Max Gazzè, sold out e standing ovation per Alchemaya al Teatro dell'Opera

GAZZè DEBUTTO ALL'OPERA DI ROMA
di Rita Vecchio
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Martedì 4 Aprile 2017, 20:02 - Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 12:50

Un successo preannunciato. Quello di un uomo prima di tutto. Max Gazzè. E quello della sua “Alchemaya”. Opera fuori dal comune. “Esoterica”. “Sintonica”. Come ama definirla. Il suo debutto al Teatro dell’Opera di Roma con tanto di standing ovation, tra lo stupore dello stesso artista di come contaminazioni pop siano arrivate su un palco come quello del Costanzi. («Un posto sacro. Chi l'avrebbe mai detto?», dice nei camerini). Il tutto per uno sposalizio ben riuscito tra la Bohemian Symphony Orchestra di Praga, diretta da Clemente Ferrari, i sintetizzatori e voce. Quella di Gazzè. Coadiuvata da quella narrante di Ricky Tognazzi. Sarà anche stato un «concerto anomalo per un progetto ambizioso», ma l’alzabandiera del mainstream, outsider e anticonvenzionale per definizione, che non accetta compromessi, sa quello che fa.&nb;È un concept che nasce da una ricerca personale degli ultimi venti anni su temi che spaziano tra storia, filosofia, fisica quantistica e la mia ricerca spirituale», dice Gazzè a fine concerto. «Volevo far sì che attraverso le melodie e i testi di questi brani si attivasse una piccola campanella che ci ricordasse che abbiamo anche un'anima. Spesso pensiamo che il progresso dell'essere umano sia legato alla tecnologia e abbiamo dimenticato che c'è una tecnologia interna, trascurando quella dell'anima. Questo è il senso del primo atto». 
 

 


Concerto diviso in due parti. Battimani e cori del pubblico fanno da “ponte catartico”, dall’introspezione alla parte più briosa. Tognazzi recita scritti ispirati al “Libro perduto dei Dio Enki’" brani della Bibbia, scritti sull’origine dell’uomo; Gazzè canta 'L'origine del mondo', 'Il diluvio di tutti' o 'Alchimia', 'Progetto dell'anima', che non a caso chiude il primo atto con un inno ad "amore, coscienza e risveglio”, citando nel mezzo anche le tavole numeriche e i manoscritti di Qumran. Brani composti insieme al fratello Francesco proprio per Alchemaya. Il tutto per un Gazzè “solo voce”, senza il suo inseparabile basso. Un secondo atto che invece è un vero e propio show. Pezzi più conosciuti tratti dal suo repertorio completamente rivisti per orchestra e voce. Da 'Il timido ubriaco' a 'Il solito sesso', da 'Ti sembra normale' a 'Sotto casa’. Due le canzoni inedite ("Se soltanto" e "Un brivido a notte"). 

«Dieci per cento ispirazione e novanta per cento traspirazione. Abbiamo lavorato così con Ferrari. I vecchi brani  arrangiati con preludi ed interludi. Ci siamo divertiti». Con un pizzico di incoscienza, «perché l'orchestra ha provato pochissimo. Sono molto soddisfatto: mi piaceva trasferire un concetto di creazione dell'uomo per arrivare a percepire cosa è l'uomo veramente, nel suo slancio verso il divino, nella sua vera essenza. E volevo farlo con leggerezza, come fosse un viaggio di Jules Verne al centro della Terra o un Yellow Submarine ma in volo e non sott’acqua».

Non mancano le citazioni, a mo’ di salti pindarici fatti con la naturalezza di chi sa che può osare: accenno a Mozart in “Cara Valentina” e “Cuore matto” nell'incipit di “Ti pare normale”.

Ieri sera, ad applaudirlo, i suoi colleghi inseparabili. Tra cui, Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Carmen Consoli.

Dopo Roma, gli altri teatri d’Italia (l'8 aprile al Teatro dell'Opera di Firenze, il 10 aprile al Teatro San Carlo di Napoli, l'11 e il 12 aprile al Teatro degli Arcimboldi di Milano, il 13 aprile al Gran Teatro di Padova e il 14 aprile all'Auditorium del Lingotto di Torino).
E un album (con tre inediti) che uscirà dopo l’estate e che verrà registrato alle Officine Pasolini con la Bohemian Symphony Orchestra, «disco doppio che ripercorrerà il live e che mi piacerebbe fosse ascoltato dall'inizio alla fine, senza salti. Non mi preoccupo se Alchemaya piaccia o non piaccia, per me ha un senso ed è quello l’importante».

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