Emily Dickinson, la poetessa ribelle
tra opere e una black-serie tv

Un'immagine della serie "Dickinson"
di Leonardo Jattarelli
5 Minuti di Lettura
Lunedì 14 Dicembre 2020, 18:05

«Molte si affollano sull’arca della salvezza - scrisse Emily nel maggio del 1848, quando aveva 18 anni -. Io non ho ancora ceduto alle lusinghe di Cristo». Non c’era Dio che potesse piegarla. La straordinaria poetessa americana Emily Dickinson non rifiutava la religione, ma la costrizione. La sua è stata un’autoreclusione durata circa trent’anni, nella sua stanza, vestita di bianco, candida, mentre la sua mente era “perversamente” attraversata da ombre inquietanti.

La sua opera è stata conosciuta soltanto dopo la sua morte, avvenuta all’età di 56 anni. Fino ad allora, infatti, solo sette testi erano stati pubblicati; in seguito, la sorella Lavinia trovò nella camera di Emily nientemeno che 1.775 poesie scritte su minuscoli biglietti cuciti assieme con ago e filo.
A 190 anni dalla nascita della grande poetessa americana, nel dicembre del 1830 ad Amherst nel Massachusetts, la sua figura resta una delle più moderne, ribelli, misteriose e controverse non solo della letteratura ma anche della storia sociale degli Usa. Perché Emily era una donna controcorrente decisa a pagare questa sua “diversità” fino alle estreme conseguenze. Una visionaria, una passionale, e non è un caso che il suo personaggio abbia fatto gola anche al piccolo schermo che lo scorso anno ha visto l’inizio di una serie in 10 episodi, “Dickinson” andata in onda su Apple Tv+. Gli spunti per una lettura dai risvolti molteplici della sua personalità sono talmente tanti che la produzione ha deciso di girare nuovi episodi. I primi tre andranno in onda sulla piattaforma streaming l’8 gennaio prossimo.
La serie tv creata da Alena Smith ripercorre le vicende della poetessa e in particolare del periodo storico in cui è vissuta. Attraverso lo sguardo della protagonista, interpretata da Hailee Steinfeld, la serie tv propone una visione più leggera ma sicuramente pungente sul mondo della poetessa, quella che si è sempre sentita fuori posto, o meglio, nata nell’epoca sbagliata.

La seconda stagione di Dickinson continuerà ad esplorare i vincoli e le limitazioni di società, di genere e della famiglia tipici della società americana del IXX secolo. Nei nuovi episodi, Emily Dickinson (Steinfeld) viene trascinata al di fuori della sua vita privata letteraria che custodisce con gelosia, e scaraventata nell’occhio dell’opinione pubblica. Emily affronterà un dilemma: inseguire la fama può rivelarsi un gioco pericoloso, oppure esiste un’altra strada è percorribile?
Gran parte della produzione della Dickinson è datata tra il 1860 e il 1863, quando la poetessa aveva poco più di trent’anni. E il periodo non è casuale visto che, con lo stesso ardore che la Bronte infondeva a quei tempi nel suo Cime tempestose, Emily s’infuocò di passione per un mai identificato “Padrone”, come lo chiamava lei. Alcuni parlano di un pastore protestante per il quale scriveva, firmandosi Daisy: «Vogar nell’Eden! Ah, il mare! Se potessi ancorarmi stanotte in te!». Ma le ipotesi sui suoi uomini sono sempre state talmente vaghe da supporre che i suoi fossero sempre stati amori platonici. «Basta girare la chiave, ed ecco la libertà» diceva la nipote Martha.

Quella libertà che iniziava nella stanza solitaria di Emily.

Anche questo suo lato del carattere verrà riproposto nella serie tv che vede nel cast, oltre alla protagonista Hailee Steinfeld, Jane Krakowski (Ally McBeal, 30 Rock, Unbreakable Timmy Schmidt) nelle vesti della signora Dickinson, la mamma di Emily e ancora Toby Huss che è l’algido patriarca della famiglia, Edward Dicknson, mentre Adrian Blake Enscoe e Anna Baryshmikov interpretano rispettivamente Austin e Lavinia Dickinson, i fratelli di Emily. Infine troviamo anche Ella Hunt, qui nei panni della migliore amica di Emily, Sue Gilbert. Finn Jones (Game of Thrones, Marvel’s Iron Fist) e Pico Alexander si uniscono al cast della seconda stagione; Finn Jones interpreta Samuel Bowels, editore di un giornale dal fare energico e dotato di un fascino magnetico. Pico Alexander è Henry Shipley detto “Ship”, un giovane uomo che ha abbandonato gli studi all’Amherst College e vive a casa dei Dickinson.
Tra le guest star della seconda stagione ritroveremo Wiz Khalifa nei panni del personaggio della Morte, mentre tra i volti nuovi spiccano Nick Kroll nelle vesti di Edgar Allan Poe, Timothy Simons nel ruolo di Frederick Law Olmsted, Ayo Edebiri nella parte di Hattie, e infine Will Pullen che presta il volto a Nessuno.

La serie tv ha il sapore di una black comedy dove Hailee Steinfeld, andando contro il tradizionale ritratto tramandato dagli storici di una Emily donna timida e reclusa, porta in scena una poetessa ribelle, sicura di sé e rivoluzionaria anche dal punto di vista sessuale. In un’epoca in cui alle donne viene richiesto di sposarsi entro i 25 anni di età per dedicarsi esclusivamente alla famiglia, e l’educazione scolastica è un lusso concesso quasi esclusivamente agli uomini, la giovane Emily decide di andare contro il volere dei propri genitori e della società tutta per diventare una scrittrice. E dunque il ritratto si avvicina molto a quello delle teen ager contemporanee, tanto che in molti hanno definito la prima stagione di “Dickinson” una vera e propria storia di Millennial.
Emily era una ragazza troppo sopra le righe per il suo tempo, tanto che venne costretta a recarsi a Boston, per una visita presso il dottor James Jackson. Non tutti sanno che si giunse alla conclusione che la poetessa soffriva di epilessia e che nel Dna della famiglia quella malattia era una costante. Ne aveva sofferto il cugino Zebina Montague, ne soffrirà il nipote Ned, e il fratello Austin ne registra gli attacchi nel suo diario privato. Ma tutto rimarrà segreto. Le crisi di Emily dovevano restare tra le mura domestiche e la paziente dovrà seguire una dieta rigorosa, riposare a lungo e indossare abiti sempre pulitissimi. Eppure il suo spirito andrà sempre al di là dell’abbandono, anche del corpo: «Toglietemi tutto, ma lasciatemi l’Estasi». In queste parole, forse, è racchiuso il suo vero testamento. Ma questa è un’altra storia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA