Eve Hewson, l'attrice figlia di Bono degli U2: «Sono felice perché i miei fan non conoscono papà»

Eve Hewson, l'attrice figlia di Bono degli U2: ««Sono felice perché i miei fan non conoscono papà»
di Ilaria Ravarino
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Domenica 4 Luglio 2021, 07:33 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 21:08

Ci vuole coraggio e sfrontatezza. Ma adesso, a 29 anni e con una brillante carriera davanti, l'irlandese Eve Hewson può permettersi qualche capriccio.

 

In particolare uno: «Niente domande su mio padre», anche perché la serie di Fremantle con cui dal 7 luglio arriverà su Sky Serie e NOW, I Luminari Il destino nelle stelle, la vedrà per la prima volta come unica protagonista (l'antagonista è Eva Green), in una sontuosa storia ambientata a fine Ottocento in Nuova Zelanda.

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Dopo aver recitato per Paolo Sorrentino in This Must be The Place, per Steven Spielberg ne Il ponte delle spie e per Steven Soderbergh nella serie The Knick, Hewson si toglie uno sfizio: affrancarsi, finalmente, dall'ombra del padre rockstar, il cantante Bono Vox degli U2.
A che punto è della sua carriera?
«Sono molto soddisfatta. I Luminari è una serie girata come se fosse un film e io sono nell'80% delle scene: è stato fisicamente ed emotivamente importante. Questa serie è un punto di svolta. E non solo per me».
In che senso?
«È il primo copione che mi ha fatto capire che le cose sono cambiate. Dieci anni fa I Luminari non sarebbe stata fatta così. Il mio personaggio non è protagonista del romanzo da cui è tratta la storia: mettere al centro una donna è stata una scelta consapevole. Sono felice di cavalcare un momento tanto fortunato per le donne a Hollywood».
Ora che è famosa può dire dei no?
«Posso scegliere.

All'inizio speravo che i produttori si accorgessero di me. Ora cerco di sorprenderli. Voglio fare tutto quello che non ci si aspetta da me».

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Come ha convinto i produttori?
«Devo tutto a Paolo Sorrentino. Quando mi ha cercata ero ancora una studentessa. Mi ha chiesto se sapessi andare in skate, gli ho mentito: ho dovuto prendere lezioni a Central Park, è stato devastante. Siamo ancora in contatto, ogni tanto ci sentiamo. Ho visto il suo The Young Pope, una serie incredibile. Spero di lavorare ancora con lui».
E Spielberg? Come l'ha avvicinato?
«Sempre merito di Paolo. Mi ha fatto entrare nel radar di registi come lui e Soderbergh. Se non avessi fatto il suo film, non mi avrebbero mai notata. Mi ha aiutata a costruire una reputazione».
Ne I Luminari si parla di anime gemelle. Ci crede?
«Non penso di averla incontrata. Però sono una maniaca dello zodiaco. Non mi muovo di casa se non so come sono allineate le stelle».
Se dovesse ricominciare tutto da capo, come il suo personaggio, dove andrebbe?
«Non ho un luogo dove fuggire. E non sono una che si rifugia nel passato. Prenderei una macchina del tempo e me ne andrei nel futuro».
Avete girato I Luminari con il Covid?
«No, molto prima. Il Covid ha rallentato l'uscita della serie. Nell'industria ci sono stati tantissimi ritardi, la situazione è grave».

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È ottimista sul futuro del cinema?
«Il futuro è la tv. Ormai il pubblico si è abituato a questo tipo di racconti, a stare con i personaggi a lungo, non solo per un paio d'ore. Vorrei continuare a fare cinema, ma immagino che nel futuro ne usciranno solo pochi all'anno. I migliori ruoli per gli attori, già oggi, li offre la tv».
Come ha vissuto la pandemia?
«Da privilegiata. Sono tornata a vivere con la mia famiglia in Irlanda. Ho passato del tempo con i miei nonni ed è stato bellissimo. Ma come tutti conosco persone che di Covid sono morte: siamo ancora tutti sotto shock. Ci vorrà del tempo per riprenderci».
Qualcuno si ricorda ancora che ha un papà famoso?
«Le cose stanno cambiando e lo trovo molto divertente. Negli ultimi tempi la gente non viene più da me per chiedermi di mio padre, ma delle serie che ho girato. Specialmente i fan di The Knick. La maggior parte di loro non sa chi sia mio padre. E questo, onestamente, mi fa molto piacere».
 

 

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