Umberto Tozzi, un nuovo disco per parlare d'amore e di sociale

Umberto Tozzi, un nuovo disco per parlare d'amore e di sociale
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Sabato 21 Novembre 2015, 00:59 - Ultimo aggiornamento: 6 Novembre, 10:19
Dopo tre anni Umberto Tozzi torna con un

disco di inediti, "Ma chespettacolo", in cui «parlo d'amore ma anche

del sociale». Il disco contiene 13 brani che, come racconta

all'Adnkronos lo stesso cantautore, sono il frutto di una scelta precisa che ha portato a scartarne altri. Quelli scartati però, tiene a sottolineare Tozzi «non troveranno spazio in un altro mio prossimo

disco perchè non amo tenere canzoni nel cassetto. Se sono state scartate significa che non mi piacciono e quindi non le farò mai».



Con 75 milioni dischi venduti e una carriera iniziata musicalmente nel '68 Tozzi racconta brevemente la sua storia ripercorre la sua carriera

artistica, nata musicalmente a Milano dopo che a Torino aveva suonato «con un grande di allora: Patrick Samson. Ho deciso di trasferirmi a

Milano -prosegue- perchè Milano era la città dove c'era un grande giro di lavoro sia discografico che editoriale. Qui ho avuto modo di

incontrare tanti artisti e musicisti e da qui è nata la mia carriera creativa».



Una carriera fatta, come spesso accade, di momenti belli e momenti brutti. «Il momento più brutto -spiega Tozzi- è stato all'inizio, dopo il mio primo disco che è stato il mio disco più

invenduto. Quel disco però conteneva "Donna amante mia" e "Io camminerò" che cantò Fausto Leali portandola al successo».



Il momento più bello, invece «è stato quando ebbi la notizia che Laura Branigan aveva inciso la cover di "Gloria" per gli Stati Uniti: finalmente, dopo tanti anni, c'era una canzone italiana che passava

l'Oceano. Gloria, assieme a Volare, penso sia la canzone che meglio di tutte rappresenta l'Italia all'estero».



Tornando a "Ma che spettacolo" «è un titolo importante -sottolinea Tozzi- che ha due facce: quella che ho voluto esprimere è

quella che tocca il sociale. Guardando la tv o leggendo i giornali si vede la brutta faccia della realtà. Parlo di bambini con i fucili in

Afghanistan così come parlo d'amore nello stesso tempo ma c'è anche un motivo di speranza e di un miracolo, che si spera che avvenga, cioè

che questa immagine si trasformi in un messaggio di pace».



Quanto ai tanti giovani che ogni girono cercano di sfondare nel mondo musicale «a loro suggerisco di fare quello che non abbiamo fatto noi: a livello musicale, infatti -spiega Tozzi- quello che abbiamo fatto noi è irripetibile». Per Tozzi «Abbiamo vissuto un'epoca fortunata, momenti storici e come gli anni '60, '70 e '80 e penso che debbano passare

altri cento anni prima che si verifichi una crescita e nascita di persone che avevano la fame a la passione che avevamo noi».



«I ragazzi di oggi -prosegue- purtroppo sono un pò bloccati dal fatto che le case discografiche non li aiutano come aiutavano noi. Allora c'era la possibilità di sbagliare un disco, come successe a me, e di

farne però un secondo. Oggi i ragazzi si trovano a fare solo dei talent, con la differenza che nei talent fanno un pò di karaoke, non si sente l'artista e cosa possa esprimere davvero». Quanto al Festival di Sanremo «in città -sottolinea Tozzi scherzando ma non troppo- vado a fare la spesa molto spesso

perchè abito da più di vent'anni a Montecarlo. Devo dire che la frequento solo per questo. Passo davanti al Teatro Artiston e lo guardo con un bellissimo ricordo perchè vinsi il festival assieme a

Morandi e a Ruggeri con "Si può dare di più"».



«Feci un altro passaggio con "Gli altri siamo noì" nel '91 e l'ultima mia partecipazione fu un vero disastro perchè cantai per primo e mi

mandarono a casa immediatamente». Sanremo «credo che sia una vetrina importante per i giovani non più per gente come noi che ha una

carriera alle spalle. Noi vecchì dovremmo solo fare gli ospiti e lasciare la gara i giovani».



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