Jessica Pratt al Teatro dell'Opera in Puritani: «Canto la folle Elvira e le donne pazze per amore»

Il soprano Jessica Pratt
di Simona Antonucci
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Venerdì 22 Gennaio 2021, 15:29 - Ultimo aggiornamento: 15:30

«Bisogna essere pazzerelle come me per buttarsi in un Delirio del genere». Jessica Pratt, riconosciuta universalmente come “regina del repertorio belcantistico e barocco”, è una diva assai poco convenzionale. Il soprano australiano che negli ultimi anni ha cantato in 130 produzioni, 70 città di 20 diversi Paesi, durante il lockdown si è ritirata nella sua casa in campagna alle porte di Firenze, con il compagno conosciuto per gioco su una chat («dei cantanti non ne potevo più, tutti dongiovanni»), ha fatto la contadina, «ho salvato un ciliegio e cinque alberi di fichi da un mostro di peste», ha fatto 350 litri d’olio, ha adottato tre cani «e mi sono dedicata alle mie donne matte da legare».

 

Elvira, protagonista dei Puritani (capolavoro di Bellini che mancava dalle scene romane da 30 anni), il 23 gennaio 2021 alle 19 in streaming sul canale You Tube del Costanzi, in forma di concerto, per la stagione digitale del Teatro dell’Opera, con il tenore americano Lawrence Brownlee e il Maestro Roberto Abbado sul podio.

E poi Linda di Chamounix, di Donizetti, che ha appena interpretato in una nuova produzione sull’online del Maggio Fiorentino, Lucia di Lammermoor, La sonnambula ed Emilia di Liverpool che tutte insieme «canteranno le loro folli ragioni nelle più toccanti arie di pazzia femminile del cd che sto finendo di incidere e che mi produco da sola: un vero “Delirio”, titolo dell’album che racchiude i personaggi più significativi del mio repertorio e della mia carriera. Dedicato a queste signore, che voglio proteggere».

Donne pazze per amore o per convenzione sociale?

«Le donne deboli erano molto di moda all’epoca, soprattutto perché in quegli anni cominciavano le ribellioni per il voto femminile, le lotte per la libertà. I compositori si vedono costretti a prendere in considerazione questo vento, quest’aspirazione all’indipendenza. Ma che fanno? La trasformano in follia. Succede anche oggi. Se una donna litiga per affermare una sua idea, le si dice: ma che sei pazza? A un uomo no: lui può essere semplicemente arrabbiato. E quindi in molte opere di quel periodo, i momenti di attrito si risolvono in scene di pazzia, ma anche in arie meravigliose da cantare come quella di Elvira, nei Puritani».

Ci presenti Elvira?

«Una storia d’amore e scontri politici tra Puritani e Stuart. Lei è felice di poter sposare il suo Arturo quando lo vede fuggire con un’altra che tra l’altro indossa il suo velo nuziale. E certo che va fuori testa. Vorrei vedere. Io farei lo stesso. Si dispera, vaneggia per due atti. Musica meravigliosa. Ma non appena torna il suo Arturo, come se nulla fosse: rinsavisce. Non è stupendo?».

Lei, qualche follia l’ha fatta?

«I miei inizi sono stati un po’ folli. Per reggere, in quegli anni duri, serviva non proprio follia, ma incosciente determinazione. Non avevo un soldo. Per mantenermi agli studi, a Roma, dormivo sul divano delle amiche, quando andava bene, o in una roulotte, ma arrivarono i ladri e dovetti scappare. Pur di ascoltare le voci delle mie eroine, non potendo permettermi un biglietto, passeggiavo nei foyer dei teatri, con un bicchiere in mano, mascherata da “spettatrice con champagne”. Per un periodo ho vissuto a Ciampino a casa della famiglia del mio fidanzato. La mamma mi faceva un panino e mi doveva bastare tutto il giorno. Metro e autobus fino a Santa Cecilia dove hanno creduto in me e hanno cambiato la mia vita».

Ora, che a Roma ci torna da star per I Puritani, come vive la città?

«L’altro giorno ho rivisto la fermata dell’autobus dove mi fecero la multa per un biglietto scaduto: 50 euro, che mi dovevano bastare un’eternità, volarono via in un attimo. Feci tutto il tragitto in lacrime. E ancora mi commuovo. Altro che star».

Ma lei è una star.

«Noi australiani siamo così, nessuno è autorizzato a sentirsi speciale. Mi raccontano che anche la grande Joan Sutherland fosse una donna alla mano. Così Nicole Kidman. Tutti abituati a stare con i piedi per terra. E comunque, se non vivi, ma resti chiuso in una bolla senza calarti nella realtà, che cosa porti su un palco? Esercizi di virtuosismo? Le eroine che interpreto hanno bisogno di verità».

Verità: bionda, occhi azzurri, talentuosa, spiritosa, dopo aver “barrato” varie proposte di matrimonio per non rinunciare alla sua passione per la lirica, ha poi trovato l’amore su una chat. Le va di raccontare?

«Ero veramente stufa del mio ambiente. E così per gioco mi iscrissi a una di quelle chat per cuori solitari, specificando: se non vi piace viaggiare non scrivete perché vivo su un aereo, se non vi piace la lirica, inutile, perché è tutta la mia vita, se non sapete stare soli, lasciate perdere perché sono una nomade... E mi rispose un uomo, molto spiritoso che cominciò a prendermi in giro. Ma ero troppo spaventata all’idea di incontrarlo che cancellai la conversazione. Dopo un anno, lo stesso uomo, che ora è il mio uomo, conobbe per caso un direttore d’orchestra e gli chiese se conoscesse una Jessica cantante. Mi conosceva e lo mise sulle mie tracce. Cena fuori... E non ci siamo più lasciati».

Una storia che potrebbe scrivere uno dei compositori del suo repertorio?

«Bellini, preferirei di no, perché le sue donne sono tormentatissime. Dopo ogni recita di Sonnambula sto male. Donizetti, neanche: le trame sono sempre struggenti. La mia vita la affiderei a Rossini, perché, a prescindere dal finale, i suoi personaggi riescono sempre a sfogarsi, in qualche modo a vincere. E adoro le sue trovate rocambolesche». 

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