La Rappresentante di Lista: «Lo streaming è distopia: un bambino mi ha chiamato "YouTube", questo mi fa paura»

«Oggi la società gode del fallimento delle donne, soprattutto di quelle dello spettacolo. Noi in "Diva" facciamo riferimento a questo»

La Rappresentante di Lista: «Lo streaming è distopia: un bambino mi ha chiamato "YouTube", questo mi fa paura»
di Mattia Marzi
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Giovedì 23 Giugno 2022, 06:51

Neanche il tempo di aggiungere alla lista dei premi vinti negli ultimi due anni il secondo Disco di platino di Ciao ciao che La Rappresentante di Lista fa uscire già un altro singolo, Diva. La band guidata dalla cantante Veronica Lucchesi (34 anni) e dal polistrumentista Dario Mangiaracina (37) si sta godendo il suo momento d'oro: dopo dieci anni di carriera passati per lo più a suonare sui palchi dei club e dei festival del circuito indipendente, non intendono fermarsi certo ora. Anche a costo di sfiorare la sovraesposizione: da Sanremo al tour estivo che questa sera fa tappa al Rock in Roma all'Ippodromo delle Capannelle (torneranno poi nella Capitale il 16 novembre, all'Atlantico), passando per il concerto per la pace che hanno organizzato a Bologna e il passaggio al Primo Maggio.

Dove avete trovato il tempo per scrivere Diva?

V: «Era già pronta.

Risale alle stesse sessioni in studio durante le quali l'anno scorso abbiamo inciso Ciao ciao, di cui rappresenta una sorta di lato b».

Vivo e muoio d'amore sola con me, cantate: a chi vi siete ispirati?

V&D: «Alle dive della porta accanto».

Cioè?

V: «Non parliamo di Marilyn Monroe o di Maria Callas, ma di una diva della vita vera, di tutti i giorni. Nel testo abbiamo voluto evitare riferimenti ai riflettori, ai palchi, ai microfoni: volevamo che chiunque potesse rispecchiarsi in questa canzone».

Alludete al femminismo?

V: «Anche. D'altronde c'è questo brutto vizio, nella società di oggi, di godere dei fallimenti delle donne. Soprattutto di quelle dello spettacolo. C'è un'espressione precisa usata per spiegare questo fenomeno: train wreck, letteralmente disastro ferroviario. Tutti aspettano il momento in cui questo personaggio andrà fuori dai binari e si schianterà».

Che c'entra con la canzone?

D: «Il personaggio che raccontiamo nel brano vuole liberarsi dallo stress psicofisico che impone alla donna di essere sensibile, fragile. La nostra diva vuole essere libera, prendere in mano le redini della sua vita e fregarsene di tutto».

Non c'è il rischio che il ritornello marcatamente radiofonico e le sonorità dance possano offuscare il significato del brano, come accaduto con Ciao ciao, che aveva una chiave distopica notevole?

V: «Oscar Wilde diceva: Sono consapevole del fatto che si vive in un'epoca in cui solo gli ottusi sono presi sul serio e io vivo nel terrore di non essere frainteso».

Spiegatevi meglio.

V: «Il nostro approccio di scrittura ha sempre mischiato i livelli: alto e basso. La musica e il testo spesso dialogano, altre volte invece creano dissonanze».
D: «Fraintendimento o meno, Ciao ciao resta un pezzo incredibile. Ciò che mi fa paura non è essere frainteso, ma un'altra cosa».

 

Cosa?

D: «Due settimane fa mi sono preso una giornata di relax e sono andato al mare. Un bambino sulla spiaggia mi ha riconosciuto. Si è girato, ha puntato l'indice e mi ha chiamato YouTube».

Che significa?

D: «Mi ha identificato non come l'artista della canzone che ha ascoltato in rete, ma come la stessa piattaforma di streaming. Lì ho capito che lo streaming depersonalizza totalmente la musica. Ecco, questo è distopico».

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