Solo nel 2017 vi hanno girato tre produzioni televisive pronte ad andare in onda, come raccontano dagli uffici del Museo delle Civiltà, la nuova istituzione culturale promossa alla gestione autonoma dalla riforma del ministro Dario Franceschini, che ha accorpato le sedi museali dell’ Eur. Sorte analoga anche per il Museo dell’Alto Medioevo che la scorsa primavera ha conquistato il cuore di una star icona internazionale come Ridley Scott. Erano i primi di aprile quando l’80enne papà di “Alien”, “Blade Runner” e “Il Gladiatore”, arrivava a viale Lincoln (a bordo di un van dai vetri oscurati) con i fedeli direttore alla fotografia e scenografa, per effettuare i sopralluoghi tecnici per il suo “Tutti i soldi del mondo” da domani nelle sale cinematografiche. La storia del rapimento di John Paul Getty III, avvenuta a Roma nel 1973 orchestrata dalla ‘ndrangheta, era un progetto che Scott si portava dietro da tempo e la ricerca del set perfetto era l’obiettivo della giornata.
Oggi il personale del museo ricorda quell’incontro ancora con un trasporto da appassionati di cinema: «Appena arrivato aveva un atteggiamento burbero e austero, molto distaccato. Cercavano la location ideale per un ufficio postale - raccontano dall’entourage del direttore Fabio Gambari - Hanno visionato la hall della biglietteria e una serie di spazi, fino al salone della biblioteca. Erano soddisfatti. A quel punto, ha voluto vedere il museo».
IL RICORDO DEL SOPRALLUOGO E quell’animo burbero, dicono, s’è sciolto. Ad incuriosirlo erano soprattutto i preziosi reperti longobardi: le armature e le armi millenarie esposte nelle vetrine. «Faceva tante domande e ne chiedeva la provenienza», raccontano. Fino a rimanere letteralmente incantato davanti all’Opus Sectile, la gigantesca decorazione di marmi policromi che rivestiva la grande domus di Porta Marina a Ostia Antica. Per lui e la sua scenografa, in regalo anche un volume ricordo. Pochi metri di distanza, e Scott ha trovato all’ Eur altre due location per il suo biopic sull’erede del petroliere Getty, dal Palazzo dei Congressi al Salone delle Fontane.
All’inizio dell’estate, sembrava di essere tornati indietro nel tempo, a quel 1973 (sempre d’estate) quando sparì nel nulla il diciassettenne Getty III mentre camminava a piazza Farnese. Macchine d’epoca, comparse in costumi vintage: l’effetto evocativo era stupefacente. L’ebbrezza di una mega produzione hollywoodiana che sembrava rievocare i fasti di James Bond sotto il colonnato del Museo della Civiltà Romana. Per tornare al Pigorini, i ciak si sono rincorsi in questi mesi. Scorci del Tribunale di Palermo per alcune scene della fiction “Mario Francese” dedicato al giornalista assassinato dalla mafia negli anni ‘70, con Marco Bocci. Le produzioni sembrano fare a gara a girare tra i corridoi titanici del Pigorini, come è successo per la nuova stagione di “Tutto può succedere”, e per il film televisivo “Innamorati di me” con Nunzio Fabrizio Rotondo e Paolo Vita.
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