Capucci stilista per Les Étoiles: «Il costume teatrale è sempre rimasto nel mio cuore»

La ballerina argentina Marianela Nuñez, simbolo di Les Étoiles
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Mercoledì 15 Gennaio 2020, 19:24

Ci sarà uno dei più grandi danzatori del firmamento della danza internazionale, il russo Oleg Ivenko, il Nureyev cinematografico di The White Crow diretto da Ralph Fiennes, tra Les Etoiles, il gran gala organizzato e promosso da Daniele Cipriani, giunto alla IX edizione, in scena a Roma, al Parco della Musica il 24, 25 e 26 gennaio.

 Attesi nella capitale dal Teatro Bolshoi di Mosca i russi Denis Rodkin e Eleonora Sevenard, una delle coppie attualmente più in vista della grande compagnia moscovita. Notizia curiosa. Eleonora Sevenard è una lontana parente di Mathilde Kschessinska, la ballerina amante dello zar Nicola II, immortalata recentemente sul grande schermo nel film Matilda di Alexey Uchitel. I fisionomisti più accaniti potranno cercare somiglianze tra la Sevenard e la sua fascinosissima prozia, una delle leggende del balletto russo.

Portabandiera dell'armata danzante sarà ancora una volta la popolarissima ballerina argentina Marianela Nuñez, ormai simbolo de Les Étoiles per luminosità e numero di presenze in campo, che avrà accanto il russo Vadim Muntagirov, danseur noble dei più puri, soprannominato Vadream perché considerato il partner del sogno dalle ballerine del Royal Ballet di Londra, compagnia da cui sia lui che la Nuñez provengono. Interpreteranno passi a due del repertorio classico (La Bayadère e Bella Addormentata).

Brani dal repertorio classico anche per Denis Rodkin e Eleonora Sevenard (Passo a due dal Cigno Nero e da Spartacus) mentre la coppia costituita dal tedesco Friedemann Vogel e dalla spagnola Elisa Badenes, interpreterà Legend, brano di John Cranko, demiurgo dello Stuttgart Ballet, loro compagnia di provenienza accanto ad una scelta contemporanea, Mona Lisa di Itzik Galili, brano che colpisce per il suo atletismo spinto. Una caratteristica che rende Les Étoiles così diverso da altri gala di danza è proprio la scelta del programma, che spazia dai classici di repertorio di Petipa, conditi di fouettés, grands jetés ed altri virtuosismi mozzafiato, a brani firmati da grandi nomi della coreografia del XX secolo o da coreografi contemporanei di punta.
Ad esempio, la ballerina francese Aurélie Dupont, già étoile dell'Opéra di Parigi di cui oggi è la direttrice, sceglie di interpretare la ricostruzione di Ekstasis, leggendario assolo di Martha Graham, immaginato nuovamente da Virginie Mécène. E, inoltre Star, titolo particolarmente ad hoc, su una canzone di Nina Simone, firmato da Alan Lucien Øyen, origini norvegesi, uno dei volti nuovi della grande coreografia internazionale. 

Robert Fairchild, già principal del New York City Ballet, arriva da Broadway per condurci nello scintillante mondo dei musical accanto a Stella Abrera, amatissima ballerina filippina-americana, già principal dell'altra grande compagnia newyorkese, l'American Ballet Theatre. I due interpreteranno un passo a due da Un Americano a Parigi, musical del coreografo Christopher Wheeldon tratto dal film di Vincente Minelli in cui, nel 1951, danzava un indimenticabile Gene Kelly. Le musiche sono di George Gershwin.

Neoclassicismo purissimo e note di Stravinsky invece per Fairchild-Abrera nel passo a due tratto da Apollo di George Balanchine, nume tutelare del balletto americano. Quando, con quel brio caraibico che contraddistingue las estrellas formatesi a L'Avana, i cubani Yanela Piñera (Queensland Ballet di Brisbane, Australia) e Luis Valle (Ballet Méditerannée dell'Opera di Nizza) si scateneranno in un brano tratto dal Don Chisciotte, brillerà sicuramente a Les Étoiles il ricordo della Estrella del Siglo, Alicia Alonso.

A grande richiesta ritorna a Les Étoiles il madrileno Sergio Bernal del Balletto Nazionale Spagnolo, ballerino carismatico che elettrizza gli spettatori fin dall'istante in cui appare in scena, che oltre ad offrirci uno dei suoi roventi zapateado, evocherà anche lui atmosfere da film in un brano di Ricardo Cue intitolato L'ultimo incontro. Sulle note di Hable con ella di Alberto Iglesias, tratte dalla colonna sonora dell'omonimo film di Pedro Almodóvar.

Narra di due amanti, così simili a Fred Astaire e Ginger Rogers (lei è Miriam Mendoza del Balletto Nazionale Spagnolo) seppur con movenze iberiche, che danzano insieme un'ultima volta, prima di lasciarsi per sempre. Atteso infine il coreano Young Gyu Choi del Balletto Nazionale Olandese che interpreterà l'Assolo dell'Idolo d'Oro, tratto da La Bayadère, nonché un passo a due accanto all' étoile a sorpresa, nome svelato all'ultimo che non manca mai durante il gala.

Uno dei più grandi stilisti del mondo quello che Christian Dior definì il miglior creatore della moda italian, Roberto Capucci, ha firmato i costumi per gli spettacolari assolo di Bernal e Choi. È la prima volta che l'immaginifico creatore firma costumi per la danza. L'altissima moda fa dunque il suo ingresso regale a Les Étoiles. Un connubio fecondo, quello fra danza e moda, nato nei primi del Novecento grazie alla geniale intuizione dell'impresario dei Ballets Russes, Serghei Diaghilev, che usava commissionare costumi da couturier di grido come Paul Poiret, Mariano Fortuny e Coco Chanel. Da allora, sono numerosi gli stilisti che hanno disegnato per l'arte della danza, numerose le tendenze lanciate proprio dai palcoscenici di Tersicore da Versace ad Armani. A loro si unisce ora Roberto Capucci. 

«Qualche anno fa, mentre rimettevo in ordine il mio archivio di disegni per la Fondazione -ha raccontato Capucci- mi imbattei in una vecchia bustona ingiallita. Ne lessi il contenuto. Feci un salto indietro nel tempo nei miei ricordi. Correva l'anno 1948 e avevo 18 anni, ero un giovane studente dell'Accademia delle Belle Arti - ha ricordato ancora il celebre stilista- La busta conteneva bozzetti di costumi per una rivista musicale che doveva debuttare a Buenos Aires. Mi ricordo con quale passione e quante attese mi ero messo a creare quei costumi. Ma, come spesso accade, il progetto non andò in porto».

«Gli eventi della mia vita professionale presero la piega che tutti conosciamo. Ma se le cose fossero andate in altro modo oggi forse non sarei un creatore di moda ma vivrei in Argentina - ha proseguito Capucci- A parte l'esperienza con il Teatro di San Carlo di Napoli con Capriccio di Richard Strauss (2002) e le molte collaborazioni con la mia cara amica, il soprano Raina Kabaivanska, non ho mai creato per la scena. Ma il costume teatrale è sempre rimasto nel mio cuore e da qualche anno ho cominciato, nel mio tempo libero, a creare in questa direzione».

«Ho cominciato a esporre disegni di questo progetto a qualche mostra.

In occasione della Sovrana Eleganza al Castello della principessa Odescalchi - ha ricordato ancora - fino alle ultime due mostre, Capucci Dionisiaco. Disegni per il teatro, che si è svolta a Firenze, a Palazzo Pitti e Spettacolo onirico. Disegni per il teatro in programma a Napoli a , Palazzo Scarpetta. Il successo di critica e pubblico mi ha spinto a continuare su questa strada. È quindi con forte emozione ed energia che ho accettato la sfida delle Etoile e del suo patron Daniele Cipriani». 

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