Samuele Bersani sul palco con gli amici big: il 30 concerto all'Auditorium

Samuele Bersani
di Marco Molendini
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Mercoledì 29 Aprile 2015, 06:38 - Ultimo aggiornamento: 5 Maggio, 13:41

«Sono figlio unico e cantautore, nella vita ho sempre fatto tutto da solo, le mie canzoni me le canto da solo, non ho un gruppo, sui miei manifesti c'è la mia faccia. Stavolta, invece, finalmente mi mescolo come sognavo da anni».

L'appuntamento con Samuele Bersani è per il 30 maggio all'Auditorium, concerto unico, che fa da prologo a una ripresa del tour, dal titolo “Plurale unico”. «Nella mia carriera ho avuto la fortuna di ricevere molti consensi dai colleghi, alcuni dei quali sono diventati anche amici. Così, quella di Roma, sarà davvero una prima volta con Caparezza, Carmen Consoli, Malika Ayane, Musica nuda di Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, Pacifico, tutti artisti con cui non ho mai lavorato, anche se spesso li ho comprati, che divideranno con me le mie canzoni», ci racconta dopo essere venuto a trovarci a Il Messaggero.

LE COLLABORAZIONI

Per la verità Samuele una collaborazione l'ha appena realizzata, a tre voci. Si tratta di una canzone intitolata Le storie che non conosci, in cui canta assieme a Pacifico, che l'ha scritta con lui, e a Francesco Guccini.

«E' un disco non disco, nel senso che c'è solo sulle piattaforme digitali.

Il ricavato di chi la scaricherà andrà alla Fondazone Lia, che si occupa di assicurare la lettura ai bimbi ipovedenti e non vedenti». Una iniziativa benefica che sottolinea anche la necessità di sostenere la vendita dei libri: «Un giorno bisognerà fare qualcosa del genere anche per i dischi - riconosce il cantautore bolognese -. L'editoria forse vive momenti migliori rispetto alla musica. Il piacere di sfogliare un libro o un giornale c'è ancora. Il piacere di avere un cd non c'è più. Se lo regali sembra che fai quasi un dispetto, la gente non ha più nemmeno il lettore a casa».

Con Pacifico il lavoro è stato effettuato a distanza, nel senso che lui vive a Parigi e Samuele a Bologna, così si sono scambiate i file: «Ci siamo divertiti, provando a sfidarci alzando sempre l'asticella», ricorda. Quanto a Guccini, notoriamente un orso, Bersani vanta un buon rapporto nato nelle notti bolognesi: «Ci incontravamo spesso, specie da Vito, l'osteria frequentata da tutti noi. Poi abbiamo continuato a vederci. Piccole frequentazioni che fanno nascere una simpatia a volte persino reciproca. Un giorno mi sono reso conto di avere la stima di Francesco, vedendo una sua intervista al telegiornale. E, confesso, me ne sono vantato, pavoneggiandomi. Nel testo della canzone il grande libro di cui parlo è proprio Guccini, che è un libro un po' consumato che non nasconde gli acciacchi dell'età, però è capace di entusiasmarti con la prima delle cose che ti può raccontare».

Già, la forza di Bologna dove però l'assenza di Lucio Dalla si fa sentire pesante: «C'è un vuoto enorme anche se ormai è pieno di gente che dice di averlo frequentato. Manca a tutti anche se le sue canzoni con il tempo prendono potenza. E poi c'è la sua casa, che sta lì, quasi un monito. Anche se è stata aperta solo due giorni per l'anniversario della sua morte e del suo compleanno. E poi è stata richiusa». Riaprirà? «Bisogna chiederlo agli eredi, prima o poi ce lo diranno».