Sanremo, la scommessa degli Ex-Otago: «Baglioni ha svecchiato il Festival»

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Lunedì 21 Gennaio 2019, 08:54 - Ultimo aggiornamento: 23 Gennaio, 15:20

di Veronica Cursi

Appena due anni fa cantavano «ci vuole molto coraggio per guardare Sanremo fino in fondo» e adesso Sanremo non solo lo guardano, ma ci vanno anche. Gli Ex-Otago, band indie-pop genovese, nata nel 2002 come trio acustico e composta oggi da Maurizio Carucci, Simone Bertuccini, Olmo Martellacci, Francesco Bacci e Rachid Bouchabla, sono una delle sorprese più attese tra i Big di questo Festival 2019.
 

 


PUZZA DI VECCHIO
Dicevate che Sanremo puzzava un po' di vecchio, cos'è cambiato? «È arrivato Baglioni a fare il miracolo. Ha dato voce a tante Italie che esistono, che fanno grandi numeri e sono molto amate, ma che fino ad oggi non erano mai riuscite ad arrivare su quel palco». E invece quest'anno all'Ariston ci vanno anche loro e hanno voglia di divertirsi in mezzo a tanti artisti che stimano: Motta, Cristicchi, Silvestri, Ghemon. «Il Festival fa paura - ammettono - ma ce la stiamo vivendo come se andassimo a suonare in un grande club, il club Ariston che sì ha duemila persone ma non vogliamo pensare oddio è l'evento dell'anno anche se arrivati lì ci tremeranno le gambe».
Perché nonostante i 17 anni di carriera gli Otaghi - come si chiamano tra di loro - continuano a rimanere con i piedi per terra: «Ognuno di noi ha un secondo lavoro - racconta Maurizio, il cantante della band - ma non è un piano B, è un piano A esattamente come la musica. Io ho un'azienda agricola, faccio il contadino. Francesco il ricercatore all'università e così tutti gli altri ragazzi. Mantenere i nostri lavori è una scelta: amiamo vivere la vita comune, ci aiuta a stare in contatto con la realtà. E a me personalmente a scrivere i pezzi.

UN SOGNO
Dopo aver suonato con Finardi, Caparezza, Jake La Furia per Sanremo coltivano un sogno: «Duettare con Celentano. Ma visto che sarà impossibile stiamo ancora pensando a un nome che metta d'accordo tutti». Intanto L'8 febbraio esce il loro nuovo album Corochinato che contiene Solo una canzone, il brano che porteranno all'Ariston: «Non è il classico brano d'amore perché non racconta una storia quando nasce o finisce ma nel periodo di mezzo, quando devi rinnamorarti, il periodo più difficile ma anche il più bello se scopri di avere voglia di stare ancora con la stessa persona». Dopo l'esplosione del precedente album Marassi, gli Otaghi rimangono dunque in zona Genova: Corochinato è infatti un tipico aperitivo genovese. Quant'è importante il legame con la città? Non riusciremo a fare altro - confessano - Parlare di un territorio preciso, di volti e problematiche che conosciamo è per noi un valore aggiunto».

IL TOUR
Dopo Sanremo, dal 30 marzo, partirà il tour (a Roma saranno all'Atlantico il 10 aprile). «Speriamo che chi ci conoscerà attraverso il Festival abbia voglia di venirci a vedere. Rimaniamo convinti che il modo più bello di fare musica, sia quella di sentirla dal vivo. E noi siamo pronti».
Cosa vuol dire Ex-Otago? «È il nome di una squadra di rugby della Nuova Zelanda protagonista di un film orrendo, Scarfies, che vince il campionato contro ogni pronostico. Dopo aver scelto questo nome, dopo 5 minuti non ci piaceva più. Poi ci abbiamo ripensato e abbiamo scelto Ex-Otago. Tutto questo in 10 minuti».
 

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