Il rastrellamento del Quadraro rivive in “Nido di vespe”

Lo spettacolo di Simona Orlando Nido di vespe
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 10 Aprile 2019, 21:33
Lunedì 15 aprile (ore 20) al Teatro Argentina debutta Nido di vespe–Spettacolo sul rastrellamento del Quadraro. Il regista Daniele Miglio porta in scena un testo di Simona Orlando sul tragico rastrellamento del noto quartiere romano avvenuto nel 1944 ad opera di un comando di nazisti agli ordini del superiore Kappler.

Otto attori, fra cui Miglio stesso, inviteranno gli spettatori a rivivere i tempi difficili di questa oscura pagina della Storia attraverso una commovente partitura di suoni e immagini.

17 aprile 1944, periferia sud-est di Roma: le truppe tedesche assediano il Quadraro, “nido” di partigiani e oppositori al regime, dando corpo al più grande e drammatico rastrellamento nella storia della città di Roma (insieme a quello del Ghetto) in cui vengono coinvolte più di duemila persone e deportati 947 uomini. Nel 75° anniversario del rastrellamento
Nido di vespe ritorna sulle scene per sensibilizzare ancora le nuove come le vecchie generazioni sul difficile tema al centro di un evento che rischia altrimenti di perdersi nei fumi della Storia, affinché la memoria collettiva della città e del Paese se ne riappropri.

È l’alba del 17 aprile 1944 quando i nazisti, agli ordini del comandante Kappler, accerchiano il Quadraro, borgata romana abitata da operai del settore edile e da artigiani che lavorano nella grande industria cinematografica di Cinecittà, zona che grazie a un sistema di grotte e cunicoli era spesso usata dalle sacche di resistenza.

A far rivivere sul palcoscenico queste storie spesso dimenticate è il meccanismo di uno spettacolo “itinerante”, in cui i presenti sono coinvolti nella rievocazione delle vicende e della quotidianità degli abitanti del quartiere prima, durante e dopo l’Operazione Balena – nome dato dai tedeschi al rastrellamento – a cui seguì la deportazione dei 947 uomini di età compresa tra i 15 e i 55 anni.

In scena stanno le vere storie dei deportati nel campo di concentramento di Fossoli e successivamente in Germania, e delle famiglie rimaste ad attendere il loro ritorno, mentre i personaggi si mescolano alla folla, cercando di farla partecipare attivamente ed emotivamente.

Dunque uno spettacolo attivo e interattivo, che trasporta il pubblico direttamente in quel “covo" attraverso ricostruzioni recitate e videoproiezioni di interviste, preziose testimonianze dirette raccolte presso i superstiti e i familiari delle vittime.
Per ribadire una volta di più che se comprendere è impossibile, conoscere è necessario.
© RIPRODUZIONE RISERVATA