Dopo il cinema, la Biennale torna in mostra: al via il teatro. E poi musica e danza. Ai Giardini le immagini storiche

LA TRAGEDIA E’ FINITA. PLATONOV DI LIV FERRACCHIATI
di Simona Antonucci
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Domenica 20 Settembre 2020, 15:43

Chiusa la Mostra del Cinema, la Biennale di Venezia ha inaugurato il 14 settembre il 48esimo Festival Internazionale del Teatro (fino al 24 settembre), diretto da Antonio Latella, al suo ultimo mandato. Ed è alla parola poetica di Mariangela Gualtieri, alla sua scrittura che celebra la natura e invita la comunità del pubblico all'ascolto, che è stata affidata l'inaugurazione.

Come una “collettiva” del teatro italiano curata da Antonio Latella, il Festival  prosegue domenica 20 settembre con un altro trittico di artisti: il collettivo UnterWasser, che ripropone in chiave del tutto originale il teatro di figura con Untold, in scena alle Sale d’Armi (ore 16 e ore 21); Liv Ferracchiati, che dopo un percorso di scrittura autonoma firma adattamento e regia del cechoviano La tragedia è finita, Platonov; infine la compagnia Nina’s Drag Queens, che rivisita in chiave parodistica i classici, in questo caso Tomasi di Lampedusa, con Le Gattoparde (L’ultima festa prima della fine del mondo) al Teatro Goldoni (ore 21.30). Proseguono anche le repliche dell’originale performance per spettatore solo firmata da Daniele Bartolini, The Right Way, allestita nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian, sede della Biennale, dalle 10 alle 20 (ogni mezz’ora).

Il 14 sono stati consegnati i Leoni del Teatro: a Franco Visioli, musicista e sound designer, il Leone d'oro alla carriera, e Alessio Maria Romano, pedagogo, regista e coreografo, il Leone d'argento.

«I Leoni dati in questi anni
»,  ha affermato il curatore della Mostra di Teatro, Antonio Latella, «sono stati fondamentali per rafforzare le tematiche scelte nella programmazione. Così, anche nel 2020, si premiano artisti che danno e fanno tantissimo per il teatro, ma che spesso restano in seconda linea».

Il Leone d'oro alla carriera a Franco Visioli, che con la sua drammaturgia musicale ha accompagnato quasi tutti i lavori di Massimo Castri ma anche di Thierry Salmon, di Peter Stein, dello stesso Latella, vuole essere un riconoscimento a una figura «che, nel teatro, spesso condiziona la riuscita di uno spettacolo>, ha aggiunto il curatore,
«Il suono è sempre stato fondamentale per uno spettacolo, spesso è stato ed è uno spazio sonoro che riesce a sostenere la regia laddove non riescono a farlo scenografi o costumisti, e in alcuni casi gli attori stessi».

Il Leone d'argento Alessio Maria Romano, che ha collaborato a tanti spettacoli di Luca Ronconi, mette sotto i riflettori un'altra figura fondamentale nel teatro, che è il pedagogo, «colui che dà inizio al tutto, occupandosi di trovare ed esaltare talenti prendendosene cura fin dagli esordi».

Entrambi i premiati hanno presentato alla Biennale due opere in prima assoluta, ugualmente ispirate dal tema della censura scelto per il Festival:  
Bye Bye di Alessio Maria Romano e  Ultima latet, che ha visto Franco Visioli cimentarsi per la prima volta nella regia.

Quindi, tutti gli appuntamenti  del Festival dal titolo Nascondi(no), quarto atto del progetto di Antonio Latella: una sorta di Padiglione Italia sul il tema della censura. Saranno gli “Incontri” tra generazioni le linee della sezione di Musica Contemporanea, dal 25 settembre al 4 ottobre, direttore Ivan Fedele, che festeggia i 100 anni della nascita di Maderna e i 20 della morte di Donatoni; e la Danza (13 - 25 ottobre) diretta da Marie Chouinard con 19 coreografi e 23 titoli. «Perché la Biennale
», spiegò il presidente Roberto Cicutto in occasione della presentazione, «non sarà un susseguirsi di inaugurazioni, ma l’insieme delle sue Mostre».

Ai Giardini della Biennale, nel Padiglione Centrale, è in corso (fino all'8 dicembre) la mostra
Le muse inquiete. La Biennale di fronte alla storia realizzata dall’Archivio storico della Biennale – ASAC, nella ricorrenza dei 125 anni dalla sua fondazione.

 

La mostra è curata per la prima volta da tutti i direttori dei sei settori artistici che hanno lavorato insieme per ripercorrere, attraverso le fonti uniche dell’Archivio della Biennale e di altri archivi nazionali e internazionali, quei momenti in cui La Biennale e la storia del Novecento si sono intrecciate a Venezia.

 

Cecilia Alemani (Arte), Alberto Barbera (Cinema), Marie Chouinard (Danza), Ivan Fedele (Musica), Antonio Latella (Teatro), Hashim Sarkis (Architettura) hanno attinto non solo ai materiali dell’Archivio storico della Biennale e dell’Istituto Luce-Cinecittà e Rai Teche, ma anche ai documenti degli archivi della Galleria Nazionale Arte Moderna di Roma, Fondazione Modena Arti Visive, Archivio Ugo Mulas, Aamod-Fondazione archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, Archivio Cameraphoto Arte Venezia, IVESER Istituto Veneziano per la Storia della Resistenza e della società contemporanea, Peggy Guggenheim Collection, Fondazione Ugo e Olga Levi, Centro Sperimentale di Cinematografia Roma, Tate Modern London.

Il Presidente della Biennale Roberto Cicutto, nel presentare la mostra aveva espresso la sua gratitudine per
«la generosa adesione che i direttori, lo staff dell’Archivio storico e lo staff della Biennale tutta hanno dato alla costruzione - in parallelo con gli impegni relativi alle Mostre e ai Festival - di un progetto che rafforza ancor più La Biennale come laboratorio permanente di ricerca delle arti contemporanee, motore indispensabile di indagine sul presente e sul futuro e strumento strategico di sviluppo anche economico per la società contemporanea».

I direttori hanno selezionato per questa mostra testimonianze, filmati rari e opere e costruito percorsi di ricerca che si soffermano su quei momenti in cui il passato dell’Istituzione veneziana si è intersecato agli eventi della storia globale, manifestando e generando fratture istituzionali, crisi politiche ed etiche, ma anche nuovi idiomi creativi. La mostra si articola nelle sale del Padiglione Centrale in un itinerario che attraversa le sei discipline: dagli Anni del Fascismo (1928-1945) alla guerra fredda e ai nuovi ordini mondiali (1948-1964), dal ’68 alle biennali di Carlo Ripa di Meana (1974-78), dal Postmoderno alla prima Biennale di Architettura fino agli anni ’90 e l’inizio della globalizzazione.

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