Francesca Corona: «Con 5 compagnie residenti il Teatro India è un Oceano di idee»

Francesca Corona, ideatrice del progetto Oceano Indiano, consulente del Teatro di Roma per l'India
di Simona Antonucci
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Sabato 22 Febbraio 2020, 15:38 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 20:11

L’oratorio di Stradella San Giovani Battista, tra musica barocca ed elettronica, “manomissioni” della realtà, giardini spettacolari, campeggi performativi: un mare di idee inonda il Teatro India, dove dal 23 febbraio (fino al 31 maggio) prende il via “Oceano Indiano” «un progetto produttivo e di residenze artistiche, triennale, con inedite modalità performative e formati artistici, in un dialogo con il tessuto cittadino e il paesaggio urbano», spiega Francesca Corona, l’ideatrice e consulente del Teatro di Roma (diretto da Giorgio Barberio Corsetti) per l’India.
 

 

Romana, 41 anni, formazione legata al mondo dello spettacolo indipendente, fondatrice insieme con Fabrizio Arcuri di Short Theatre, racconta la sua “rivoluzione” all’interno di un’istituzione nazionale, con un cartellone che apre un dialogo «con il tessuto cittadino e il paesaggio urbano».

Accampamenti, opere site-specific, stazioni radio, giardini e performance: che cosa succede da domani all’India?
«Parte l’Oceano Indiano, un intervento creativo/urbano con un quintetto di artisti, DOM-, Fabio Condemi, Muta Imago, Industria Indipendente e Michele Di Stefano, che lavoreranno contemporaneamente ai titoli da presentare in stagione e agli interventi creativi non convenzionali qui all’India, da domani e per tre anni».

Che impronta darete allo spazio: spettacoli e molto altro?
«Cercheremo di offrire una pluralità di visioni artistiche, con proposte provenienti da compagini di generazioni e discipline diverse. I DOM-, per esempio, lavorano da sempre sul concetto di abitare lo spazio. Fonderanno una sorta di accampamento, in linea con il loro Teatro di Paesaggio, con eventi all’interno e nel quartiere».

Un esempio? Che si vedrà all’Ostiense nei prossimi mesi?
«Manomissioni della realtà: musica che viene diffusa da una macchina e poi da un bar e in giro, a creare un cordone sonoro. O visivo con persone che compariranno qui e lì, a formare interventi performativi nello spazio».

Domenica 23 febbraio la proposta di Fabio Condemi con Oratorio Virtuale: un’esperienza immersiva?
«Un concerto elettroacustico per voci liriche, consolle e video 3D, partendo dall’oratorio di Stradella San Giovanni Battista».

Con i Muta Imago, anche una stazione radiofonica: che cosa andrà in onda?
«Happening istantanei, live e talk. Coltiveremo la mente e i giardini. Grazie a un laboratorio di co-progettazione aperto al quartiere e alla città, nascerà un vero e proprio giardino in un campo incolto adiacente l'India. Mentre con Mk, a marzo, gli spettatori condivideranno con i coreografi un
gabinetto anatomico”. Le performance, dal 26 al 29 marzo e poi a maggio, sono accompagnate da esperimenti in tempo reale. Come nel gabinetto anatomico rinascimentale, le informazioni scientifiche verranno corroborate dall'esposizione dei corpi».

Mille idee, ma il pensiero unico, qual è?
«Modificare la rotta dell’istituzione pubblica, immaginando un teatro del futuro che non produca soltanto spettacoli, ma mille, appunto, appuntamenti per moltiplicare le possibilità di incontro con la città». 

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