Nesli: «Con l'album "Vengo in pace" voglio chiudere i conti con il passato»

Nesli: «Con l'album "Vengo in pace" voglio chiudere i conti con il passato»
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Giovedì 21 Marzo 2019, 13:48 - Ultimo aggiornamento: 22 Marzo, 11:17
Si intitola Vengo in pace il decimo disco di Nesli, in uscita venerdì, anteprima live domani a Roma, Largo Venue, poi tour per i club d'Italia. Francesco Tarducci da Senigallia, 49 anni, depone il negativo e si dispone a cogliere il bello della vita, per celebrare i venti anni di carriera. Tanti ne sono passati da quando accettò quel soprannome, anagramma di pannoloni Lines perché faceva rap già a sedici anni, insieme al fratello Fabri Fibra, con il quale non parla da anni. Dopo il più complesso Kill Karma (2016), alterna pop-dance a ballate introspettive non lontane dalle atmosfere di La Fine (rifatta poi da Tiziano Ferro).

LA MISCELA
Fu tra i primi del rap a virare verso la miscela di pop e urban: «È un cantautorato storto impensabile fino a qualche tempo fa. Ora lo fanno in tanti, anche a Sanremo, e mi fa piacere». Nesli viene in pace, in tempo di guerra: «È un periodo di veleni. Sono nati i social e, potendo scegliere cosa farne, abbiamo risposto Io odio. Io distruggo», ci racconta. «Il Sanremo 2017 mi ha segnato. Ho sentito un accanimento, più che critiche sul mio brano Do retta a te. Anticipava l'aria di quest'anno, perciò ho dato la mia solidarietà a Il Volo. Ho preso le distanze dalla musica, che ha i sintomi di una malattia. Mi ha convinto a tornare l'allineamento dei pianeti a favore del Capricorno, il mio segno. Umanamente è un periodo felice, senza motivi precisi. Vivo bene la mia professione, distaccandomene. Per questo non ho ospiti nel disco. Il mio è un percorso umano che coincide con le canzoni, voglio esprimere con parole semplici pensieri complessi».
 

LE FOTO
Continua a definirsi cantautore inquieto: «Se guardo le mie foto da piccolo, ero sempre quello con la testa basta che si fissava i piedi. L'inquietudine è il motore, ma oggi non prevale». A 16 anni, giocando con una pistola, gli partì per sbaglio un colpo e mandò in fin di vita un amico. Oggi lo preoccupa il nuovo provvedimento sulla legittima difesa: «Vado oltre la discussione politica, parlo di un'esperienza personale atroce. Tenere un'arma da fuoco è un errore. Se ce l'hai, la usi. Se la usi, rischi di uccidere, mica crei una serra di fiori. Se prendere in mano un cellulare ci ha fatto deragliare così tanto dal senso di umanità, figuriamoci una pistola».

In Viva la vita balla e canta con orgoglio questa è la mia nazione: «È un inno a chi difende la vita e il suo posto in questo Paese. Se tutti se ne vanno, l'Italia diventa un luogo di villeggiatura fra maggio e agosto». Nel singolo Le cose belle invita a non dimenticare l'amore per ciò che è prezioso: «È rivolto in particolare a mia madre e a mia sorella, che mi hanno cresciuto. La mia è una famiglia matriarcale, stile elefanti». Chiude il disco con Maldito, in cui manda a quel paese suo padre e suo fratello. Ma non veniva in pace? «È un brano del 2017, l'unico pre-serenità, ma comunque senza astio. Dico a mio padre che insieme avremmo potuto fare meglio. Mi sono svegliato già grande, senza il suo punto di riferimento ero ingestibile».

L'ATTACCO
In quanto al fratello Fabri Fibra: «Mi attaccò con il disco FenomenoMasterchef Edition mentre ero in gara a Celebrity Masterchef. Scorretto. Non l'avrei fatto nemmeno al mio peggior nemico. Non c'è odio verso di lui nel brano, è un modo di farmi scivolare la questione di dosso, chiuderla definitivamente, come il rito di buttare via le cose vecchie. Astralmente è il momento giusto per farlo. Invece di credere a religioni o alieni, credo nelle stelle. Influenzano le maree, vuoi che non influenzino esseri insignificanti come noi?»

S.O.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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