Bob Wilson compie 80 anni e festeggia a Roma con una prima mondiale all'Auditorium

Lucinda Childs e Bob Wilson
di Simona Antonucci
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Giovedì 7 Ottobre 2021, 16:36 - Ultimo aggiornamento: 16:48

Come compagni di vita e di lavoro un lungo elenco di “eletti”, Philip Glass e Allen Ginsberg, Tom Waits, Lou Reed e Lady Gaga, Kerouac e Armani con cui ha realizzato un evento al Guggenheim Museum che ha fatto impallidire puristi dello stage e delle passerelle: «ma l’arte», spiega Bob Wilson, oggi, 4 ottobre, glorioso ottantenne, al lavoro a Roma per un’opera che vedrà la prima mondiale all’Auditorium, «è tracciare linee, curve, dritte o segmenti, non importa se poi a interpretarle è un ballerino, un pittore o uno stilista». Contaminando tutti i linguaggi, ha inventato “monumenti” di luce, firmato opere liriche e «opere in silenzio, composizioni poetiche con una sequenza di balbettii. Lavori di sette ore o sette giorni sulla vetta di una montagna in Iran, ma anche performance da 30 secondi l’una». Ma non ce n’è una più importante dell’altra, «la vita, dalla nascita alla morte, è un percorso in divenire. Non sarei stato in grado di collaborare con Lou Reed se non avessi prima incontrato la quiete di Nono».

 

Voom Portraits

Leone d’Oro alla Biennale per una installazione e autore dei video tv Voom Portraits con protagonisti celebrità di Hollywood, animali, premi Nobel e vagabondi, il coreografo, pittore, scultore, videoartista, designer, festeggia lavorando al Parco della Musica: «Una straordinaria coincidenza, dato che le mie visioni partono sempre dalla musica».

E alla domanda: che cos’altro potrebbe fare ora? Risponde, ridendo: «Beh, finalmente potrei fare la cosa sbagliata. Per esempio? Teatro naturalistico». Il nuovo progetto debutterà a giugno prossimo, e lo vede accanto a Lucinda Childs Childs, ballerina coreografa, seconda metà di un sodalizio storico che nel Settanta diede vita al mitico “Einstein on the beach con le musiche di Philip Glass.

MeetMediaGuru

Ma gli omaggi per il suo compleanno proseguono per un anno intero. Oltre Parigi e Roma anche Milano vuole festeggiare i suoi primi ottanta anni. Il 16 ottobre alle 18,30 al MEET center di Piazza Oberdan Wilson incontrerà il pubblico nel format MeetMediaGuru. «Io un guru? Speriamo di no! Mi ritengo soddisfatto di potermi alzare ogni mattina». La giornata si aprirà con la proiezione dei suoi spettacoli più iconici: Hamlet: a monologue del 1995 o Krapp’s last tape del 2009.

Achille Bonito Oliva

Un ritorno in Italia, da sempre Paese di riferimento, dalle mitiche apparizioni nel garage romano dove Achille Bonito Oliva lo invitò a “Contemporanea” nel 1973 al primo incontro con il CRT a Milano nel 1976. Da Spoleto a Pompei dove è stato allestito Oedipus. Wilson è atteso a Milano anche per la mostra-installazione su Kerouac e On the road, ma intanto è a Roma per la nuova produzione. Chiuso in una sala lavorano al workshop iniziale che terminerà in Robert Wilson / Lucinda Childs: A work in three parts (il titolo è provvisorio): Relative Calm, (musica di Gibson); Pulcinella Suites, (musica di Stravinsky, nuova creazione in anteprima mondiale) e Available Light (musica di John Adams). Un progetto che si sviluppa in coproduzione fra il Teatro Comunale di Bologna,  il Théatre Garonne\scène européenne di Toulouse e la Fondazione Musica per Roma su iniziativa di  Change Performing Arts, la struttura produttiva creata e diretta da Franco Laera che da oltre quarant’anni affianca l’artista americano in tante avventure artistiche nei quattro angoli del mondo. Impegnati nell'evento i giovani componenti della nuova formazione romana MP3\dance company diretta da Michele Pogliani e la Parco della Musica Contemporanea Ensemble diretta da Tonino Battista.

John Cage

«Un evento», spiega l’ad dell’Auditorium Pitteri, «teso a rilanciare grandi collaborazioni internazionali e a valorizzare le nostre orchestre residenti». In una stanza chiara, Il primo “ciak”: «Il bianco accoglie tutto. Preferisco il vuoto, pochi oggetti che poco per volta si compongono». Cita John Cage «ha detto che non esiste il silenzio. È vero, perché tutto produce suoni. E quando cerchiamo davvero il silenzio impariamo a sentire». E, spiega, è così anche per il movimento. «Solo quando ti fermi riesci rifondare il gesto». Studi in Business Administration in Texas e poi Architettura a Brooklyn «se avessi studiato teatro, forse non avrei fatto tutto quello che ho fatto. Mentre con l’architettura ho capito la luce, protagonista di ogni mio spettacolo. Ma a differenza di un architetto che costruisce e poi illumina, io creo con la luce».

La Bilancia

Prende un foglio di carta e comincia a disegnare: «In Einstein on the Beach c’erano blocchi illuminati nello spazio scenico che interagivano con i danzatori e i musicisti. Ed è stato sempre così». Wilson ha forzato il limiti dello spettacolo dal vivo con un centinaio di capolavori, ma se provi a chiedere quali passaggi hanno segnato la sua leggendaria carriera parla di «un albero o di un fiume che perdono foglie e accolgono affluenti, senza perdere identità». Né gli è possibile intrecciare relazioni tra un’opera e l’altra. «Sono gli opposti ad attrarmi, ho sempre lavorato con il numero 2, Paradiso e inferno, mano sinistra e destra, forse, chissà, dipende dal segno zodiacale: sono della Bilancia». 

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