Sanremo 2023, gli strumenti delle canzoni: Ultimo senza pianoforte, Paola & Chiara da Eurovision. Il racconto delle prove

La resa live è da sempre la vera prova del nove dei brani e spesso fa la differenza, tra interpretazioni particolarmente efficaci, trovate e messinscene particolari

Sanremo 2023, come sono le canzoni? Il racconto delle prove: Giorgia intensa, Ultimo senza pianoforte, Mengoni show
di Mattia Marzi
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Lunedì 6 Febbraio 2023, 19:27 - Ultimo aggiornamento: 8 Febbraio, 09:59

La voce che nel backstage si riscalda, e mica facendo i vocalizzi, ma cantando a cappella nientemeno che “The Greatest Love of All” di Whitney Houston, dando subito spettacolo ancor prima di materializzarsi sul palco, è riconoscibilissima: è quella di Giorgia. È stata la cantante romana a rompere il ghiaccio oggi pomeriggio, aprendo le tradizionali – e colossali: inizio alle 14.20, chiusura alle 19 inoltrate – prove generali dei big in gara, alla vigilia della partenza del Festival di Sanremo 2023. Come suonano le canzoni, sul palco dell’Ariston? La resa live è da sempre la vera prova del nove dei brani e spesso fa la differenza, tra interpretazioni particolarmente efficaci, trovate e messinscene particolari.

Giorgia – “Parole dette male”

Si fa dirigere da Big Fish, mente dei Sottotono, tra i gruppi più iconici della scena hip hop italiana, il suo attuale produttore. Il suono delle tastiere Anni ’90 esplicita i riferimenti musicali: il soul delle grandi dive internazionale di quella decade, alla quale la cantante da sempre si ispira. Sul palco il brano, che agli ascolti di metà gennaio aveva convinto a metà, conquista più intensità.

gIANMARIA – “Mostro”

Sicuro di sé, sfrontato al punto giusto: il 22enne cantante vicentino, un anno e mezzo fa secondo classificato a “X Factor”, potrebbe essere una delle rivelazioni di questo Festival.

E non solo perché la sua “Mostro” è una hit nata, ma anche per come affronta il palco, facendo cadere a terra l’asta del microfono sul primo ritornello, giocando con la telecamera e bucando lo schermo.

Leo Gassmann – “Terzo cuore”

Anche lui, come gIANMARIA, sul palco appare molto consapevole di sé. La canzone funziona, leggera al punto giusto, anche se nei suoni e nelle atmosfere ricalca inevitabilmente lo stile dl suo autore, Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari. Punta a mettere d’accordo tutti: i bambini, i ragazzi, le mamme, le nonne.

Mara Sattei – “Duemila minuti”

I cori che aprono il brano, pre-registrati, sono del fratello thasup, che figura tra gli autori del brano insieme a Damiano David dei Maneskin. La cantante romana punta sull’interpretazione, cercando di calarsi nei panni della protagonista della canzone, che parla di un amore tossico: “Dimmi se c’è stato amore tra quelle tue parole”. L’intenzione è buona, la resa un po’ meno.

Mr. Rain – “Supereroi”

Il rapper porta con sé sul palco un coro di bambini con le ali da angeli attaccate alla schiena: l’effetto è un po’ Zecchino d’Oro un po’ C’è Posta per Te, ma la trovata potrebbe in un modo o nell’altro impreziosire la sua canzone.

Olly – “Polvere”

Cassa in quattro e suoni elettronici, poi nel ritornello gli archi ricordano un po’ il riff di “Firework” di Katy Perry. Cattura.

Ariete – “Mare di guai”

Sul palco si presenta senza il suo solito cappellino. L’interpretazione è delicata: punta a prendere per mano gli spettatori e ad accompagnarli nel suo mondo: “Buttati con me / mare di guai / non so nuotare in una vasca piena di squali”. Crescerà.

Ultimo – “Alba”

Niente pianoforte, stavolta. Si aggrappa all’asta del microfono. Punta sull’intensità per arrivare alla pancia: la telecamera si concentra sui primi piani. Torna per chiudere un cerchio rimasto aperto: l’applauso finale dei giornalisti seduti all’Ariston sancisce la pace.

Colla Zio – “Non mi va”

Scanzonati, irriverenti e colorati. Partono in falsetto e per un attimo ti chiedi se sotto non ci siano in realtà i Cugini Di Campagna. Il ritornello è esplosivo e i ragazzi reggono bene il palco, ballando e scatenandosi sul ritornello funkettone.

Coma Cose – “L’addio”

Stavolta rispetto al 2021 non cantano faccia a faccia, guardandosi negli occhi. Ma di spalle, prima di ritrovarsi nel ritornello: è una performance speculare. “E comunque andrà / l’addio non è una possibilità”. Nel finale le bocche arrivano a sfiorarsi. Teatrali.

Elodie – “Due”

Sul palco da panterona, con un lungo abito nero: “Sei bellissima”, urla qualche addetto ai lavori dalla platea. Il palco si tinge di rosa: mischia fascino e empowerment femminile interpretando una donna che costringe l’uomo a precipitarsi sotto casa sua per chiederle scusa per averla ferita. “Per me le cose sono due / lacrime mie o lacrime tue”, canta: è già un tormentone.

Lazza – “Cenere”

Comincia a cantare seduto sulla scalinata del palco, prima di alzarsi nel ritornello: “Aiutami a sparire come cenere”. È padrone del palco. E il pezzo dal vivo gira bene.

LDA – “Se poi domani”

Quantomeno ci crede, portando a casa un’interpretazione scolastica: look space-urban, tra tuta e stivaletti neri.

Levante – “Vivo”

Parte la cassa in quattro, ma la cantautrice – bomber di pelle sopra un abito lungo – si interrompe (è la prima a riscontrare problemi): “Non mi funzionano gli in-ear”, dice, riferendosi agli auricolari. Riparte. Stavolta fila tutto liscio: “Vivo un sogno erotico / la gioia del mio corpo è un atto magico”, canta nel ritornello a tinte femministe. Potente.

Madame – “Il bene nel male”

Giacca e pantaloni bianchi per la rapper, mentre il palco si tinge di rosso, a richiamare il colore della passione raccontata nel testo, storia di una prostituta che si innamora del cliente: “Sono una puttana / ma tu sei peggio di me”, si dispera. L’interpretazione è buona e racconta la sua maturità: cerca la camera, si muove con disinvoltura. Applausi.

Modà – “Lasciami”

Prove segnate da non pochi problemi, che costringono Kekko Silvestri e soci a restare sul palco per un quarto d’ora, mentre i tecnici provvedono a risolvere i guai. Nel brano, la band anche sul palco si stringe intorno a Kekko Silvestre, che nel testo allude alla depressione. Rock sinfonico.

Paola e Chiara – “Furore”

Effetto Eurovision: sul palco portano sei muscolosissimi ballerini in canottiera, che eseguono una coreografia degna della migliore serata al Muccassassina.

Rosa Chemical – “Made in Italy”

Si presenta sul palco in grembiule di lattex: “Benvenuti nella testa di Rosa Chemical, dove tutto è amore, libertà, uguaglianza, amore, sesso e soprattutto non è etichettabile”, dice uno speaker, introducendolo. Lui gioca a provocare a tutti i costi: “Ti piace che sono perverso e non mi giudichi”. Divertirà.

Shari – “Egoista”

Parte al piano, poi si alza nel ritornello per andare al centro del palco: l’interpretazione è scolastica. Da rivedere.

Sethu – “Cause perse”

Lunga giacca di pelle nera aperta: sotto indossa una camicia bianca e una cravatta celeste. Si fa accompagnare dal gemello, Jiz (la performance ricorda un po’ quella di Achille Lauro con Boss Doms nel 2019 con “Rolls Royce”). Il pezzo sul palco funziona: è la quota rock di questa edizione, declinata in salsa pop-punk.

Tananai – “Tango”

Dimenticare le stecche e l’attitudine scanzonata dell’anno scorso con “Sesso occasionale”. Stavolta fa sul serio. La canzone è iper sanremese. L’interpretazione pure. Classico.

 Will – “Stupido”

“Ti chiedo scusa se poi annego in una lacrima / ma non riesco a voltare pagina”, canta. “Ora divento un po’ banale”: mette le mani avanti e fa bene. Sul palco si guarda intorno come un bambino in un negozio di giocattoli: timido.

Articolo 31 – “Un bel viaggio”

Accolti da un applauso alla carriera. Dj Jad suona la consolle “brandizzata” Articolo 31, con il logo del duo. J-Ax, al microfono, ripercorre con nostalgia la storia del duo: “Com’eravamo belli in queste vecchie foto…”. La narrazione emoziona.

Colapesce Dimartino – “Splash”

I completi sono gli stessi indossati nel 2021 per “Musica leggerissima”. L’orchestra valorizza moltissimo “Splash”: niente pattinatrici, stavolta. Lo show lo fanno loro, saltando sul palco e lasciandosi andare. E sullo “splash” finale – la chiave interpretativa è doppia, ascoltando la canzone: un tuffo nel mare o un’allusione a un gesto estremo – si stendono sul palco. Coinvolgenti.

Gianluca Grignani – “Quando ti manca il fiato”

Chissà che dietro gli occhiali da sole che indossa sul palco non si commuova anche lui. Arriva come un treno: travolgente. Il rocker spesso definito ingestibile cerca un riscatto: lo troverà.

Cugini Di Campagna – “Lettera 22”

Si presentano con strumenti glitterati a tracolla. E naturalmente con le inseparabili zeppe e pantaloni a zampa di elefante. Fanno la loro parte: gli applausi finali sono per la tenerezza.

Marco Mengoni – “Due vite”

Giochi di luce minimal: non vuole distogliere l’attenzione dal fiume di parole del testo. L’apertura orchestrale del ritornello è da vittoria telefonatissima: “Se questa è l’ultima canzone / e poi la luna esploderà”. Standing ovation finale.

Anna Oxa – “Sali (Canto dell’anima)”

Torna in gara a distanza di dodici anni dall’ultima volta. Sul palco cerca la complicità dell’orchestra. Ha mestiere e si vede: durante le prove dà indicazioni ai fonici, chiedendo di ammorbidire la voce “perché è troppo nasale”. La diva torna a splendere.

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