Bernal a Les étoiles all'Auditorium: «Nel mio Cigno, il sangue di un bailaor»

Sergio Bernal, madrileno, 28 anni, primo ballerino del Balletto di Spagna, domenica e lunedì all'Auditorium
di Simona Antonucci
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Sabato 19 Gennaio 2019, 20:56
La tecnica di un ballerino di danza classica e il temperamento di un interprete di flamenco. Viene applaudito, nei teatri di tutto il mondo, per la farruca del Molinero, così come nella coreografia “Il cigno” di Ricardo Cue, dove sulle musiche di Saint-Saëns, con uno slip e basta a coprire un corpo statuario, mette le ali della fantasia a un personaggio solitamente legato al repertorio femminile. Tra baile e virtuosismi, Sergio Bernal, madrileno, 28 anni, lo propone domenica 20 e lunedì 21 al Parco della Musica per il gala Les étoiles, a cura di Daniele Cipriani (con il contributo di Poema S.p.A. e promosso dalla Fondazione Terzo Pilastro). 

«Una coreografia in cui io rompo le barriere», spiega Bernal, protagonista anche di campagne pubblicitarie e video, «e che fonde le mie due anime. Come se una parte del corpo rispondesse agli insegnamenti classici e un’altra tornasse alle mie origini e le mie radici».

Primo ballerino del Balletto Nazionale di Spagna, ha cominciato studiando il flamenco «che è rimasto la mia passione, la base della mia tecnica», spiega, «ma soprattutto è il punto di riferimento espressivo per riuscire a manifestare i miei sentimenti. Fondamentale nella coreografia del Cigno, dove devo rappresentare le ultime ore di vita di essere vivente. Un ruolo solitamente femminile. Ma credo che in quel momento, quando si sente la vita che fugge via, non si è né uomini, né donne, ma persone, paura, silenzio».

Con lui sul palco, colleghi, star di prestigiose istituzioni: Vladislav Lantratov e Maria Alexandrova del Teatro Bolshoj di Mosca; Leonid Sarafanov del Teatro Mikhailovsky di San Pietroburgo (già con il Mariinsky) e Oleysa Novikova del Teatro Mariinsky di San Pietroburgo; Polina Semionova del Teatro dell’Opera di Berlino (già dell’American Ballet Theatre, New York); Bakhtiyar Adamzhan del Teatro dell’Opera di Astana (Kazakistan) e Tatiana Melnik dell’Opera di Stato Ungherese, Budapest; Marianela Nuñez e Vadim Muntagirov del Royal Ballet di Londra. E Sergio Bernal, già étoile a sorpresa della scorsa edizione, che oltre al Cigno, danzerà Zapateado di Sarasate, un cult della tradizione del suo Paese.

«Un classico del flamenco», racconta, «e del mio repertorio. Molti colleghi lavorano sulla contaminazione di più linguaggi. Magari, affiancando il contemporaneo verso nuovi cammini. Sono esperimenti interessanti, suggestivi, ma secondo me rischiano di raffreddare quella forza, quella rabbia e quell’allegria che sono nel dna del ballo spagnolo. Un capitolo a parte è Israel Galván. Straordinario, una star assoluta, un bailaor unico e rivoluzionario. Con uno stile che è il suo ed è irripetibile». Bernal gira il mondo con il Bolero, il Concierto Andaluz, crede nel lavoro di divulgazione della danza ed ammira l’impegno, oltre alla bravura, di Roberto Bolle. Quanto ai lati bui del mestiere, come quelli tornati alla ribalta con un post sessista di Polunin su Instagram, risponde: «Sergei è bravissimo, anche nel confezionare operazioni commerciali». 

In programma, domenica e lunedì, momenti del repertorio di tradizione, Il lago dei cigni, Don Chisciotte, Il Corsaro, Diana e Atteone, Romeo e Giulietta, insieme a brani moderni, tra cui “Nureyev”, balletto di Demutsky, Serebrennikov e Possokhov sulla vita del grande maestro, con Maria Alexandrova e Vladislav Lantratov. 
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