Giuffrè nella Lista di Schindler, al Piccolo Eliseo, la storia dell'eroe che salvò 1.200 ebrei

Carlo Giuffrè
di Marica Stocchi
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Mercoledì 5 Marzo 2014, 14:23 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 20:47
Carlo Giuffr Oskar Schindler in La lista di Schindler per la regia di Francesco Giuffr, in scena al Piccolo Eliseo Patroni Griffi fino al 30 marzo. «Sono felice e molto affascinato da questo personaggio - dice Carlo Giuffrè - anche perché rappresenta qualcosa di completamente diverso da tutto quanto ho fatto finora. Schindler non era una santo, aveva molti difetti. Era un bevitore e un donnaiolo, ma, a un certo punto della sua vita, l’umanità e la commozione lo spinsero a impegnarsi nell’impresa per cui lo ricordiamo».



IMPRENDITORE

Oskar Schindler era un imprenditore tedesco che, durante la seconda guerra mondiale, salvò circa 1200 ebrei dallo sterminio con il pretesto di impiegarli come personale straordinario nella sua fabbrica, vista la necessità del maggiore sforzo produttivo richiesto dalla guerra. La sua storia viene qui proposta nella ricostruzione di Francesco Giuffré, responsabile, insieme con Ivan Russo, anche dell’adattamento che ricostruisce l’intera avventura in un lungo flashback. Giuffré padre è uno Schindler anziano che, alla fine della sua vita, incontra in sogno un nostalgico del Terzo Reich, dal quale sarà interrogato sulle motivazioni che lo spinsero a mettere a rischio la sua azienda e la sua vita per salvare altri uomini.

«Schindler - dice Francesco Giuffrè - è stato semplicemente un uomo. Un uomo che ha vissuto e agito in uno dei periodi più assurdi e folli della storia. Il periodo della dittatura e dell’ideologia nazista. Non ha compiuto un impresa strepitosa, o inventato chissà quale meraviglia. Ha semplicemente agito secondo la propria coscienza».

E aggiunge: «Quest’uomo ha “semplicemente” salvato la vita di oltre mille persone tra uomini e donne, e questo fa di lui un eroe. “Chi salva la vita di un solo uomo salva tutto il mondo”. Questa frase, detta ad Oskar da Itzhak Stern, suo contabile, fu il seme che germogliò nel suo animo, l’attimo in cui forse, inconsapevolmente, decise di opporsi a suo modo alla follia che lo circondava». Il manoscritto originale della Lista venne ritrovato nel 1999 in una valigia lasciata dallo stesso imprenditore nella casa di una coppia di amici a Stoccarda, ma già sei anni prima Steven Spielberg aveva impresso su pellicola questa pagina della storia con Schindler’s List, film tratto dal romanzo di Thomas Keneally (1982). «Il nostro spettacolo non si presenta come un classico - spiega il regista e autore - né come una lezione di storia. È una pièce che vuole portare a teatro una storia che ricordi un periodo buio per l’umanità ma che al tempo stesso possa dare testimonianza della capacità dell’uomo di ribellarsi alle mostruosità compiute dai suoi simili».



IL COPIONE

«E’ un teatro difficile - il protagonista - una fatica immensa per me che ogni sera mi ritrovo a leggere e rileggere il copione. La difficoltà nasce soprattutto dal fatto che io sono abituato ad un diverso tipo di teatro, quello della Commedia dell’Arte, tutto giocato sull’improvvisazione».
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