Rock the Castle, il festival italiano del rock è tornato a Castello Scaligero

Rock the Castle, il festival italiano del rock è tornato a Castello Scaligero
6 Minuti di Lettura
Mercoledì 29 Giugno 2022, 15:42 - Ultimo aggiornamento: 16:15

Così come altri festival italiani, anche il Rock the Castle riapre i battenti dopo due anni di forzata inattività. La rassegna, la cui prima edizione risale al 2018, ha ottenuto in fretta lodi e consensi sia dalla critica specializzata che dai rockers italiani. Finalmente, il 2022 vede aprire nuovamente i cancelli dell'affascinante location del Castello Scaligero, il quale ospiterà tre giorni (originariamente quattro) intensissimi di musica heavy metal, suonata da alcuni dei maggiori rappresentanti del genere. Del resto, il Rock the Castle è divenuto senza dubbio il nuovo punto di riferimento, in quanto a festival, per tutti i metallers italiani. Basti pensare che nelle due scorse edizioni, la manifestazione ha visto esibirsi pesi massimi del metal, come Megadeth (presenti anche quest'anno), Testament, Carcass e Slayer.

I tre giorni di festival, spalmati tra il 24 e il 26 giugno, promettono altrettanti shows imperdibili, anche un po' per lasciarsi definitivamente alle spalle l'incubo pandemia (che malgrado tutto persiste tutt'ora). Prendendo in esame la prima giornata del festival, essa ha visto il ritorno su un palco italiano di band assolutamente leggendarie. Ma andiamo con ordine.

Fortunatamente, la giornata inaugurale vede un clima caldo si, ma non torrido, garantendo così una partecipazione di gente già cospicua sin dalle primissime ore del pomeriggio. In più, Rock the Castle si è distinto anche quest'anno per l'acqua gratis, distribuita da degli appositi rubinetti. Così facendo, si impedisce la formazione di code di gente, che solitamente si creerebbero lungo i chioschi presenti di un qualsiasi festival e garantendo anche il plastic free.

Passando alla musica, i primi artisti ad esibirsi sono gli italiani Sadist, autori di una mezz'ora di assoluta sostanza e gli svedesi Grand Magus che, dopo qualche problema tecnico iniziale, propongono un valido show col loro heavy metal roccioso ed epico. Dopo questi primi antipasti, il Rock the Castle entra nel vivo della giornata con il concerto di un'altra band italiana, la più importante della nostra penisola: i Death SS. La leggendaria formazione capitanata da Steve Sylvester, con tanto di line-up nuovamente rivoluzionata, si presenta sul palco del Rock the Castle accompagnata da un cielo che improvvisamente diventa nuvoloso. Una curiosa coincidenza che, ad ogni modo, rende lo show dei nostri più affascinante e caratteristico. Cinquanta minuti di set bastano ai Death SS per ingraziarsi il pubblico, sempre più numeroso, attraverso l'esecuzione di brani pescati dai primi tre storici album (eccetto uno). A condire il tutto, un po' di pseudo-erotismo eseguito da due ragazze performer che da tempo sono un punto fermo degli spettacoli della band.

Passati i Death SS, calorosamente ringraziati dal pubblico, il livello di “malvagità” è in procinto di alzarsi ancora: tocca ai Venom, mitica formazione inglese che praticamente ha gettato il seme per tutto il metal estremo sviluppatosi dalla seconda metà degli anni 80 in poi. Se con la band precedente il pubblico è rimasto piuttosto “tranquillo”, coi Venom, guidati dall'irriducibile “Cronos”, la folla si scatena in un pogo infernale. Il Rock the Castle diviene improvvisamente un terreno di battaglia sotto le note di inni storici come “Black Metal” o “Witching Hour”. La band inglese appare in palla, decisamente al di sopra delle aspettative. Anche i suoni si confermano buoni, specie adesso, dal momento che il bill del festival vede l'entrata in scena di band che appunto suonano musica più veloce. Il leader del gruppo appare visibilmente compiaciuto mentre le efferate note della sua band travolgono la folla. Segno che anche in Italia, dopotutto, il metal è seguito e rispettato da molti “fedeli”. Dopo un'ora di esibizione, i Venom ringraziano, lasciando il pubblico contento e confermandosi una vera sorpresa. Un ottimo ingaggio per il festival, serviva.

Altro cambio set, tocca ai Blind Guardian, l'ultima band prima degli headliner. Va detto che forse i bardi di Krefeld risultano un po' estranei rispetto al bill completo, per via di un'immagine assolutamente non “maligna” e di sonorità molto più melodiche, benché sempre potenti e veloci. Ma a parte questo, i tedeschi sono in tour per il trentennale del loro capolavoro “Somewhere Far Beyond”, che riproporranno per intero anche al Rock the Castle, assieme ad una manciata di altri brani della loro bellissima discografia.

Alle 19.45 spaccate, il gruppo sale sul palco, accolto da un'ovazione incredibile del pubblico. La band appare in buonissima forma e il cantante, Hansi Kursch, si complimenta per la location, a detta sua una delle più belle dove si sia mai esibito. Il concerto dei teutonici prosegue tra colate di note, assoli, galoppate e ritornelli epici. Va detto che, a volte, tra una canzone e l'altra, Kursch si perde un po' a chiacchierare, ma il tutto poi viene costantemente ripagato da un'esecuzione dei brani impeccabile, forse persino un po' manieristica. La partecipazione del pubblico è costante per tutti i circa settanta minuti di durata del concerto, tra chi poga e chi assiste estasiato. Dopo l'esecuzione della storica “Valhalla”, i Blind Guardian chiudono con l'inchino, prendendosi applausi meritati.

Arrivati a questo punto, è tempo dell'ultimo concerto della giornata. E non è certo un concerto qualsiasi. Già, perché per chi segue il metal, i Mercyful Fate sono un autentico culto. La band danese si è riunita nel 2019, desiderosa di riprendere l'attività tra live e un nuovo album in studio. E' dal 1999 che il gruppo non si esibiva su un palco, dallo storico Gods of Metal di Milano. Del resto il '99 fu anche l'anno in cui la band cessò la propria attività, salvo qualche sporadica apparizione una decina d'anni dopo. Adesso invece, i danesi, capitanati sempre da King Diamond, uno dei cantanti più eclettici e caratteristici di tutto l'heavy metal, sono tornati a pieno regime. Un telone nero, con scritto il nome del gruppo, si staglia davanti al palco, in attesa della comparsa della leggendaria band di Copenaghen. Il Castello Scaligero ormai è gremito. Non c'è sold out, ma comunque la location regala davvero un bel colpo d'occhio. D'altronde, i Mercyful Fate, come scritto, sono un gruppo venerato da quasi tutti i metallari per via delle loro sonorità uniche che li hanno sempre contraddistinti. Quindi, era lecito aspettarsi di una notevole affluenza di gente. Intorno alle 22, il telone cala ed ecco che sul palco si presentano i cinque musicisti, accolti con fragore incredibile dalla folla. Al Rock the Castle va in scena un evento che rimarrà negli annali, forse il più importante concerto metal degli ultimi anni su suolo italiano. King Diamond è ovviamente il mattatore della serata: 66 anni ed una voce che pare rimasta identica a 40 anni fa. Il suo timbro in falsetto è da sempre uno dei più emblematici di tutta la scena rock, e sentirlo dal vivo fa capire quanto questo cantante sia geniale. Il resto della formazione è una macchina macina-note perfettamente oliata tra cui spicca lo storico chitarrista Hank Shermann, il quale si destreggia in riff veloci e fludi e assoli lunghi, tecnici e melodici. La setlist presenta, ovviamente, dieci brani tratti dai lavori anni 80 del gruppo, quei dischi che hanno consegnato la formazione di Copenaghen alla leggenda. In più, è presente anche un inedito, non ancora pubblicato su disco, intitolato “The Jackal of Salzburg”, brano di ben nove minuti che da un assaggio al pubblico di cosa hanno in serbo i Mercyful Fate per l'imminente futuro. I circa settantacinque minuti di concerto vanno avanti nel migliore dei modi; magari, a tratti, i suoni appaiono, eccessivamente alti, ma la bravura della band è talmente tanta che copre qualche defiance dei volumi. Al termine dello show, i Mercyful Fate, molto umilmente, ringraziano il pubblico applaudendo con loro e lanciando plettri e vari altri cimeli prima di congedarsi. Probabilmente erano consci anche loro di aver regalato un sogno a tanti metallari, ossia una loro esibizione dal vivo, in Italia per giunta, che spesso viene snobbata quando si tratta di portare band un po' più di nicchia. Il ringraziamento principale, in ogni caso, va fatto a Rock the Castle e Vertigo, i quali sono riusciti a fare un vero capolavoro nell'organizzare una prima giornata del festival di questo calibro. Chi ama questa musica, si ricorderà a lungo di questa giornata, non un concerto metal come tanti, ma qualcosa di più.

F. Nap.

© RIPRODUZIONE RISERVATA