Roberto Ciotti, domenica omaggio online al re romano del blues: oggi avrebbe 68 anni e lo ricordano tanti ospiti

Roberto Ciotti, domenica omaggio online al re romano del blues: oggi avrebbe 68 anni e lo ricordano tanti ospiti
di Fabrizio Zampa
6 Minuti di Lettura
Venerdì 19 Febbraio 2021, 19:09 - Ultimo aggiornamento: 19:11

Quando sette anni fa Roberto Ciotti se ne andò lasciò un grande dolore in tutti coloro che amavano la sua musica, il suo modo semplice ma perfetto di stare in scena, il suo amore per quello stile che suonava da sempre, i suoi live asciutti, pieni di vita e di un’implacabile energia ma elegante, solido e sanguigno. Una premessa: il cosiddetto giro di blues, quell'insieme di pochi accordi che resiste dai primi decenni del secolo scorso, è un miracolo della musica, una base sulla quale migliaia di artisti hanno navigato felici, tristi, incazzati, malinconici, aggressivi, disperati, pieni di speranza e di mille altri sentimenti e emozioni: è stato, continua ad essere e sarà sempre il magico biglietto che garantisce viaggi fantastici sulle sue note. Figlio dell’Africa, stretto parente dello spiritual e del gospel, il buon vecchio blues ha fatto la fortuna di tanti musicisti e vocalist bianchi e neri, americani e europei, buoni e cattivi, bravi ma anche meno bravi, perché bastano una chitarra e una voce (meglio se c’è pure una sezione ritmica) per trasformarlo in qualcosa di meraviglioso.

Il 20 febbraio sarebbe stato il sessantottesimo compleanno di Roberto, se il re romano del blues non se ne fosse andato quando di anni ne aveva solo sessanta, e un folto gruppo di amici ha deciso di rendergli omaggio domenica pomeriggio con una diretta a base di ricordi, musica (ovviamente blues) e asltri ingredienti per celebrarlo nel modo più rispettoso e affettuoso. Lo trovate online, nel Bluestream che dalle ore 16 in poi è su diverse piattaforme: sulla pagina Facebook di Ciotti, in diretta su YouTube e sul sito della vocalist e chitarrista Francesca De Fazi.

Collegarsi è un bel modo di rivivere e ritrovare le atmosfere e la musica di Roberto, e gli invitati a partecipare sono tanti, da Claudio Maffei e Sandro Kessa Blues Square a Eric e Victor Danìel, Mario Donatone, l’armonicista Simone Nobile, il chitarrista Egidio Marchitelli, Francesca De Fazi, il vocalist e chitarrista Max Leonelli, Piero Fortezza e la Roma Blues Band, Adriana Da Silva (è la vedova di Ciotti), Cristina Croce (figlia di Odette, compagna storica di Roberto), Susanna De Vivo (fidanzata e partner di palco di Ciotti negli anni 70), Eugenio Rubei (Alexanderplatz), Peppe Coretti (organizatore di eventi varii), Tommaso Cerroni (del Liri Blues Festival), Marco Tiriemmi, Renato Marengo (ha prodotto il primo album Super Gasoline Blues), l’armonicista Tarcisio Di Domenicantonio (organizzatore del Castel San Pietro Romano Blues Festival), Mario Insenga (dei Blues Stuff), Gennaro Porcelli, Alex Britti, Fabio Treves, Roberto Gatto, Andy J Forest.

 

Prima di andare avanti Francesca De Fazi fra i promotori ha dedicato il seguente messaggio:

Allo scadere di quello che sarebbe stato il suo 68° compleanno, un evento per ripercorrere la storia di Roberto Ciotti che ricopre 40 anni di carriera, dalla magia degli anni 70 fino a quando nel 2013 è prematuramente scomparso. Ma il suo spirito aleggia ancora tra i vicoli di Testaccio, di Calcata e di tutti i posti dove con la sua musica ha cambiato le cose, e nell'anima di tutte quelle persone che ha effettivamente cambiato.

Roberto è stato il primo “Blues Writer”in Italia, a forgiare un genere, senza snaturarlo con la lingua italiana, ma inserendo la melodia e il virtuosismo chitarristico, rimanendo sempre internazionale. Chissà cosa avrebbe detto del cambiamento che stiamo vivendo nell'attualità, lui un ribelle e sperimentatore così tenace, deciso a vivere la vita "senza lasciarsi scappare neanche un occasione e sfruttare ogni avventura per sentire l'adrenalina" per dirla con parole sue tratte dal libro “Unplugged”, un bellissima testimonianza che ci ha lasciato sulla sua vita. Il Blues non si può sterilizzare, è sporco e contagioso… come può sopravvivere in questo cambiamento epocale che stiamo vivendo?

Di questo e di altre cose parleremo con gli invitati , cercando di seguire una cronologia storica, che sarà il programma di questa diretta, ricca di ospiti, musicisti e amici che conoscono bene la sua musica , la sua storia e il suo messaggio. Grazie.

Chi era Roberto? Lo trovate nel pezzo che abbiamo scritto subito dopo la sua scomparsa. Eccole, e perdonate se nelle ultime righe ci siamo fatti prendere dalla commozione: Roberto se lo meritava

Una roccia del blues, un musicista che da quando aveva dodici anni imbracciava la sua chitarra esplorando quel blues che era la sua passione, soprattutto il blues doc nato nel Delta del Mississippi, e spesso lo mescolava al rock in una miscela straordinariamente piena di vita: ecco in poche righe Roberto Ciotti, il sessantenne chitarrista della Garbatella nato il 20 febbraio 1953 e scomparso il 31 dicembre 2013 dopo una lunga malattia che negli ultimi tempi l’aveva costretto a ricoverarsi in clinica.

Come la sua musica, Roberto sembrava immortale, indistruttibile, inossidabile, ed è ancora difficile credere che se ne sia andato così velocemente alla vigilia del nuovo anno.

L’avevamo sentito live a Villa Celimontana il 12 agosto dello stesso anno, quando aveva presentato il suo ultimo e bell’album Equilibrio Precario in trio con Fabiola Torresi al basso e Ivano Fortuna alle percussioni, e anche se già si sapeva della sua malattia tutto sembrava tranne che sul punto di lasciarci la pelle. Merito del blues, il buon vecchio blues che era la sua energia, la sua linfa, la sua voglia di andare avanti contro tutto e contro tutti. E non provate a pensare che il blues possa non essere una grande medicina: chiunque altro, senza il blues, al posto suo avrebbe già mollato da un bel pezzo.

Fu negli anni Settanta che Roberto, cresciuto allo storico Folkstudio di Giancarlo Cesaroni e al trasteverino Big Mama, incise il suo primo album Blue Morning, intitolato con il nome del gruppo: il produttore era Antonello Venditti, l’etichetta la leggendaria It di Vincenzo Micocci, nella formazione  al sax c’era Maurizio Giammarco, nello stesso anno lui e la band parteciparono alle incisioni di Alice non lo sa di Francesco De Gregori. Ha collaborato con Edoardo Bennato, ha scritto e suonato le colonne sonore di Marrakech Express e Turné di Gabriele Salvatores, ha suonato in decine e decine di festival, ha scritto altre colonne sonore, ha lasciato tredici album, ha pubblicato un libro autobiografico (Unplugged, del 2006, con allegato un cd acustico), ha diviso il palcoscenico con star come Ginger Baker (negli Usa), Billy Cobham, Bob Marley, Chet Baker, Bo Didley, Maceo Parker, Joe Cocker,  Bo Didley, Archie Sheep, Stanley Jordan e tanti altri, ha fatto muovere i primi passi a Alex Britti e Federico Zampaglione, ha studiato per anni il dobro (la  chitarra resofonica adorata dai bluesmen), insomma non si è fatto mancare niente, e del resto si è meritato tutto al mille per mille.

L’ultimo progetto di Roberto  era un album nel quale mescolare il blues con i suoi progenitori, cioè i  ritmi africani. Sarà stupido immaginare che lassù già lo abbia realizzato fianco a fianco con tante altre stelle del blues, ma noi, perdonateci, lo facciamo lo stesso.

© RIPRODUZIONE RISERVATA