Il rocker dell'Isola che non c'è è addolorato, «perdiamo un grande musicista e io perdo un amico. Ci siamo fatti gli auguri per Natale, ci siamo stimati reciprocamente per tutta una vita», senza mai salire insieme sul palco. «Ho un grande rimpianto, un concerto con lui sfumato all'ultimo momento. Avremmo dovuto duettare all'inizio, nell'intervallo e alla fine della partita omaggio a Fabio Cannavaro per il suo addio al calcio allo stadio San Paolo nel 2013, ma purtroppo l'evento saltò, per noi due sarebbe stata l'occasione di una vita».
Bennato e Daniele uniti dalla stessa città anche se con due percorsi musicali e personali diversi. «Stesso amore per Napoli e stessa rabbia per le cose che non sono cambiate. Entrambi - dice ancora Bennato - abbiamo messo nelle nostre canzoni tutto questo, parlando della città con continui riferimenti, la sua Napule è e i miei Campi Flegrei, la sua Terra Mia e La Mia Città stanca, rassegnata, innocente, invasata, nuda, svergognata, tradita, condannata. Io sono rimasto qui, ho fatto l'università a Milano e sono tornato e vivo a Napoli, lui ha fatto un'altra scelta, ha investito a Roma le sue energie artistiche con uno studio di registrazione, ma l'amore era grande lo stesso».
«Pino lo citavo spesso, insieme ad altri 4-5 colleghi, anche rispetto alle problematiche del mondo della musica.
Oggi non è il giorno per ricordarle ma Pino ci si era avvelenato il sangue, amareggiato moltissimo per certi meccanismi perversi», confida Bennato. «Si lamentava del fatto che le radio che contano non trasmettevano le sue canzoni recenti ma solo quelle più antiche e il pubblico finiva con il rimpiangere il Pino Daniele di una volta solo perchè quelle erano le canzoni che si sentivano», si sfoga Bennato che però conclude, «oggi il tema purtroppo è un altro. Addio Pino».
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