Niente scenografie spettacolari come avevano abituato nei tour precedenti, solo giochi di luce, qualche video, dei megapalloni fatti volteggiare sul pubblico prima dei bis e soprattutto rock, tanto rock per il ritorno dei Muse a Roma, nell'unica tappa italiana della band britannica.
Il rapporto con Roma, e con l'Italia, del resto, è come quelle storie che non finiscono mai. Nella città eterna, all'Olimpico davanti a 60 mila persone, due anni fa avevano deciso di registrare il dvd ufficiale del tour mondiale. E ora sono tornati, nel loro ennesimo cambio di pelle senza tuttavia snaturare se stessi e l'impronta rock-progressive in chiave elettronica che li contraddistingue da 20 anni a questa parte, ma senza neanche abbandonare la strada verso nuove e inattese destinazioni. In 35 mila si sono dati appuntamenti all'Ippodromo delle Capannelle, per il Postepay Rock in Roma, una delle tappe del Drones world tour. E la band da quasi 20 milioni di dischi venduti li ha ricambiati con un'ora e mezza di live da lasciare senza fiato. A tutto ritmo, con la musica che avvolge, esalta, rimbomba nelle orecchie e trascina tutto e tutti in una festa.
In scaletta non sono mancati i brani recenti dell'ultimo album Drones, uscito poco più di un mese fa.
Ad aprire il concerto di Roma, i Nothing But Thieves, che hanno intrattenuto il pubblico fino a poco dopo le 22, quando i Muse hanno rotto il muro del suono e riannodato i fili, mai sfilacciati, del passato con la città eterna.