L'addio di Elio: da Sanremo al musical Spamalot. «Ma in pensione mai»

Spamalot al Teatro Brancaccio
di Paolo Travisi
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Giovedì 15 Febbraio 2018, 19:59 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 18:31

Per Elio, voce, anima e corpo degli Elio e le storie tese, la vita artistica è sempre stata una «sfida impossibile». I 35 anni di carriera insieme al gruppo, testimoniano che la sfida è stata vinta. Anche se al Festival di Sanremo si arriva in fondo alla classifica. «Certamente arrivare ultimi era uno degli obiettivi che ci eravamo posti agli inizi, quindi in quel senso abbiamo vinto» ammette Elio, che al Teatro Brancaccio di Roma sta facendo le ultime prove, prima di andare in scena con il musical Spamalot.
 

 

L'ennesima avventura, che sulla carta sembrava un terreno accidentato, perché l'opera è l'adattamento italiano di un film-cult, Monty Python e il Sacro Graal, anno 1974, scritto da Eric Idle, membro del gruppo inglese, celebre per la comicità surreale.

 



«Ho accettato subito perché i Monty Python mi sono sempre piaciuti, hanno quella comicità assurda che è un po' la stessa degli Elio. Poi sono stato travolto da un'ondata di paura ed ho coinvolto Rocco Tanica, compagno di avventure disperate, che ha fatto un bellissimo adattamento dall'originale» sottolinea Elio. Dal film del sestetto inglese infatti, trascorsero 30 anni prima del debutto di Spamalot sui palcoscenici di Chicago. Un successo che, nel 2004, fruttò 14 candidature ai Tony Award, gli Oscar del teatro, di cui tre vinte. In Italia, di anni ne sono passati 40. C'è voluto, ancora una volta, il senso della sfida di Elio per portare nei teatri italiani, la parodia di Re Artù e i cavalieri della tavola rotonda. «Siamo partiti con l'idea che non fosse facile far ridere il pubblico italiano con la comicità inglese. D'altronde se i Monty Python non erano ancora stati tradotti per il teatro, significa che era una paura di molti. Ci siamo accorti invece, che stando molto attaccati all'originale, cambiando molto poco, ha funzionato. In ogni città dove siamo stati il pubblico ha sempre riso, sia anziani e soprattutto i bambini. E' l'ennesima sfida impossibile vinta».

Nel frattempo, sul palco del Brancaccio, i tecnici stanno mettendo a punto la scenografia. Elio (al secolo Stefano Belisari) è seduto su una sedia. Dietro di lui, due cuori illuminati al neon ed una scritta, the end, la fine. Come l'addio alle scene, o meglio l'arrivedorci, titolo della canzone sanremese con cui gli Elio e le storie tese, hanno salutato il pubblico italiano come band unita. «E' stato molto faticoso per noi. Ma sono convinto che il pezzo sia molto bello, molto commovente» dice Elio «infatti ci sono arrivati tanti messaggi di gente che si è commossa». Però è difficile credere che gli Elio vadano veramente in pensione. «Noi ci sciogliamo come gruppo, non come persone. In questi 35 anni di carriera abbiamo sempre fatto scelte strane. Per esempio quando andammo per la prima volta al Festival di Sanremo (nel 1996 arrivarono secondi con La terra dei cachi) mi chiamò Piero Pelù implorandomi di non andare, perché eravamo i primi underground che abbattevano quel muro tra un certo tipo di musica ed il festival. Quando trionfammo, la nostra scelta controcorrente non fu, monetizzare il successo, ma fare un film con Rocco Siffredi». Oggi il copione si ripete. Elio e le storie tese, nonostante la grande popolarità ed il prossimo tour nei palazzetti italiani, scelgono strade nuove, incerte, assurde. Come sempre. «Nella nostra testa lo scioglimento degli Elio è chiudere una pagina ed aprire un altro libro pieno di cose clamorose. Finché avremo forze e fiato non andremo in pensione per niente». 


Spamalot
Teatro Brancaccio fino al 18 febbraio
Orari dal martedì al venerdì ore 21, sabato ore 17 e 21, domenica ore 17
Prezzi da 55,00 a 23,00 euro

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