Ferrara presenta i 2Mondi: «Musical, cabaret, opera contemporanea, a Spoleto manca soltanto il rap»

Giorgio Ferrara, direttore del Festival di Spoleto
di Simona Antonucci
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Venerdì 19 Aprile 2019, 21:06 - Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 21:28
Per l’inaugurazione, musica contemporanea, “Proserpine”, opera inedita di Silvia Colasanti, seconda parte di una trilogia e di una collaborazione tra la compositrice romana e Giorgio Ferrara, direttore del Festival di Spoleto e anche regista di questo spettacolo sulla Dea della Terra e dell’Aldilà: versi di Mary Shelley, scene di Chia.

Per chiudere Daniele Gatti, protagonista del concerto in piazza, insieme con l’Orchestra del Teatro dell’Opera, di cui è direttore musicale: un finale nel nome di Verdi dal repertorio francese. E nel frattempo (tra il 28 giugno e il 14 luglio), danza (Hans Van Manen, l’Ecole-Atelier Rudra di Bejart, un progetto Bauhaus), eventi (Lucinda Childs in duetto con Adriana Asti), una diva intramontabile (Marisa Berenson che canta per la prima volta in un cabaret) e una diva dei nostri giorni (Eva Riccobono diretta dalla Shammah), jazz (Bollani con Hamilton de Hollanda, Capossela), teatro (Emma Dante con Esodo ambientato in campi Rom) e un musical dalle Folies Bergère: Fashion Freak Show, firmato da Jean Paul Gaultier, con canzoni di Madonna e Kylie Minogue. Gli incontri con Augias e Mieli, i concerti di Mezzogiorno, della Sera, e decine di altri appuntamenti.

Nient’altro?
«Un rapper, vorrei un rapper per portare più giovani. Il pubblico non manca, 75 mila presenze. Ma i ragazzi sono pochi. Per loro venire qui è un impegno economico. Magari, se accanto al Sofocle di Emma Dante, amatissima da persone di ogni età, ci fosse anche un loro beniamino... Ci sto pensando».

Gli spettatori sono aumentati, i finanziamenti pubblici?
«Stabili, poco meno: i 3 milioni dal ministero hanno subìto un taglio di 80 mila euro. Gli altri due milioni del budget provengono dal botteghino (500 mila) dagli enti locali e dai sostenitori storici, primo tra tutti la Fondazione Fendi che presenta un progetto sulle intelligenze artificiali».

Si può fare, o chiedere, di più?
«Io ho trovato un equilibrio, ma in Italia ci sono tanti festival, tante fondazioni liriche, senza alcun collegamento. Noi collaboriamo con i teatri di Novara, Piacenza, i festival di Ravenna, Napoli. Ma non basta, bisognerebbe fare circuito, e coinvolgere anche chi si occupa di flussi turistici».

Dopo 12 anni a Spoleto, le piacerebbe un’esperienza altrove?
«Mi piacerebbe continuare. Ma nel 2020 non sarò il solo in scadenza, tra sovrintendenti e direttori... Un interessante carosello di poltrone».

Nel 2018 lo spettacolo cult è stato The Beggar’s Opera di Carsen. Nel 2019?
«Credo Gaultier. Lo tengo su quattro giorni, dal 4 al 7 luglio. La sua vita raccontata tra sfilate e notti selvagge, con un omaggio ai suoi maestri ispiratori, i registi Almodovar e Besson, il coreografo Preljocaj, una vetrina di cento costumi clamorosi e una playlist di successi da ballare».

Anche i musical, oltre alla musica contemporanea, fanno fatica a trovare un palcoscenico. Perché?
«Pregiudizi, paura della sala vuota. Peccato. Credo di essere tra i pochi ad aver commissionato un’opera a una compositrice. I lirici italiani prendono in considerazione raramente la contemporanea. Ma il repertorio di domani va costruito oggi».

E il cabaret?
«Sarà un vero cabaret aperto tutte le sere, a San Nicolò, dalle 22,30. Tavolini, luci soffuse, champagne e a dirigere il locale in una Berlino già assediata dal Nazismo, la “It girl” di Saint-Laurent, la preferita di Kubrick e Visconti: Marisa Berenson che canta per la prima volta».

Una beniamina dei ragazzi c’è, la top model Riccobono.
«Sono incuriosito dalle persone che nonostante abbiano successo, si mettono alla prova in nuove imprese».

Largo ai giovani?
«Sì. Abbiamo l’Orchestra Giovanile Italiana, la Young Talents Orchestra EY, gli allievi del Biondo di Palermo, gli studenti dell’Accademia Silvio d’Amico, i giovani della Rudra di Bejart».

Sua moglie, Adriana Asti?
«Protagonista di uno spettacolo particolare, un testo prezioso di Broch.
La coreografa e ballerina Lucinda Childs la dirige e sarà in scena con lei. Una sorpresa». 
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