, rilucenti.



Con il Cirque, il tempo non esite, bruciato, polverizzato, sublimato. La compagnia ci rammenta così che la velocità alla quale siamo abituati è coatta. Ma lo fa con tenerezza, la stessa che guidava gli attori di strada dai quali prese le mosse quando ancora non aveva 3200 dipendenti in tutto il mondo e 700 performers sulla pista.