​Intervista a Tommaso Paradiso: «E ora giro una commedia romantica»

Intervista a Tommaso Paradiso: «E ora giro una commedia romantica»
di Fiamma Sanò
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Mercoledì 15 Maggio 2019, 00:12

Gli mancava giusto il film. In teoria la conferenza stampa di Tommaso Paradiso e i TheGiornalisti doveva servire per annunciare il nuovo singolo, Maradona y Pelè, lungo di gestazione e pronto per essere partorito venerdi 17, giusto per l’estate, che ormai «ci sono affezionato». Poi invece Tommaso Paradiso annuncia che dopo il Love Tour, chiuso ieri sera al Forum di Assago, a Milano, in attesa della data del 7 settembre al Circo Massimo di Roma, non c’è in programma un nuovo album, bensì un film.
Di cui sarà regista e pure sceneggiatore, «insieme con altre due persone molto brave». Top secret i loro nomi, idem la casa di produzione. Perché il cinema? «Prima o poi dovevo farci i conti. Ma non mi pongo aspettative, possono anche dirmi “fratello, molla la cinepresa”, lo faccio con serenità. Quest’idea ce l’ho da un paio di anni e finalmente ho trovato delle persone a cui è piaciuta. Ho fatto il colloquio ed è andata bene». Paradiso pr ora dice solo che è «una commedia molto romantica, anche un po’ malinconica. In cui cerco di mettere tutto ciò che ho visto nella vita, e mi mi piacerebbe che fosse la storia della mia. Ci sarà tanta musica, nella storia sarà ovviamente centrale».
È più simile a un film di Verdone, Vanzina, Muccino o Ligabue?
«Un mix tra Muccino - Gabriele, non Silvio - e Verdone di Borotalco. Ma in realtà non ha a che fare con nessuno dei due, è più genere commedia inglese romantica, o americana tipo Il lato positivo con Bradley Cooper».
L’amore in tre film?
<QM>«Nothing Hill, il film più romantico del mondo, Love Actually, sto davvero in fissa con quella roba là, e poi Totò Peppino e la malafemmina, il film che mi fa piangere di più al mondo».
Ma cos’è romantico per lei?
«Per me è un modo di vivere cavalcato nella storia dei secoli da tantissime persone, che ha avuto la sua espressione massima nell’arte con Delacroix, Gericault, Hayez».
E lei in che modo lo è?
«Scrivo canzoni come se fossi sempre su un cavallo e dovessi andare a salvare la principessa».
Perché il suo film, lo ha detto lei, sarà anche malinconico?
«Perché purtroppo c’è questo solco di malinconia nella mia faccia che non lo levo manco con la chirurgia plastica».
Addirittura?
«Ce so’ nato! La malinconia è il motore che produce l’arte. Pare che sia una bile nera che si sprigiona all’interno del cervello. C’è un bellissimo libro che vendevano al Louvre qualche anno fa, Mélancolie, che spiega proprio l’effetto della malinconia sull’arte». 
Che sarebbe?
«Se non si è malinconici non si può produrre arte. Che non è tristezza, quello è un grado di infelicità superiore. La malinconia è una sospensione che sta tra la stasi di non potere arrivare e il voler tendere a qualcosa». 
In altre parole, è l’amore infelice del liceo? Lei quanti ne ha avuti?
«Tanti, però poi si sono tutte pentite».
Ma quindi di che parla il suo film? Di giovani?
«Non di pischelli, ma di teenager. È una grandissima storia d’amore fatta di strappi e ricuciture. Non fa riflettere intellettualmente alla Nanni Moretti, ma va proprio tanto alla pancia».
Almeno è a lieto fine?
«Questo non glielo dirò mai. Per ora...». 
 

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