Reunion Genesis, il tour slitta ad aprile del 2021: Gabriel e Hackett dicono no. Prog celebra miti e leggende del gruppo inglese

I Genesis, alla reunion di aprile 20121 non ci saranno nè Peter Gabriel, nè Steve Hackett
di Enzo Vitale
5 Minuti di Lettura
Martedì 4 Agosto 2020, 22:39 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 17:51
«Salve, mi chiamo Peter Gabriel. Ho appena letto il tuo annuncio di far parte della nostra band», è una delle frasi emblematiche contenuta nell’autobiografia di Steve Hackett, intitolata A Genesis in my Bed, uscita lo scorso Il 24 luglio, un libro che racconta i primi passi con i Genesis. «Era il 1970 -afferma il chitarrista- e nella musica cominciava a percepirsi un forte desiderio di infrangere i confini fra i diversi generi».

Ma come un nuovo segno del destino, il titolo di un loro album del 1978, And Then There Were Three, è ripiombato come un asteroide sulla storia del gruppo progressive inglese. Al tour, prima annunciato per novembre e ora posticipato ad aprile 2021, mancheranno proprio Peter Gabriel e Steve Hackett.
Saranno ancora una volta i grandi assenti della mezza reunion che gli “attuali” Genesis, ovvero Phil CollinsMike Rutherford Tony Banks, hanno deciso di riproporre per celebrare i miti della band inglese assai conosciuta nel nostro Paese. Un percorso di 19 concerti che si terranno tra Scozia, Inghilterra e Irlanda


IL TOUR SLITTA DI 5 MESI, ECCO LE NUOVE DATE
Ecco le nuove date del tour, saranno 19, annunciate da Phil Collins, Mike Rutherford e Tony Banks che, purtroppo, non prevede di toccare l'Italia. Per ora solo 19 live in Scozia, Inghilterra e Irlanda.

1 e 2 aprile, Sse Hydro Arena, Glasgow
5, 6 e 7 aprile Arena di Birmingham, Birmingham
9 e 10 aprile Utilita Arena, Newcastle
12 e 13 aprile Manchester Arena, Manchester
15 e 16 aprile Arena, Dublino
18 aprile Sse Arena, Belfast
21  e 22 aprile First Direct Arena, Leeds
24 e 25 aprile M&S Bank Arena, Liverpool
27, 29 e 30 aprile O2 Arena, Londra



PROG, LA RIVISTA CELEBRA LA BAND
La rivista Prog Italia, bimestrale edito dalla Sprea Editori e diretto da Guido Bellachioma, sarà in edicola il 6 agosto proprio con uno speciale dedicato ai Genesis. Da giugno 2015, è il punto di riferimento degli appassionati di rock progressivo e dintorni, non solo in Italia.

«Visto il rinnovato interesse intorno ai Genesis -spiega proprio il direttore Guido Bellachioma-, dovuto anche alla reunion che ad aprile 2021 riporterà sul palco Phil Collins, Tony Banks e Mike Rutherford, abbiamo pensato a uno Speciale Genesis di 116 pagine tutto a colori che esplorerà in profondità le storie del più amato gruppo di rock progressivo in Italia, dagli anni 70 a oggi». All'interno si potranno trovare argomenti che spaziano dalla Top 40 songs – le canzoni che più piacciono ai fan, all'intervista a  Paul Whitehead; dal  Collezionismo Over the top all'album Foxtrot, il vero inizio; dall'autobiografia di Steve Hackett fino ad Anthony Phillips (primo storico chitarrista) al periodo 1969-1997 e tante e tante altre originali chicche in una lunga storia attraverso le recensioni storiche dei loro album. La rivista è prenotabile online


(La copertina di Prog Italia, l'intero numero è dedicato ai Genesis)

UN ESTRATTO DELL'INTERVISTA A PAUL WHITEHEAD
PAWN HEARTS dei Van Der Graaf Generator, NURSERY CRIME dei Genesis: sarebbe possibile fare oggi quelle copertine? «So che i musicisti si confidavano con i pittori e, insieme, creavano vere e proprie opere d’arte. Il disco era una summa d’intenti, il lavoro finale di una moltitudine di artisti…Allora c’era una generazione “perfetta” di artisti e di musicisti. L’incisione di un disco era cosa estremamente costosa e, quindi, diventava un evento abbastanza raro. Oggi il marketing non ha più confini, è dovunque, anche su Internet. La qualità della musica è scesa pericolosamente perché una volta, prima di realizzare un album, era necessario completare alcuni step. Io cerco di esprimermi come allora. Guardo le cose e cerco di evidenziare l’argomento della canzone, di esaltare il suo scopo, che poi è quello di raggiungere la gente. Cerco di avere la stessa sensibilità e la stessa visione verso la musica, perché voglio trasmettere la sua armonia all’interno dei miei dipinti. Sono la mente rappresentativa della musica e, al tempo stesso, la connessione con essa. Con i Genesis e con Le Orme ho “collaborato” realmente, la mia idea di artista doveva necessariamente sposarsi alla loro, come uno specchio. Il mio lavoro è quello di prendere la musica del mondo per farne immagini. Dipingo da tanto tempo… è diventato il mio diario».


(Paul Whitehead con una delle sue copertine)

ESTRATTO DALL'AUTOBIOGRAFIA DI STEVE HACKETT
Il 24 luglio è uscita l’autobiografia di Steve Hackett, intitolata A Genesis in my Bed.
«Per cinque anni, finita la scuola, pubblicai periodicamente un annuncio sulla rivista musicale «Melody Maker». Le prime volte diceva solo: «Chitarrista/armonicista blues offresi». Poi i miei gusti e interessi musicali si ampliarono, e la ricchezza di possibilità mi affascinò.
Nel 1970 l’annuncio diceva: “Chitarrista cerca musicisti aperti e decisi ad andare oltre lo stagno delle forme musicali esistenti”. Una dichiarazione forte, che non nascondeva obiettivi ambiziosi, per me stesso e per chi avrebbe lavorato con me. Si vede che avevo beccato il tono giusto, perché l’annuncio si meritò l’attenzione di altri idealisti con il medesimo orientamento.
Era una tipica giornata grigia d’autunno e mi stavo esercitando in camera da letto, dopo aver aiutato la mamma a portare fuori l’immondizia. Ero perso in sogni a occhi aperti sul roseo futuro, quando squillò il telefono.
“Salve, mi chiamo Peter Gabriel. Ho appena letto il tuo annuncio”. Ricordo il mio provino con i Genesis. Pete e Tony sembravano un po’ Tom Baker di Doctor Who (serie televisiva di fantascienza, in onda dal 1963 al 1989, Baker ci lavorò dal 1974 al 1981; ndr) con dei lunghi spolverini scuri e sciarpe di lana. Pete indossava i pantaloni e le scarpe di suo padre: avevano adottato un approccio rovesciato all’immagine. Avevano toni di voce eleganti, quasi aristocratici, diversi da quelli dei londinesi cui mi ero abituato: ragazzacci di città sempre piuttosto aggressivi, a meno che non fossero troppo fumati, si capisce.......».

(Una foto storica: Steve Hackett con il fratello John)


enzo.vitale@ilmessaggero.it



 
© RIPRODUZIONE RISERVATA