In una banca di provincia, la Vedova allegra balla il rock'n'roll

La vedova allegra al Teatro dell'Opera dal 14 al 20 aprile, con la regia di Damiano Michieletto
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Mercoledì 10 Aprile 2019, 21:34
Una Vedova Allegra degli anni Cinquanta che non frequenta ambasciate, ma gli sportelli di una banca di provincia, e canta in tedesco. La più celebre tra le operette arriva al Costanzi di Roma al 14 al 20 aprile con la regia di Damiano Michieletto.

Sul podio a dirigere cantanti, orchestra e coro sarà il giovane maestro Costantin Trinks, uno specialista al suo debutto al Teatro dell'Opera.
Die Lustige Witwe, composta dal tedesco di origine ungherese Franz Lehàr su libretto di Victor Léon e Leo Stein, debuttò a Vienna nel 1905 con un grandissimo successo, bissato in Italia due anni dopo. Lo spettacolo che arriva nella capitale è frutto di una coproduzione con la Fenice di Venezia dove è andato in scena l'anno scorso.

«Quando ho cominciato a pensare alla Vedova Allegra - dice Michieletto - mi sono subito detto: o la facciamo in tedesco o non la facciamo. È un limite intellettuale pensare che l'operetta oggi debba essere tradotta, così come i film non dovrebbero essere doppiati ma gustati nella lingua originale».

Anche aver cambiato l'ambientazione risponde a ragioni precise.
«È una storia di soldi - ha spiegato - e dell'eredità della ricca vedova a cui tutti ambiscono. Per questo alla sterile ambasciata ho pensato a una piccola banca di provincia che rischia la bancarotta».

Non c'è un riferimento esplicito alle vicende recenti di banche in crisi e di risparmi in fumo, ha aggiunto,
«è un tema che stiamo vivendo, ma ho spostato tutto in un epoca il cui la gente aveva fiducia». Gli anni Cinquanta offrono un pretesto per coreografie coinvolgenti. Ognuno dei tre atti è scandito da scene di ballo che in questa versione diventano rock and roll, twist, charleston, con i ballerini che si muovono in una balera con l'orchestrina.

È una storia d'amore, anzi di amori, ma - precisa il regista - si sviluppa in periodo in cui
«comincia l'emancipazione femminile, la vedova è una donna libera e disinibita, non ha bisogno di uomini e rivendica questa sua libertà».
L'obiettivo di Michieletto è
«esaltare la struttura musicale e dare credibilità ed efficacia ai personaggi sul palcoscenico».

Il sovrintendente Carlo Fuortes ha osservato che il regista
«ha fatto diventare l'operetta un musical di Broadway», che trova uno spazio importante in un cartellone d'opera. «È un capolavoro assoluto che va preso seriamente - ha detto il direttore artistico Alessio Vlad -. I cantanti in questa produzione come nei grandi musical sono interpreti e ballerini straordinari. Lo spettacolo è molto divertente ed è un invito ad aprirsi, a non restare dentro la tradizione».

Tra i nomi principali del cast Anthony Michael-Moore (il Barone Nirko Zeta), Adriana Ferfecka (Valencienne), Nadja Mchantaff (Hanna Glawari), Paulo Szot (il conte Danilo Danilowitsch), Kark-Heinz Macek (Njegus). Cinque i talenti di Fabbrica Young Artist Program del Teatro dell'Opera. 
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