Gli inquirenti stanno anche effettuando accertamenti sulla vendita in rete dei ticket per il concerto dei Coldplay in programma a luglio nel capoluogo lombardo e per quelli di un'altra decina di gruppi e artisti. «Io quest'anno ho fatto molto rumore mediatico sul secondary ticketing, poi lo scorso 4 aprile - ricorda Trotta - ho presentato un esposto, sono molto felice che oggi sia stato chiaramente detto che ci sono reati penali da perseguire». Quello del bagarinaggio digitale - spiega il fondatore di Barley Arts, l'uomo che porta Bruce Springsteen in Italia - «è un fenomeno gigantesco e non riguarda solo la musica, è diffuso in tutto il mondo, chissà che l'Italia non sia il primo paese a riuscire a bloccarlo».
Sì, ma come? «Ci vuole la politica che vieti le speculazioni, l'industria della musica che la smetta nella sua maggioranza di guadagnare anche in questa maniera e infine gli artisti, che prendano posizioni chiare, precise, non ipocrite. Se ti esprimi contro questo fenomeno e poi fai concerti con chi lo organizza è ipocrisia pura». Il riferimento è a «Live Nation, proprietaria di Ticket Master che è proprietaria di 5-6 portali che fanno secondary ticketing, tanto che Live Nation ha dichiarato nell'ultima trimestrale del 2015 - afferma Trotta - che il suo fatturato è aumentato proprio grazie al secondary ticketing».
Ad accendere i riflettori sul fenomeno, le polemiche per la sparizione dei biglietti per i concerti italiani dei Coldplay: «è un dato di fatto che grazie a questo si sono svegliate la Siae, che non aveva preso posizione, alcune associazioni di consumatori, cui in aprile avevo mandato il mio esposto per conoscenza, e l'Antitrust, che sta facendo un'indagine che non porterà a molto.
Anche Assomusica ha preso posizione, i media si sono svegliati, qualcosa è successo, ma è importante ricordare che quando ho iniziato questa lotta ero solo, non c'è stato nessuno che abbia preso posizione, ora sono felice che si stia capendo che questa è una schifezza che va bloccata a tutela della musica e di chi lavora, perché fare impresa non è per forza fare speculazione». Lui ha cominciato a combattere la sua battaglia ormai 10 anni fa: «denunciai questo fenomeno in occasione di un panel all'interno dell'international live music conference e un promoter inglese mi disse »abbiamo cercato di battere il secondary ticketing e non ci siamo riusciti, quindi abbiamo deciso di unirci«, io allora mi alzai e dissi 'cosa stai dicendo? non è che se non puoi battere la mafia ti unisci a loro, perché questo è un crimine e come tale va combattuto».
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