Davide Luciano, protagonista della stagione estiva del Teatro dell'Opera: «Io, Figaro, factotum del Circo Massimo»

Il baritono Davide Luciano
di Simona Antonucci
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Venerdì 14 Agosto 2020, 16:08

«Un’esperienza particolare e positiva. Il pubblico si diverte e noi cantanti, in assenza di regia, possiamo improvvisare, avvicinare gli spettatori, creare una complicità diversa». Il baritono Davide Luciano è il factotum del Circo Massimo, il Figaro che ha fatto compagnia (stasera, 13 agosto, l’ultimo appuntamento, alle ore 21) ai romani rimasti in città, protagonista del Barbiere di Siviglia della stagione estiva del Teatro dell’Opera, che chiude con un bilancio di 977.000 euro d'incasso per un totale di 22.918 spettatori, nelle ventuno serate fra opere, balletto e concerti.

LA CAVATINA
Diretto da Stefano Montanari, canta con Giorgio Misseri (il Conte d’Almaviva), Chiara Amarù e Miriam Albano nel ruolo di Rosina, Marco Filippo Romano (Don Bartolo). «La Cavatina resta il momento culminante, ma anche durante i recitativi, qualcosa si crea. Ogni sera scelgo una persona nelle prime file, e, senza avvicinarmi troppo perché non si può, nasce comunque un momento di partecipazione e scambio. Una teatralità possibile anche perché nel cast ci sono colleghi che hanno anni di palcoscenico alle spalle».

IL DISTANZIAMENTO
Luciano, che è già stato un Barbiere eccellente per altre dodici produzioni in giro per il mondo, questa volta si misura con le normative Covid e con uno spettacolo, in forma di concerto, reinventato in base al distanziamento. A fare da cornice ai numeri musicali dell’opera, un progetto visivo a cura di Gianluigi Toccafondo, pittore, illustratore e film maker che con le sue immagini poetiche e dense di colori, accompagna le stagioni del Costanzi.

«Direi, che in un periodo come questo, un’opera in forma di concerto può rappresentare una valida alternativa. Tra l’altro, noi cantanti siamo riusciti a concentrarci sulla vocalità, sulla linea musicale, i legati, i fraseggi. E non sempre è possibile. Mi piace molto collaborare con i registi e scoprire nuove interpretazioni, ma spesso dobbiamo cimentarci con gesti scenici eccessivi. E mesi di palestra. Come quando mi hanno chiamato a Pesaro due anni fa per il Barbiere con la regia di Pier Luigi Pizzi. Uno spettacolo elegantissimo. Ma dovevo mettere e togliere la camicia in continuazione, restando spesso a petto nudo. Ho faticato un bel po’ per rendermi presentabile».

Nato a Benevento «da una famiglia non benestante», il baritono ha cominciato a lavorare giovanissimo: «Piano bar, pub, matrimoni, se volevo andare a bere una birra con gli amici, i soldi me li dovevo guadagnare da solo». Poi, a 18 anni, il colpo di fulmine con la lirica: conservatorio e una carriera fulminante. Un amore per il teatro e il cinema italiano («De Filippo l’ho studiato a lungo, ma anche Sordi, De Sica e Troisi»), tanto Rossini e un debole per Don Giovanni di Mozart: «Avrei dovuto cantarlo a Salisburgo, con Currentzis sul podio. Quest’anno è stato rimandato, lo rifaremo l’anno prossimo. È un personaggio complicato, un insieme di contraddizioni e di passione. E di finzione. Ma non è la rappresentazione del male».

Figaro? «Se dovessi paragonarlo a un uomo dei nostri tempi, penserei a un tipo intraprendente, un politico furbacchione che sa bene come guadagnare consensi». 

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