Carmela Remigio: «Le donne allo specchio ora alzano la voce»

Il soprano Carmela Remigio
di Simona Antonucci
5 Minuti di Lettura
Martedì 12 Febbraio 2019, 21:27 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 17:14

Giovanna Seymour è ai piedi di Anna Bolena, nel secondo atto del capolavoro di Donizetti: «Inesperta, lusingata, fui sedotta e abbagliata... Amo Enrico, e ne ho rossore... Mio supplizio è questo amore...». In gioco c’è un trono, un re. E due donne, una regina e la sua ancella. «Ah! sorgi...», fa la Sovrana alla giovane e bella rivale, «È reo soltanto chi tal fiamma accese in te». L’alza, l’abbraccia e la congeda: «Va’, infelice, e teco reca il perdono di Bolena».
 

 


Il compositore regala alle cantanti un toccante duetto in cui la pace si diffonde, dopo momenti di sdegno, con le voci che entrano l’una nell’altra, creando un’inedita e commovente intesa. «Le coppie femminili, le eroine allo specchio della lirica, sono la mia passione. Le donne trovano sempre il modo di affrontarsi, di dirsi come stanno le cose e persino di coalizzarsi. Una Regina e un’aspirante regina si mettono a tavolino e con schiettezza si dicono: mi hai rubato l’uomo, lo vuoi, ma è bene che tu sappia che cosa ti può succedere... Due persone di oggi», spiega il soprano Carmela Remigio che dopo essere stata Anna Bolena in decine di rappresentazioni debutta ora nel ruolo di Giovanna, la favorita che ruba alla nobildonna lo sposo-sovrano, nello spettacolo in scena al Teatro dell’Opera, dal 20 febbraio.

«L’amore è così, sempre, si soffre, si impazzisce», aggiunge, presentando la nuova produzione del Costanzi con la regia di Andrea De Rosa e il maestro Riccardo Frizza sul podio. Cantano con lei Alex Esposito nel ruolo di Enrico VIII e Maria Agresta nei panni di Anna Bolena (repliche fino al primo marzo).

Scoperta a 19 anni da Luciano Pavarotti con cui si esibisce in oltre settanta concerti in tutto il mondo, lanciata da Claudio Abbado che a 22 anni la scelse per la parte di Donna Anna in un suo Don Giovanni, Remigio, nata a Pescara 46 anni fa, è oggi un’interprete mozartiana di riferimento a livello internazionale e ha festeggiato proprio a Salisburgo, nel 2016, la sua 400esima recita di Don Giovani: 350 volte Anna e 50 Elvira. «Mozart per le sue donne ha creato dei capolavori, conosceva l’universo femminile come nessun altro. Forse oggi Woody Allen è così pieno di sfumature. La brillante Susanna, la patetica Contessa, Elettra e Anna, la più grande mentitrice di tutti i tempi. Amandole, le ha rese eterne».

Dopo Anna Bolena a Roma, città cui è particolarmente legata e dove tiene masterclass per nuovi talenti, per Carmela un ricco catalogo di signore: al teatro Massimo di Palermo la aspetta Ilia nell’Idomeneo, Liù alla Fenice di Venezia per Turandot ed Elvira per Don Giovanni, Ecuba al Festival della Valle d’Itria e Nedda al Comunale di Bologna per Pagliacci. 

«Fa parte del mio carattere cercare un secondo sguardo su una storia», spiega il soprano, sposata con un medico dell’Università di Pavia, «ma soprattutto è il punto centrale del mio percorso personale, della mia ricerca. Riportare alla verità dei personaggi. Quanti titoli vantano un doppio ruolo da protagonista, Anna ed Elvira nel Don Giovanni, Elisabetta e Maria Stuarda, Norma e Adalgisa, tantissimi. Molte nascono come coppie di soprani, con spessore e voce simili. E poi, per un certo vezzo di certe primedonne che non volevano essere oscurate, alcune parti sono state affidate a mezzosoprano per differenziare le personalità. Se l’opera è la manifestazione del costume e della cultura di un’epoca, ora è giusto restituire al canto le sue origini, onorare il libretto. Anche perché le prime donne non esistono più. Oggi siamo tutte professioniste che vivono con la valigia e faticano a mettere insieme una vita privata con una carriera gratificante. I capricci appartengono ad altre epoche».

Da Pavarotti a Claudio Abbado, Dudamel e Harding, il suo è un diario di preziose esperienze e di memorie condivise con personalità che hanno scritto la storia della musica. «Pavarotti era molto attento alla carriera dei giovani artisti ed era un gran comunicatore. Con lui ho avuto la possibilità, da giovanissima, di essere catapultata nello star system. Mega concerti in giro per il mondo davanti a migliaia di persone che si spostavano soltanto per ascoltare lui. Capi di Stato, reali, divi di Hollywood che facevano la fila fuori dal camerino semplicemente per stringergli la mano. All’estero, la creatività italiana, la nostra cultura hanno un appeal che spesso noi dimentichiamo. Se qualcuno nel mondo conosce la nostra lingua è solo grazie all’opera. Alcune città sono famose tra gli stranieri soprattutto per i festival lirici che ospitano. Assurdo non tenerne conto».

Quanto ai maestri che l’hanno diretta ricorda: «Abbado era un genio, ma la parola non restituisce la magia che si creava ogni volta che alzava il braccio.
Un grande musicista si riconosce in quell’attimo. Il gesto di alcuni incendia la sala di poesia e la trasforma in un meraviglioso mondo di illusioni in cui perdersi. Almeno per qualche ora». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA