La rapper Anna fenomeno su Tik Tok: «Ma voglio stupire ancora»

La rapper Anna fenomeno su Tik Tok: «Ma voglio stupire ancora»
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Lunedì 27 Aprile 2020, 09:15

Avete presente TikTok, l'app che permette di creare brevi video realizzando balletti o clip lip sync, nelle quali si muove la bocca in sincrono con una canzone o la scena di un film? No? Provate a chiedere ai vostri figli: gli idoli dei giovanissimi arrivano tutti da lì. È proprio su TikTok che è esploso il fenomeno Anna, sedicenne rapper di La Spezia che da settimane scala le classifiche con la sua Bando, con un testo pieno di espressioni che somigliano a messaggi in codice impossibili da decifrare per gli over 30 (anche qui: chiedete aiuto ai vostri figli). Parlano i numeri: 295mila utilizzi della canzone sull'app, 3.8 milioni di mi piace e oltre 200mila followers (su Instagram la seguono invece 335mila persone).

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Quello di Anna Pepe - questo il suo vero nome - è un successo inarrestabile: la sua Bando, nata a dicembre da una base del produttore francese Soulker presa su YouTube, in poco tempo ha raggiunto risultati notevoli e ha permesso alla rapper di catturare l'attenzione di una grande etichetta, la Virgin. Da settimane è ai primi posti delle classifiche italiane, ha conquistato un Disco d'oro e su Spotify continua a macinare ascolti (per ora sono più di 20 milioni: piace anche in Francia, Germania, Olanda e Spagna). Ora Anna si prepara a debuttare sul mercato americano, con un lancio discografico internazionale ufficiale: «Ci sono in ballo collaborazioni con grandi nomi. Sono entusiasta. Spero di fare le mosse giuste», dice lei.

Come si sta preparando?
«Sto scrivendo molto, lavoro a nuovi pezzi. Ho voglia di stupire. È appena uscito il remix di Bando, con il romano Gemitaiz e MadMan. Nel frattempo continuo a studiare: frequento un istituto per grafici pubblicitari e in questo periodo sto seguendo le lezioni online».

Nel giro di tre mesi è passata dall'essere una sconosciuta a incidere per una multinazionale: non ha paura che il successo possa svanire con la stessa rapidità?
«Certo. Credo sia normale. Quando spacchi poi devi saper restare sulla cresta dell'onda. Spero che questa paura mi spinga a tirare fuori il meglio».

I suoi genitori cosa ne pensano?
«Mi hanno sempre supportata. Il giorno in cui ho firmato il contratto mi hanno accompagnata: in macchina da La Spezia a Milano. Sono divorziati e vederli insieme in quell'occasione è stato bello».

La passione per il rap chi gliel'ha trasmessa?
«Mio papà. È un ex dj, appassionato di hip hop. Poi crescendo ho iniziato a sviluppare i miei gusti».

L'album che l'ha segnata?
«The pinkprint di Nicki Minaj, emblema dell'hip hop al femminile».

Ora è la formosa Lizzo la reginetta del genere, negli Usa.
«È un messaggio bellissimo, il suo: se ne frega di quello che dice la gente sul suo aspetto fisico e ha successo grazie alle sue canzoni. Con quel tipo di commenti anche io ho dovuto fare i conti».

Quando?
«Alle medie. Non sono mai stata una ragazza magrissima. Ci stavo male. Poi con il tempo ho imparato a non dare peso agli attacchi».
 



Come si risponde ai bulli?
«Non si risponde, perché quello che dicono non ha senso. Però in Bando mi sono tolta un sassolino dalla scarpa, quel verso in cui dico: Mi ricordo quando sfottevi. Oggi mi fermano per strada: è la mia rivincita».

Prima di lei solo Gigliola Cinquetti a 16 anni si ritrovò al primo posto della classifica italiana, quasi sessant'anni fa. Cantava Non ho l'età: e lei?
«L'età è solo un numero, a volte. Io penso di essere all'altezza di fare cose che solitamente fanno le persone più grandi, senza aver paura di sbagliare».

Della sua generazione cosa ne pensa?
«Potrebbe essere più sveglia e attiva. I social ci rimbambiscono: ti fanno perdere la concezione della realtà».

Talent: favorevole o contraria?
«Contraria. Non mi sembra un mondo puro. Parlo della tv in generale. Infatti non la guardo: sono cresciuta ascoltando la radio».

Se un domani si dovesse svegliare e realizzare che una carriera nella musica non le interessa più?
«Capire che quella che ho già iniziato a percorrere non è la mia strada mi farebbe stare male. Sarebbe una sconfitta».
 

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