È così, con un'enorme nuvola di polvere che si alza dal parterre, che Maxmiliano Bucci (organizzatore del Rock in Roma insieme a Sergio Giuliani), traccia il bilancio della nona edizione della rassegna: «Abbiamo resistito bene nonostante la crisi del nostro settore e nonostante la concorrenza agguerrita di altre rassegne (a Firenze e Imola hanno suonato, fra gli altri, Aerosmith, Radiohead, Guns n' Roses, ndr). Noi siamo una piccola società che compete con le grandi multinazionali e siamo comunque riusciti a toccare le 200 mila presenze. Certo abbiamo dalla nostra il fascino esercitato da Roma, ma spesso non è abbastanza. Avevamo paura dell'effetto Manchester, ma i nostri controlli erano serratissimi, la collaborazione con le forze dell'ordine ha funzionato alla grande».
Il calendario del Rock in Roma quest'anno ha puntato molto sugli artisti italiani: «Mi fa molto piacere che alcuni degli eventi più riusciti siano stati di musicisti italiani, Mannarino in primis sottolinea Bucci - Il concerto di maggior successo? Da un punto di vista del pubblico, i Red Hot (30 mila i biglietti venduti, ndr), ma lo show migliore a mio avviso è stato quello dei Kasabian. Sono stati incredibili, quasi ai livelli di Bruce Springsteen».
Ma sarà il 2018 l'anno degli eventi da ricordare, promette Bucci: «Faremo due grandi concerti al Circo Massimo, sempre in luglio, oltre alla rassegna a Capannelle. Se abbiamo valutato altre location oltre l'ippodromo? Certo, e le valutiamo tuttora. Ma la verità è che a Roma non c'è un altro luogo in grado di ospitare un festival simile».
Nel frattempo è già partito il toto-artisti per il Circo Massimo: nella lista dei papabili compaiono i Foo Fighters di Dave Grohl. «Non penso saranno in tour in quel periodo, quindi per ora mi sento di smentire precisa Bucci Il nostro primo obiettivo sono i Daft Punk: hanno inventato la musica elettronica, sarebbe meraviglioso averli a Roma. Poi, se dovessi dire un sogno, vorrei una reunion dei Led Zeppelin o dei Pink Floyd».
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