Renato Zero, così la Zerofollia ha conquistato il cuore di Roma

Renato Zero, così la Zerofollia ha conquistato il cuore di Roma
di Mattia Marzi
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Domenica 3 Novembre 2019, 00:40 - Ultimo aggiornamento: 00:42

«Ero titubante. D’altronde non ho più 18 anni. Per non farmi mancare un’estensione della mia energia mi sono fatto mettere anche uno stent: il cuore va che è una pompa, il sangue ha ripreso a circolare bene e io sono ancora in giro. Sarà dura liberarsi di me». È un Renato Zero pieno di vitalità, in barba ai 69 anni compiuti lo scorso settembre, quello che dal palco del Palazzo dello Sport di Roma venerdì ha dato il via al tour “Zero il folle”.

IL PIT STOP
Dopo un rapido pit stop che all’inizio dell’anno lo ha visto sottoporsi all’intervento chirurgico di cui parla per la prima volta proprio in occasione della prima delle sei date romane della tournée (sarà in scena anche il domani, il 4, il 6, l’8 e il 9 novembre), il cantautore torna a esibirsi nei palasport con uno spettacolo in cui racconta il presente senza però dimenticare il glorioso passato.

E tra una ventina di cambi d’abito, momenti teatrali, sproni alle nuove generazioni e un pizzico di nostalgia, fa dimenticare la seriosità degli ultimi lavori riscoprendo quella zerofollia che in 50 anni di carriera gli ha permesso di scrivere alcune delle pagine più belle del pop italiano.
Lo show è un compromesso tra le velleità artistiche di Zero e le aspettative dei Sorcini. Accompagnato da un’orchestra “digitale” (compare sullo schermo alle sue spalle, filmata durante le prove al Parco della Musica), con Il mercante di stelle l’artista prende per mano gli spettatori e li accompagna nella sua favola: «Non sarò mai mercante di realtà», li avvisa, mentre tre grosse maschere fissano il pubblico dall’alto. Il medley tutto dedicato agli Anni ’80 con Per non essere così, Niente trucco stasera, Artisti e L’equilibrista conferma che in scaletta sono tornate le canzoni storiche, quelle che Zero aveva voluto lasciare fuori da Zerovksij, il progetto del 2017 tra musical e teatro dell’assurdo che aveva diviso i suoi fan. Passato e presente convivono in un giusto equilibrio, con i brani del nuovo album (diverte Ufficio reclami, sul tema del peccato, con i coristi vestiti da preti e suore - ci sono anche Zoe e Marica Biondi, figlie di Mario, il soulman lanciato da Zero con la sua etichetta Tattica) alternati a successi come Sogni di latta, Il carrozzone, Cercami e Nei giardini che nessuno sa, con un’interpretazione che a metà concerto gli vale una standing ovation: «Nun ce so’ buche, nun c’è monnezza che tenga... Semo grandi!», urla al microfono, guardando il palasport romano tutto in piedi.

Zero si rivolge spesso ai giovani, li incoraggia a rimboccarsi le maniche e a darsi da fare. Anche sotto le coperte: La culla è vuota tratta con ironia il tema del crollo delle nascite, mentre sullo schermo una cicogna stringe con il becco un cartello: “Fuori servizio”. Tra invettive e attacchi ai social, il cantautore non manca di arrabbiarsi con gli spettatori: «Basta con questi cellulari, vi prego», sbuffa su Vivo, smettendo di cantare. Ma quando nel finale vengono mostrate le immagini in bianco e nero delle sue esibizioni storiche, la tensione lascia spazio all’emozione, prima dell’epilogo con l’immancabile Il cielo. Dopo Roma il tour farà tappa a Firenze (14-15/11), Mantova (18-19/11), Pesaro (23-24/11), Livorno (7-8/12), Torino (14-15/12), Bologna (21-22/12), Milano (11-12-14/01), Eboli (18-19/01) e Bari (23-25-26/01).
 

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