I magnifici marmi della principessa, quasi tutti provenienti da sepolture, appartenenti alla vasta Necropoli dell'Esquilino, sfilano ora anche nel “rinato” giardino di Villa Wolkonsky, che è stato svelato oggi dall’Ambasciatore britannico Christopher Prentice, con la partecipazione del ministro per i Beni culturali e per il turismo Dario Franceschini. Un restauro sostenuto grazie a Shell Italia.
«Un luogo stupendo nel cuore di Roma - ha commentato Dario Franceschini durante la visita - Un luogo extraterritoriale perché di proprietà del Regno Unito, attraversato dall’Acquedotto di Nerone, e che è stato al centro di un importante lavoro di recupero e valorizzazione e che sono sicuro presto sarà aperto anche al pubblico. Un esempio di recupero intelligente di un pezzo di patrimonio, che dimostra come Stato, Chiesa o privati possano sempre contribuire ad un’operazione di salvaguardia».
Un patrimonio recuperato attraverso un lavoro cominciato nel 2011 e coordinato dall’architetto Valentina Puglisi, curatrice della collezione, e dai restauratori Stefano Volta e Silvia Simeti, che è stato il fiore all’occhiello della raffinata corte culturale che la principessa - amante dello zar Alessandro I di Russia, di cui sposò l’aiutante di campo, il principe Nikita Wolkonsky- alimentò nella sua residenza romana ereditata dal padre (frequentata da Stendhal, Walter Scott, e persino Gogol che concepì “Le anime morte” proprio in una grotta del giardino).
E nel parco della villa, lungo le trentasei arcate dell’Acquedotto di Nerone si possono incontrare gli splendidi ritratti funerari, tra cui spicca quello dei Servilii, e i sarcofagi decorati a bassorilievo, famosi quello delle Ghirlande e quello con la Corsa delle Bighe. Fino alla splendida Athena Parthenos.
Lo spettacolo del giardino è davvero protagonista a Villa Wolkonsky, un lavoro di restyling del verde portato avanti con cura certosina da Nina Prentice: «Dobbiamo immaginarlo sommerso di rovi e vegetazione selvatica - racconta la Prentice - Rappresentava un’idea romantica di giardino, ma appariva difficile da leggere e interpretare. Così abbiamo cercato di recuperare il disegno originario, voluto dalla principessa Wolkonsky, ispirato alle suggestioni dell’Arcadia. Le arcate dell’Acquedotto, i giochi di lecci, il tempietto, traducono ora le sue idee, quasi evocando il paesaggio da Arcadia del pittore francese Claude Lorrain».
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