Transiberiana e poi l'opera contemporanea Orlando, dopo 25 anni ritorna la musica del Banco del Mutuo Soccorso

Il Banco del Mutuo Socorso alla sui prima uscita con Tony D'Alessio a Città della Pieve
di Enzo Vitale
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Sabato 2 Febbraio 2019, 09:36
Un lungo viaggio in treno in luoghi sperduti dove freddo e neve sono sempre in agguato. A un certo punto il locomotore si ferma: il ghiaccio ha invaso i binari e non si può più andare avanti. E' notte e con il buio arrivano la disperazione e la paura. Qualcuno dei viaggiatori prova a scendere perchè, in lontananza, si intravedono delle luci. I più temerari affrontano un percorso sperando di trovare un villaggio abitato, ma una volta giunti sul posto si accorgono che lì c'è solo morte e disperazione. Quello che appare ai loro occhi sono solo i resti di chi ha vissuto in un gulag.
 
Vittorio Nocenzi è un fiume in piena. Racconta, spiega e a volte si infervora. Non sta più nella pelle: ad aprile uscirà, dopo ben 25 anni di “silenzi discografici”, il nuovo album del Banco del Mutuo Soccorso dal titolo “Transiberiana”, col bonus track (circa 20 minuti) con alcuni brani del concerto tenutosi a settembre a Veruno. Alla nuova fatica del gruppo hanno dato il loro contributo lo stesso Vittorio Nocenzi (pianoforte, tastiere e voce), Filippo Marcheggiani (chitarra elettrica), Nicola Di Già (chitarra ritmica), Marco Capozi (basso), Fabio Moresco (batteria) e Tony D’Alessio (lead vocal).

(La nuova formazione del Banco del Mutuo Soccorso)

Ultimo ellepì nel 1994, si chiamava “13”. Nocenzi perchè tutto questo tempo per vedere un nuovo lavoro del Banco?
«Beh, nel frattempo, sono accadute molte cose. Due sono state tragiche: la perdita di Rodolfo Maltese e Francesco Di Giacomo. E poi diciamo che in un certo senso qualcosa l'ho sbagliata pure io: ho dato priorità all'aspetto concertistico, ora voglio riequilibrare il tutto».

Da quando avete cominciato, in effetti, tra pause e periodi di attività, i live si sono moltiplicati....
«Cinquemilacinquecento per la precisione. Questo il numero delle kermesse in pubblico, ma ora è arrivato il momento autobiografico. Sì, questa è l'ora giusta».

Perchè Transiberiana?
«Probabilmente è il viaggio più lungo che si può fare in treno sul nostro pianeta. Quasi 9.500 chilometri tra steppe, deserti e ambienti inospitali. In un certo senso potrebbe rappresentare una bella metafora della nostra esistenza: ci sono una partenza, un arrivo. C'è la paura e poi ci sono le aspettative ma anche gli imprevisti. Insomma tutte quelle problematiche che la vita puntualmente ci presenta».

Può darci qualche delucidazione sul nuovo disco?
«L’uscita di Transiberiana avverrà ad aprile attraverso Inside Out Music, una divisione di Sony Music specializzata nelle varie accezioni del Progressive. Sarà un album doppio più un terzo disco di bonus track contenente Metamorfosi, Il ragno e 750 mila anni fa l'amore, brani che abbiamo suonato dal vivo nel settembre scorso al Prog Festival di Veruno».

Musicalmente come lo definisce, come pensa sia accettato in un mondo così diverso dagli anni '70?
«Il timbro sarà sempre il nostro. Chi lo ha sentito ha colto il sapore del Banco sin dalle prime note, ma poi, ascoltandolo fino in fondo, ha percepito molte tracce della contemporaneità. Sia paziente, vedrà che sarà così».

All'orizzonte poi cosa si prospetta?
«Si prospetta un nuovo lavoro a cui sto dietro da circa 5 anni. L'ho realizzato a quattro mani con mio figlio Michelangelo. Si intitola Orlando (ispirato all'Orlando furioso di Ariosto, ndr), un'opera contemporanea a cui tengo molto. E proprio grazie alla musica che sono tornato a vivere. Sono stati anni orribili. Prima la morte di Francesco (il cantante Francesco Di Giacomo, ndr), poi quella di Rodolfo (il chitarrista Rodolfo Maltese avvenuta nel 2015, ndr) e giusto per non farmi mancare nulla anche il mio dramma. Ripeto, la musica mi ha fatto rinascere».

(Rodolfo Maltese scomparso il 3 ottobre del 2015)


Cosa ha tratto da queste esperienze?
«Forse le sembrerà banale, ma il destino mi ha restituito due bellissime cose in cambio: la vicinanza di mio fratello Gianni e la scoperta di avere un alter ego nel mio terzo figlio Michelangelo».

Mi scusi, ma vorrei un suo ricordo di Francesco Di Giacomo ...Il 21 febbraio uscirà un suo disco postumo, La parte mancante....
«Riapre una ferita, ma è giusto ricordare lui come è giusto ricordare anche Rodolfo. Qualche ora prima di quella maledetta sera del 21 febbraio del 2014, io e Francesco stavamo insieme qui a casa mia, volevamo comporre un brano sulla libertà. Poi è uscito per tornare a casa e poco dopo quella terribile telefonata della moglie.....Non credevo alle sue parole: Francesco non c'è più».

(Francesco Di Giacomo con Vittorio Nocenzi)

Molti allora dissero che senza Francesco non poteva più esistere il Banco...
«E' un pensiero che ho avuto anche io, poi è arrivato Tony (Tony D'alessio, la nuova voce della band, ndr) e siamo ancora qui».

Su D'Alessio cosa mi dice?
«E' un giovane in gamba, si è messo completamente a nostra disposizione. Interpreta la nostra musica in una maniera magnifica con una capacità di declinare timbri e suoni davvero notevole. Ha raggiunto ottimi risultati. CI sarà un altro Banco dopo Francesco, e Tony ha tutte le chances. E poi vuol sapere una cosa?»

Certo, dica pure...
«C'è stato un periodo in cui Francesco si era un po' stancato e continuava a dirmi “A Vittò senti me so stufato, prosegui tu. Perchè nun prendi quel ragazzo lì, come se chiama Tony”, insomma fu lui stesso ad indicarmelo. A volte il destino è davvero incredibile».

Ma avete mai pensato come voce del Banco una donna?
«Sì, a dire il vero l'occasione non è mancata. E' stato quando abbiamo realizato una trasposizione teatrale di Darwin per la regione Lazio. In quel frangente ho avuto modo di scoprire qeui testi interpretati al femminile. Ma debbo dire che la cosa non mi ha entusiasmato più di tanto, la musica del Banco è al maschile è una peculiarità del tutto naturale e Tony la incarna molto bene».

(Tony D'Alessio alla sua prima uscita con il Banco del Mutuo Soccorso a Città della Pieve in Umbria, foto Enzo Vitale)

Come vede i giovani di adesso, la società: cosa è cambiato rispetto ai magnifici, in senso musicale, anni '70?
«Allora c'era la speranza. Ci si impegnava pe costruire un futuro migliore. Pensavamo ci fossero delle prospettive migliori, invece siamo arrivati alla situazione di oggi dove uno che ha studiato sui social si mette allo stesso livello culturale di un professionista. Abbiamo cancelato la conoscenza».

Pensa che la sua generazione abbia qualche responsabilità?
«Ritengo che laddove l'ideologia si trasforma in integralismo, allora arriva il fanatismo che distrugge tutto. Sì, qualche responsabilità ce l'abbiamo pure noi, indubbiamente».

Dopo il disco ci sarà anche un tour?
«Probabilmente sì, ma per ora posso solo dire che ci sarà un live, in quel periodo, all'Auditorium di Roma».

(Il Banco del Mutuo Soccorso nel 1973)


Pensa di dover ringraziare qualcuno in questo periodo di grandi cambiamenti per voi?
«Sì, certamente: questo qualcuno ha un nome e cognome: Paolo Maiorino, general manager strategic marketing di Sony Music Italia. E' stato un interlocutore stimolante che ci ha seguito con lucidità e passione».

Insomma sul primo binario è in arrivo il nuovo Banco?
«Non ho voluto fermarmi, se avessi smesso Francesco e Rodolfo sarebbero morti un'altra volta. Ve lo assicuro, ci sarà un altro Banco, questa idea non si può fermare....».

Mi scusi Nocenzi, un'utima cosa: mi accorgo che sia io che lei abbiamo sempre pronunciato la parola Banco, ma come dovremmo chiamarvi da ora in poi?
«Banco? E' una parola arcaica, serviva ai tempi futili e frettolosi degli anni '80, il Banco è slow music. Ora chiamateci pure Banco del Mutuo Soccorso».

enzo.vitale@ilmessaggero.it



 
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