Attori di strada telecomandati con auricolare: al Teatro Argentina, il 9 marzo, debutta “Bros”, nuova sfida di Romeo Castellucci

Gli attori vanno in scena senza conoscere la parte. In verità non sono neanche attori. Ma persone reclutate “per strada” che hanno sottoscritto un patto: seguire comandi, compiere azioni senza capire. Regia del Leone d'oro Romeo Castellucci, a Roma dal 9 marzo

"Bros" di Romeo Castellucci, al Teatro Argentina di Roma dal 9 al 12 marzo
di Simona Antonucci
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Lunedì 6 Marzo 2023, 12:20

Gli attori vanno in scena senza conoscere la parte. In verità non sono neanche attori. Ma persone reclutate “per strada” che hanno sottoscritto un patto: seguire comandi, compiere azioni senza capire. Telecomandati con un auricolare e vestiti con la divisa dei poliziotti del cinema americano, muto e comico, danno vita a “Bros”, la creazione di uno dei più autorevoli artisti del teatro contemporaneo, Romeo Castellucci, 62 anni, Leone d’oro alla carriera dalla Biennale di Venezia e Grand Invité di Triennale di Milano, che, dal 9 al 12 marzo, al Teatro Argentina, affronta una riflessione sul nostro rapporto con la legge, la responsabilità individuale e collettiva.

 

LE SCENE

Tre interpreti professionisti insieme con una ventina di non attori sono chiamati a replicare, acquisendo informazioni in diretta sotto i riflettori, gesti intimi (o intimati), scene quotidiane governate da una dittatura invisibile, esercitata in cuffia, movimenti semplici che diventano situazioni insolite. «Gli ordini arrivano e non c’è il tempo per pensare, per prendere posizione, per formulare una scelta. In questo tempo strozzato, che riduce tutto a un presente assoluto, la comicità dei loro gesti frenetici e impreparati si mescola alla violenza della loro esperienza di alienazione», spiega il regista e scenografo che firma un perturbante e geniale esame della responsabilità e del nostro rapporto con l’autorità. Gli attori sotto i riflettori sono persone anonime che, rispondendo a una chiamata pubblica, diventano protagonisti assoluti, pur essendo all’oscuro di tutto e imparando la parte mentre la assumono, sotto gli occhi degli spettatori.

I DOVERI

Nelle regole controfirmate sono indicati i doveri sul palco.

Ma anche dopo aver sottoscritto il patto, gli “attori” rimarranno all’oscuro. A pochi minuti dall’inizio a ciascun “attore” è consegnata una divisa da poliziotto e un dispositivo auricolare. All’apertura del sipario, tutti eseguiranno scrupolosamente gli ordini impartiti. La matrice dei comandi rimane fuori scena, invisibile agli spettatori. L’impegno va condotto fino in fondo. La coscienza si ferma qui. Poi comincia l’esperienza dell’alienazione: eseguiranno azioni senza capire, con un ritmo incalzante che schiaccia la consapevolezza fino al suo grado zero. «Una forma di abbandono», aggiunge Castellucci, «una frenesia che non lascia spazio al ripensamento, ciò che si vede è un mucchio di azioni, semplici, quotidiane, forse eccentriche perché fuori contesto, ma ben riconoscibili ed eseguite individualmente. Vi è una prepotenza dell’azione rispetto al pensiero».

LA FARSA

Tutti sanno esattamente cosa fare, ma l’insieme riprodotto dal regista suscita la domanda: chi sono? cosa fanno? dove vanno? «Sono forse la moltiplicazione allucinata di una stessa persona che, nel medesimo tempo, condensa centinaia di azioni differite. Non decisioni. Ma esecuzioni. In un tempo strozzato. A rafforzare la somiglianza, un’identica uniforme. «La legge che si trasforma puntualmente in farsa», conclude il regista, «con immagini in cui si specchia il doppio e triplo-fondo dell’apparenza con figure che rimandano sempre a qualcos’altro, alla stregua di geroglifici. L’attore diventa così spettatore di quanto viene facendo».

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