Il cantautore Setak con Alestalé racconta il suo mondo in puro dialetto abruzzese

Setak, all'anagrafe Nicola Pomponi
di Fabrizio Zampa
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Giovedì 13 Maggio 2021, 17:42 - Ultimo aggiornamento: 17:43

«Nicola Pomponi, in arte Setak, è un musicista/cantautore abruzzese di nascita e di adozione. Si nasconde a Roma dal 2001  e scrive canzoni che durano circa 3 minuti»: si presenta così, con due righe scarse di testo, il chitarrista e cantautore che viene da Penne, annata 1985, e il cui nome d’arte ha una storia legata alle sue origini. «Deriva dal soprannome di famiglia “setacciaro”, anzi, come dicono dalle mie parti, "lu setacciar”, perché i miei antenati costruivano i setacci che servivano a filtrare la farina. Da noi le famiglie vengono identificate con i loro soprannomi storici, spesso molto antichi: sì, un giorno potrei anche diventare presidente della Repubblica, ma per la gente del mio paese sarò per sempre “lu fij dilu setacciar”», dice Nicola. E aggiunge che «ho imparato a suonare e a cantare prima che a leggere e a scrivere: ho fatto il mio primo concerto a sei anni, sono cresciuto con i classici del rock, del blues e del soul, e i testi delle mie canzoni sono in pennese, cioè il dialetto dell’entroterra pescarese, che tra l’altro è una lingua molto musicale».

 

Reduce da diverse esperienze, come Musicultura e come il Pistoia Blues Festival, e già collaboratore di Fiorella Mannoia, Mimmo Locassciulli, Noemi, Ligabue,Tommaso Paradiso, Rettore e altri, Setak ha scritto e pubblicato nel 2018 su Youtube il suo primo brano Marije, un mix di folk e dialetto della sua città, e un anno dopo è uscito il suo primo album Bluesanza, nato, spiega lui, «dall’esigenza di sintetizzare tutte le mie esperienze musicali e umane, il rapporto con la mia terra e con il mio dialetto, tutta la musica con cui sono venuto a contatto». Era un mix di blues e musiche di tutti i sud del mondo, è entrato nelle cinque Targhe Tenco 2019 come miglior album in dialetto e ha vinto il Premio Loano Giovani 2020. «Blusanza”, ovvero blues e transumanza, sentimento e appartenenza – dice il musicista -  per me è una condizione dell’anima, un luogo immaginario dello spirito, uno sguardo sul mondo e sugli spostamenti continui alla ricerca di un nuovo futuro».

Autore e interprete del suo secondo album appena uscito, Alestalé, Setak (voce, chitarra, mandolino, chitarra slide) stavolta unisce il dialetto pennese a sonorità internazionali, nocciolo del suo sodalizio con il bassista, tastierista e percussionista Fabrizio Cesare (che aveva prodotto anche il precedente Bluesanza), e al suo fianco suonano Nazareno Pomponi (organo hammond), Matteo Di Francesco (batteria), Carlo Di Francesco (udu drum, shaker, vibraslap) e Leon Pantarei (varie percussioni). Ospiti dell’album anche il cantautore napoletano Francesco Di Bella e il trombettista torinese Fabrizio Bosso, che duettano con Setak in Coramare per raccontare la condizione interiore di chi sopravvive ad un’esperienza drammatica.

«Per me – spiega Setak - fare un disco significa vivere uno straordinario inferno, ed è incredibile vedere la trasformazione del tuo universo, come possa concretizzarsi ed essere racchiuso semplicemente in 12 canzoni». Anticipato dai brani Quanda sj ‘fforte (link al videoclip: https://youtu.be/YA01KSc1sic) e Coramare (link al videoclip: https://youtu.be/HH9S304jVvk),  il cd offre titoli che ci riportano uno spaccato dei nostri giorni, come E indande pjove, e altri che hanno bisogno di un certo impegno per essere affrontati con forza, come Alestalé, pezzo che dà il titolo all’intero album e che in abruzzese vuol dire ‘in fretta’: è un invito a darsi una mossa, a fare le scelte importanti senza perdere ulteriore tempo, anche dal punto di vista sentimentale. Camillo invece è un brano ibrido, mezzo in dialetto e mezzo in italiano, che parla della tendenza a trovare sempre un capro espiatorio che ci faccia scappare dalle nostre responsabilità soggettive. E ancora, si canta dell’amore in Aspitte aspitte, dell’amore del padre per il figlio appena nato in Jù ‘nderre, della complicità che passa attraverso gli sguardi in Facile e delle tradizioni che possono essere tramandate, come in Lu juste arvè” cantato insieme a Mimmo Locasciulli.

«In realtà il disco sarebbe dovuto uscire lo scorso maggio, a un solo anno di distanza da Blusanza, ma abbiamo deciso di soprassedere un po' per capire che cosa stava succedendo. Nonostante il periodo disarmante che stiamo ancora vivendo, però, ho pensato che non avesse più senso aspettare. Non è facile vivere serenamente sapendo che hai un disco pronto da un anno nel cassetto, e adesso finalmente potrò farvelo ascoltare, sperando di poterlo presto suonare sui palchi di tutta Italia. Da oggi il disco è in pre-order, e in un periodo storico in cui l’aspetto creativo della musica non ha nessun valore economico, il prezzo fatelo voi», dice l’autore, decisamente singolare anche in questo ragionamento. Trovate Alestalé su questo digital store: https://backl.ink/146715340.

Buon ascolto

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