Con Dior e Glass all'Opera i sogni cominciano a ballare

"Glass Pieces" di Jerome Robbins, una delle coreografie della Serata Philip Glass
di Simona Antonucci
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Mercoledì 13 Marzo 2019, 20:50
 Saranno le note del maestro del minimalismo, Philip Glass, a far vibrare i leggerissimi tulle fiorati, i tutù glamour, i body fiabeschi e le romantiche gonne in seta con cui Dior debutta al Teatro dell’Opera, nella Serata Philip Glass, in scena al Costanzi dal 29 marzo al 2 aprile. Con l’étoile Eleonora Abbagnato, il guest artist Friedmann Vogel e il Corpo di Ballo del lirico romano. Tre le coreografie in programma: Hearts and Arrows firmata da Benjamin Millepied, mai presentato prima sul palco di piazza Beniamino Gigli, Glass Pieces di Jerome Robbins, con 46 interpreti in scena, e Nuit Blanche di Sebastian Bertaud, nuova produzione, in prima assoluta, con le creazioni di Dior.

«Sono costumi con un importante riferimento all’Alta Moda, ai modelli iconici degli Anni Cinquanta come Miss Dior, articolati intorno alle definizioni contemporanee di femminile e maschile e soprattutto realizzati con tessuti elastici, adatti alla scena», spiega la direttrice artistica della maison francese Maria Grazia Chiuri, romanissima, classe 1964, che, dopo il successo della Traviata di Valentino, di cui è stata direttrice creativa con Pierpaolo Piccioli fino a 2016, firma ora questa collezione dedicata all’arte del movimento, con pezzi pensati per sedici ballerini e ballerine, tra cui quelli per l’étoile Eleonora Abbagnato.

«Un’artista straordinaria», aggiunge Chiuri, «che ha lavorato sodo per raggiungere i suoi obiettivi ed è un modello per le donne della nuova generazione. Anche lei, come me, vive con la valigia tra Roma e Parigi: abbiamo in comune una formazione e un gusto plasmati in Italia e in Francia, e un naturale trasporto per la tradizione rivisitata con un linguaggio contemporaneo. La cultura può solo agevolare il dialogo e le tensioni politiche tra due Paesi europei sembrano un altro mondo. Tra persone che amano quel che fanno si pensa solo a costruire». 

Il fil rouge che “cucirà” Italia e Francia, haute couture e coreografie di alta temperatura emotiva sarà la musica del grande compositore statunitense che attraverso le sue opere, sinfonie, composizioni e numerose collaborazioni con artisti che vanno da Twyla Tharp ad Allen Ginsberg, da Woody Allen a David Bowie, ha esercitato un impatto straordinario e senza precedenti sulla vita musicale e intellettuale del nostro tempo. «Spartiti solo all’apparenza molto semplici», spiega il direttore d’orchestra Carlo Donadio, «con suoni fortissimi, di enorme intensità e reiterazioni di una frase con micro variazioni. Questi passaggi timbricamente uniformi, spesso tonali, e privi di una struttura musicale definita dall’armonia, per un ballerino sono una sfida molto complessa: una strada in cui è facile perdersi, ma che indica la via verso la libertà».

 Sfida raccolta dall’étoile Eleonora Abbagnato, che a Roma dirige il corpo di ballo indirizzandolo, passo dopo passo, verso linguaggi innovativi «e formativi», spiega Abbagnato, «i miei danzatori stanno crescendo e soprattutto stanno aprendo gli occhi ad altri mondi. Questo spettacolo, grazie alla collaborazione con Maria Grazia, è un ponte poetico tra l’Italia e la Francia, che unisce, proprio in un periodo storico caratterizzato dalle divisioni, due grandi scuole artistiche, due Capitali della Moda, due istituzioni, un teatro e una maison, che fanno del patrimonio classico un trampolino verso la modernità. Le tensioni politiche possono soltanto rattristarci».

Abbagnato, protagonista di Nuit Blanche, comparirà sotto i riflettori con un’ampia gonna, punteggiata di fiori di seta romantici, disseminati tra due strati di tulle, riferimento floreale emblematico che rende omaggio all’heritage della casa francese.

«Dior», conclude Chiuri, che ha dedicato alla danza, con le coreografie di Sharon Eyal, la sfilata di settembre all’Ippodromo di Longchamps, «ha sempre avuto un particolare legame con la danza e con il teatro.
E le sartorie teatrali, come quella che c’è qui al Costanzi, con un meraviglioso archivio di costumi storici e le polveri per creare decine di sfumature di colore, assomigliano moltissimo ai nostri atelier dove nascono le collezioni. Le contaminazioni aiutano ad arricchire il bagaglio personale. Ma soprattutto a moltiplicare le emozioni. In fondo, siamo tutti qui per questo: stupire e regalare sogni». 
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