«Basta, fateci ritornare nelle nostre “case”, negli spazi di cultura». Perché «lo spettacolo dal vivo non è intrattenimento, ma un rito necessario». È l’appello di Gianni Forte, nuovo curatore insieme con Stefano Ricci della sezione Teatro della Biennale di Venezia, durante la presentazione del programma delle arti dal vivo. Una maratona, dal 2 luglio al 26 settembre, che coinvolge anche le sezioni Danza e Musica, con nomi internazionali: da Baryshnikov (leggendario ballerino sovietico, 73 anni) nelle vesti di performer per Jan Fabre, a Kornél Mundruczó, regista ungherese, 46 anni, autore del film Pieces of a Woman, candidato agli Oscar. E poi Kae Tempest, rapper e potessa inglese, 35 anni, che infiamma le giovani generazioni, e David Lang, compositore americano, 64 anni, Premio Pulitzer, autore tra l’altro delle musiche per Youth di Sorrentino.
I LEONI D’ORO
Ma anche la star letteraria Édouard Louis per la prima volta in scena con un suo testo diretto da Ostermaier, i Leoni d’oro Germaine Acogny, Kaija Saariaho, Krzysztof Warlikowski.
Oltre a Ricci/Forte, a presentare il programma anche i direttori di Danza (Wayne McGregor, 50 anni inglese, con un linguaggio coreografico che abbraccia le tecnologie) e Musica (Lucia Ronchetti, compositrice romana di respiro internazionale), una squadra nuova, in carica per i prossimi 4 anni.
Warlikowski e Mundruczó
Ad aprire sarà il Festival del teatro, intitolato Blue, dal 2 all’11 luglio. «Un percorso improntato su una scelta di colori», hanno detto Ricci e Forte, «perché il colore sfugge alle categorie». Il programma, «un concentrato energizzante per l’anima e la vista». E per non smentire «la fama di guastatori non allineati, porteremo in scena, con 11 “pepite”, una lettura del mondo che servirà ad attraversare questa selva oscura». Da Warlikowski a Mundruczó, da Latini a Kae Tempest, e Agrupación Señor Serrano.
Baryshnikov
Dal 23 luglio al primo agosto, la Danza con First Sense. Per il direttore, dopo un anno di pandemia «si riprende coscienza della centralità del tatto» e la danza, «è pronta ad accompagnare questa spettacolare ripresa. Abbiamo sospeso i nostri corpi nell’etere ma siamo impazienti di tornare a toccarci». 100 artisti, sotto il segno del multiculturalismo con Xie Xin e Yin Fang dalla Cina, il franco-algerino Hervé Koubi, il collettivo artistico (La)Horde, Baryshnikov e Fabre e la compagnia McGregor che firma tre installazioni visibili lungo tutto l’arco del Festival in collaborazione con Architettura.
Lucia Ronchetti
A chiudere, dal 17 al 26 settembre, la Musica, in diversi luoghi storici, teso a mettere in collegamento la tradizione musicale veneziana e la composizione contemporanea. Si intitola Choruses - Drammaturgie vocali, con la direzione di Lucia Ronchetti che spiega: «Ho voluto dare al cartellone una impostazione monografica e tematica. Non amo i contenitori -minestroni. Mi sono concentrata sulla polifonia vocale, di cui Venezia è la patria». Kaija Sariaho, Hans Abrahmsen, George Lewis, una composizione site specific commissionata a Christina Kubisch, pioniera della sound art tedesca. Presenti ensemble corali veneziani (il Coro della Cappella Marciana e del Teatro La Fenice) accanto ad ensemble corali e vocali europei.