Gigi Proietti come Shakespeare, morto nel giorno del compleanno: il filo rosso che unisce l'allievo e il maestro

Gigi Proietti come Shakespeare, morto nel giorno del compleanno: il filo rosso che unisce l'allievo e il maestro
di Redazione Internet
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Lunedì 2 Novembre 2020, 12:41 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 16:20

Lo aveva amato e studiato. A lui si era ispirato durante una carriera che lo aveva consacrato tra i grandi del teatro italiano e internazionale. Gigi Proietti adorava William Shakespeare e questo non era un segreto, adesso, scherzi del destino, al drammaturgo britannico lo legherà per sempre anche una particolare coincidenza. Entrambi sono, infatti, deceduti nel giorno del compleanno. Gigi Proietti se n'è andato oggi che avrebbe compiuto ottant'anni. Lo stesso aveva fatto Shakespeare oltre quattro secoli fa, nel 1616, ad appena cinquantadue. Un filo rosso in grado di attraversare le epoche, i mutamenti e i luoghi della storia, di unire nell'abbraccio indissolubile dell'arte Roma e Londra.

Shakespeare era stato fonte di ispirazione continua, «un archetipo», aveva dichiarato una volta Proietti, aggiungendo quel tocco di ironia che lo rendeva unico, «tutti citavano questa parola, e lo feci anch’io». L'ammirazione toccò il culmine con la riproduzione del Globe Theatre nel cuore della Capitale, a Villa Borghese. Struttura in legno, scoperta e proiettata verso il palco: un originale in scala. L'inaugurazione avvenne 2003, in occasione del centenario del parco e da allora è stato un successo continuo, un azzardo ricompensato dai numeri: «Oltre cinquantamila spettatori a stagione». Una culla di cultura, nel polmone verde della Capitale. Un patrimonio di inestimabile valore da trasmettere alle nuove generazioni, affinché non venga dissipato: «La scommessa era quella di far avvicinare soprattutto i giovani alle opere shakespeariane». Fu vinta, non ci sono dubbi. 

«Un’operazione non didattica ma diciamo di conoscenza dei testi e di rispetto della struttura drammaturgica delle sue opere. Perché in altri teatri si può tentare la rilettura bizzarra, al Globe no». Su certe, d'altronde, non si scherza.

 

L'esperimento riuscì grazie anche ai prezzi popolari e ad un'ambientazione minimal, dove sono gli attori e le interpretazioni a prendersi la scena: «Si paga tra i 7 e 10 euro, i ragazzi si siedono sui cuscini. Tre ore di fila a vedere Re Lear, una vera emozione. In giro c’è un grande interesse per la conoscenza in generale e noi abbiamo il dovere di rispondere». È in questa frase che si sintetizzano, immense, la grandezza e la lezione del maestro. 

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