Sanremo, i Kutso tra le Nuove proposte: ascoltandoci pensate a Beatles e Michael Jackson

Sanremo, i Kutso tra le Nuove proposte: ascoltandoci pensate a Beatles e Michael Jackson
di Enrico Gregori
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Giovedì 11 Dicembre 2014, 10:37 - Ultimo aggiornamento: 12:59

Attivi ormai da anni sulla scena rock romana, ma non solo, i kuTso si giocano la carta Sanremo dove, nel prossimo festival, faranno parte della categoria Nuove Proposte con il brano “Elisa”.

Le loro esibizioni live sono sempre state una sorta di happening sonoro molto apprezzato e coinvolgente, anche se non è semplicissimo etichettare la loro musica. Magari qualche cosa potrà essere svelata dalle parole del cantante Matteo Gabbianelli.

D: Allora, per rimanere in Italia, ascoltandovi si pensa a Ottavo Padiglione e Ivan Graziani, per la vocalità del cantante. Discolpatevi! R: Io ci metterei anche Iggy Pop, Giorgio Gaber, Rino Gaetano, Michael Jackson e i Beatles.

E' la prima volta che ci paragonano agli Ottavo Padiglione; me li sono andati ad ascoltare per rispondere con cognizione di causa e devo dire che noi siamo musicalmente meno "italiani" di loro. Credo che il nostro sound sia più riconoscibile ed eclettico. Per quanto riguarda il grande Ivan Graziani, la somiglianza è casuale nonostante la sua musica abbia sicuramente accompagnato la nostra infanzia come quella di tanti italiani. Ma noi siamo degli "urlatori", io personalmente ho imparato a cantare più con i potenti acuti di Mia Martini che con i sospiri delicati di Graziani.

D: Perché avete fatto la cover de La canzone dell'amore perduto di De André? Vi siete montati la testa? R: Direi proprio di sì, perché la decisione di fare quella cover nasce non da un tributo, ma dalla volontà di utilizzarla per dar voce con una ballata struggente al nostro lato amaramente definitivo. Siamo naturalmente innamorati della versione originale de "La Canzone Dell'amor Perduto", ma abbiamo sempre avuto la sensazione che il pathos musicale del brano fosse diluito e smorzato dallo stile discorsivo e dal registro grave di De André a favore della parte testuale. Noi volevamo esaltare la melodia della canzone rispetto al testo con un'interpretazione energica a metà strada tra gli Iron Maiden e Loretta Goggi.

D: Spiegate il nome del gruppo, anche se ci si arriva, ma prendevi le vostre responsabilità. R: "kuTso" va pronunciato all'inglese, ovvero "cazzo" ed è il modo che avevo al liceo di camuffare le parolacce che scrivevo sui banchi. La pronuncia del nostro nome comunque varia da situazione a situazione, ad esempio nelle occasioni più ufficiali o quando il nostro interlocutore prova imbarazzo nei confronti della parola "kuTso", ci chiamiamo "cuzzo". Quindi lasciamo al lettore la decisione di pronunciarlo in un modo o nell'altro. Per noi non è importante.

D: Da quanto esistete? E, soprattutto, quanto pensate di durare? R: I primi vagiti di questo progetto risalgono al 2006, ma stiamo diventando una realtà nazionale da più o meno tre anni e in questo 2014 sono successe tante cose belle intorno a noi, come la partecipazione al Concerto Del Primo Maggio a San Giovanni e la nostra trasferta a Miami negli Stati Uniti con Caparezza. Il nostro intento è durare finché la consunzione della vecchiaia e l'annebbiamento arteriosclerotico del cervello non ci impediranno di proseguire, a quel punto cesseremo l'attività musicale, ma anche quella vitale.

D: Definite liberamente la vostra musica. Influenze, temi, sonorità. R: I kuTso sono rocamboleschi, roboanti, vorticosi, maledetti, atletici, gommosi, sgangherati, irriverenti, puzzolenti, trasandati, prepotenti e megalomani.

Le nostre canzoni parlano di morte, suicidio, depressione, frustrazione, rabbia repressa, sesso sporco, assenza di gratificazioni, incomunicabilità e senso di vuoto interiore, ma, nonostante ciò, la nostra musica è solare, piena di vitalità e caratterizzata quasi esclusivamente da accordi maggiori e ritmi frenetici. E' come se ogni nostra performance fosse per noi un andare in contro alla morte a petto scoperto e col sorriso sulle labbra.

D: Progetti? Insomma, che cosa volete fare da grandi? R: Suonare, suonare, suonare...davanti a pubblici sempre più folti e in condizioni tecnico/economiche ogni volta migliori. Poi, quando avremo ottenuto un consenso adeguato, ci butteremo in politica.

D: Nessuna domanda, ma con risposta a piacere

R: Sì, siamo dei fuoriclasse.