Hertzko Haft, storia di un pugile nei campi di concentramento

Gianpiero Pumo protagonista de "La Belva Giudea", in scena all'OFF/OFF Theatre in occasione della Giornata della Memoria
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Martedì 28 Gennaio 2020, 16:10 - Ultimo aggiornamento: 16:11

Nei giorni che ruotano intorno al 27 gennaio, sono tantissimi gli eventi nella capitale dedicati alla commemorazione delle vittime dell'Olocausto. La Giornata della Memoria, giunta quest'anno al suo quindicesimo anniversario, è sempre più il simbolo indelebile di un passato che non deve tornare e che, attraverso le sue storie, viene evocato come esempio per le nuove generazioni. Tra le tante storie sopravvissute ai campi di concentramento, c'è quella di Hertzko Haft, la storia di un pugile nei campi di sterminio raccontata in Via Giulia dallo spettacolo "La Belva Giudea", soprannome che fu dato all'atleta nelle fredde camerate tedesche e che dà il titolo al testo teatrale di Gianpiero Pumo. È proprio Pumo l'interprete protagonista della pièce in cui veste i panni del pugile, recitando accanto all'attore Filippo Panigazzi nello spettacolo diretto dal regista Gabriele Colferai. Lo spettacolo replicherà all'OFF/OFF Theatre fino domenica 2 febbraio, dove andrà in scena con il patrocinio dalla Comunità Ebraica di Roma, dal CONI e dalla Federazione Pugilistica Italiana.
 

 
                                                                  
Era conosciuto come “Belva Giudea” il giovanissimo Hertzko Haft, un nome che gli restò addosso per la carriera di pugile spietato intrapresa nei campi di concentramento, dove i combattimenti all'ultimo sangue divertivano le guardie tedesche. Internato alla sola età di quattordici anni, Hertzko non si è mai arreso al suo destino ed ha combattuto il nazismo a suo modo, tirando di boxe e guidato dall’amore per la sua Leah. Dotato di una notevole stazza muscolare e di grande resistenza fisica, fu scelto da un ufficiale delle SS come “volontario” per i sanguinari incontri di boxe fra prigionieri. Hertzko vinse 75 incontri e dunque ammazzò 75 uomini, perché dagli incontri o si usciva vincitori (e vivi), oppure niente. Una volta libero, sbarcò in America sotto il nome di Harry Haft per ritrovare la sua adorata Leah che nel frattempo si era stabilita negli States. Per farlo doveva farsi notare a tutti i costi, poiché non aveva idea di dove Leah fosse, ne che lei sapesse che il suo grande amore era ancora vivo. L'unica soluzione è che il suo nome apparisse su tutti i giornali. Solo così Leah avrebbe saputo che dopo la deportazione, anche lui era giunto in America per cercarla. C'era un solo modo per farlo: sconfiggere Rocky Marciano, campione del mondo di pesi massimi.
 
 

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